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Prima Sergio Morisoli e poi Filippo Lombardi. In vista delle prossime elezioni federali, il professore luganese Francesco De Maria onora Ticinolive portandovi una serie di interviste esclusive e di notevole interesse.
Questa serie prosegue oggi con Tito Tettamanti, avvocato, finanziere e imprenditore ticinese di fama mondiale.
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Francesco De Maria: Avvocato Tettamanti, lei ha intrapreso un cursus honorum politico precocissimo. Presto ha lasciato la politica attiva per non riprenderla mai più. È diventato un imprenditore e un finanziere di successo. Ha scritto parecchi libri ed è da molti anni un riconosciuto “Maître à penser” della Destra. Non avrebbe potuto “incidere” di più sulla realtà politica ticinese?
Tito Tettamanti: Nemo profeta in Patria.

FDM: Commenta questa incerta vigilia elettorale, oppure considera troppo piccolo il Ticino politico?
TT: Non c’è mai niente di troppo piccolo, specie nell’epoca del “global”. Sarà importante vedere se l’erosione dei tre partiti tradizionali continua.

FDM: Il potere del partito che simboleggiava precisamente il potere, che “aveva creato lo Stato”, sembra rapidamente sfaldarsi. Alla lunga era inevitabile oppure sono stati commessi errori?
TT: Sfaldamento prevedibile, perché i tempi cambiano e già negli anni Settanta il politologo Klaus Höffe aveva previsto la crisi dei “take all parties”, quei partiti dai programmi lenzuolo, che vogliono piacere a tutti, perdendo il proprio carattere. Da aggiungere il fatto che la gestione del potere porta nel tempo a forme di arroganza che fanno dimenticare le esigenze della gente.

FDM: Ritiene che l’attacco violento portato nel 2007 all’ala liberale del PLRT e che portò alla caduta e all’emarginazione politica della loro leader abbia contribuito alla sconfitta del partito nel 2011?
TT: Ha sicuramente contribuito, perché la virulenza della campagna ha probabilmente disturbato alcuni elettori. Ma le cause della sconfitta sono plurime e alcune vengono da lontano.

FDM: I Liberali (presi in senso stretto) si presentano oggi in uno stato di scompiglio sconcertante. Alcuni sono rimasti nel PLR, chinando il capo e mordendosi la lingua. Altri tentano di costituire un fronte esterno al partito, con Idea Liberale. Altri ancora si sfilacciano verso l’UDC e la Lega. Non sembrano esserci capi riconosciuti. Certe figure classiche sono usurate e gestiscono un potere precario. Illumini questa desolazione con una riflessione e un saggio consiglio.
TT: Consigli gratuiti non hanno alcun valore. Non mi pare sembri profilarsi la figura di un capo carismatico, pronto alla traversata del deserto. In più il nostro è un Paese ancora ancorato al romanzo di Don Alberti dello scorso Secolo “Il Voltamarsina” (1933).

FDM: Parliamo di politica federale. Facendo astrazione, per quanto possibile, dalle persone e dalle cariche già occupate, quale dovrebbe essere la composizione partitica di un Consiglio Federale “di concordanza.
TT: 2 UDC, 2 SP e 2 PLR o PPD, a seconda di chi otterrà più consensi. Il settimo seggio andrà al partito che risulterà quarto. La campagna in atto, specie dal Presidente del PPD per giustificare la rielezione di Widmer Schlumpf, mi sembra pericolosa e pretestuosa.

FDM: L’uomo politico più odiato della Svizzera è certamente Christoph Blocher (non vogliamo escludere che sia anche amato…). Se lo giudica un grande politico, ci dica perchè.
TT: I fatti ci dicono che è un uomo di successo: come industriale, come politico, come capo partito e come uomo di famiglia. Il successo non viene mai regalato. Ha saputo interpretare bene i sentimenti di una parte di quegli svizzeri che certi ambienti intellettuali vorrebbero ignorare.

FDM: Per molte persone la situazione economico-finanziaria globale è incomprensibile, sconcertante e allarmante. E lo è realmente, al di là delle percezioni del pubblico. Come suddividere le responsabilità di questo disastro? Quanto agli speculatori avidi e senza morale? Quanto ai governi demagogici, “condannati” a truccare i conti e a regalare tutto a tutti?
TT: La responsabilità è della politica, che ha creato una situazione di super indebitamento, anche con tassi di sconto innaturalmente bassi: un invito a Stati, famiglie, società e mondo delle finanze a vivere al di sopra dei propri mezzi e facendo debiti. Che il mondo degli affari e della finanza ne abbia approfittato, è innegabile, però la responsabilità prima è della politica.

FDM: Il luganese Sergio Ermotti con un balzo spettacolare è salito al vertice della massima banca svizzera. Saprà risolvere problemi estremamente difficili e rilanciare UBS?
TT: Non so, perché i problemi sono molti e difficili. So che ha le premesse di capacità, esperienza ed intelligenza necessarie per il suo compito. Nella vita, però, ci vuole anche fortuna. Gli auguro successo, ma ho l’impressione che temibili concorrenti stiano già affilando i coltelli per rendergli impossibile la vita. Di cuore, e come ticinese, i migliori auguri!

FDM: Concludiamo con l’Unione europea. Lei è un avversario notorio dell’UE. Ha motivato in numerose occasioni il suo No. In questi ultimi mesi la situazione sembra precipitare, appare molto grave e confusa. Che direzione prenderà nel breve-medio termine il dramma europeo?
TT: Temo che sfortunatamente la politica del guadagnar tempo, del salvare l’insalvabile (vedi Grecia) per non perdere la faccia, impedisca soluzioni lucide, dure e certamente difficili. La situazione è grave. Sarà estremamente complicato uscirne, specie tenuto conto del grave conflitto d’interessi ormai creatosi nella democrazia rappresentativa tra la casta politica e i cittadini.
Di cuore buon lavoro, pronto per la prossima intervista nel ….. 2013. Cordialmente.