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Il rapporto presentato venerdì scorso dal Consiglio federale costituisce un grande passo avanti per la discussione sulla politica dei trasporti svizzera.
Questo in particolare per quanto riguarda l’approccio finalmente più pragmatico e realistico, che presenta in modo trasparente i dati e le cifre concrete della situazione attuale. E questa non è proprio così rosea come qualcuno voleva dipingerla fino alcuni mesi fa.

L’obiettivo costituzionale di limitare a 650’000 i passaggi di mezzi pesanti attraverso le Alpi non potrà dunque essere raggiunto entro il 2018. Alla fine di quest’anno saranno transitati attraverso le Alpi oltre un milione e 250mila camion, il doppio di quello che si sperava solo pochi anni fa.
Il Consiglio federale sottolinea poi – e questo ha dell’eclatante – che l’entrata in servizio di Alptransit, da molti vista come la soluzione per eccellenza per ridurre il traffico stradale in particolare sull’asse del San Gottardo, “avrà un impatto che nel migliore dei casi, sarà appena sufficiente a stabilizzare al livello attuale il numero dei transiti di autocarri”.

Il rapporto del Consiglio federale cambia quindi notevolmente le carte in tavola per numerosi aspetti di interesse ticinese. Da una parte è deplorevole che la politica di trasferimento del traffico non abbia portato agli esisti sperati.
D’altro canto ora disponiamo di una base per affrontare il futuro in modo obiettivo e realistico. I risultati raggiunti mostrano che la rotaia da sola non sarà in grado di far fronte alle sfide che attendono l’asse nord-sud attraverso la Svizzera.
Questo preoccupa soprattutto dal momento che la politica continua a perseguire l’obiettivo di rafforzare la ferrovia indebolendo la strada, come stanno anche a indicare le nuove misure ipotizzate dal Consiglio federale. Piuttosto occorrerebbe considerare i vettori di trasporto complementari e garantire un collegamento stradale affidabile ed efficiente.

In questo contesto non può assolutamente più essere considerata l’eventualità di chiudere il tunnel del San Gottardo per diversi anni. Tale soluzione è più che mai improponibile, dal momento che trasferire i flussi previsti nel rapporto è pressoché impossibile sotto tutti i punti di vista.
Da trasferire dalla strada alla ferrovia non sono dunque gli autocarri ma questo approccio finalmente pragmatico e realistico trapelato dal rapporto del Consiglio federale. E se la politica riuscirà a raggiungere almeno questo obiettivo, ecco che la necessità del secondo tubo non può più essere messa in discussione. Questa è infatti l’unica soluzione percorribile che noi sosteniamo da tempo e per la quale continueremo a batterci.

Fabio Regazzi,
Consigliere nazionale PPD,
Co-presidente del Comitato per il completamento del San Gottardo