Lo scorso dicembre, costatando le difficoltà del mercato interbancario, la Banca centrale europea aveva offerto prestiti su tre anni a un tasso dell’1% alle banche che desideravano rifinanziarsi. 523 banche avevano chiesto un totale di 489 miliardi di euro.

Cosa hanno fatto le banche di tutti questi soldi? Li hanno rimessi nella Banca centrale europea, scrive l’economista francese Philippe Herlin sul portale di approfondimento Atlantico.fr: “A inizio gennaio 455 miliardi sono stati riversati alla BCE e questo a un tasso inferiore all’1%.
Un’operazione nella quale le banche sono in perdita. Ma che potrebbero fare d’altro? Concedere crediti alle imprese e ai privati, con il rischio di recessione e il tasso d’insolvibilità in aumento, risulterebbe essere troppo rischioso. Acquistare titoli di Stato dal 3% al 7% (Francia, Italia, Spagna) sembrerebbe un’alternativa redditizia (prendere all’1% e prestare al 3% e oltre), sennonché nessuno di questi Stati è esente dal rischio di andare in default e dunque generare perdite enormi sul capitale prestato.

Dato che la BCE non può acquistare direttamente i debiti degli Stati, presta quantità considerevoli di denaro alle banche dei rispettivi paesi, le quali poi potrebbero usarli per finanziare gli Stati. Purtroppo però queste banche sono costrette a rinunciare a questi finanziamenti al rispettivo Stato, a causa delle precarie condizioni del mercato, in particolare gli altri rischi che ne derivano. Dunque, alla fine scelgono la sicurezza e per non perdere soldi li rimettono nella Banca centrale.

Questi giri di somme ingenti di denaro non rassicurano i partner stranieri. In settimana la BCE ha accordato 31 miliardi di prestiti in dollari alle banche della Zona euro le quali faticano a procurarseli sui mercati.
Se una banca americana non presta soldi a una banca europea, la quale possiede miliardi di euro provenienti dalla BCE, significa che dubita della sua solvenza, pensa che possa fallire prima di rimborsare il prestito. Risultato : interviene la BCE, che si procura questi dollari dalla Federal Reserve.
Il tutto mostra un sistema bancario in lenta agonia, che ha un grave problema di solvenza e per il quale un diluvio di liquidità (come il prestito gigante della BCE) serve unicamente a ritardare le scadenze.
Le banche non valgono più molto. Dalla crisi del 2008, i titoli bancari hanno perso circa il 90% del loro valore. Ciononostante risultano ancora quotati addirittura il doppio rispetto al loro valore reale.
In Europa le banche sono disposte a vendere qualsiasi tipo di attivi pur di recuperare la liquidità indispensabile per dare un poco di olio all’economia reale i cui ingranaggi stanno saltando.”

Philippe Herlin conclude con il seguente consiglio per il 2012: “Tenete conto del rischio banca nelle vostre decisioni patrimoniali, perciò ripartite gli averi su diverse banche, privilegiate investimenti in attivi reali (o fisici), come ad esempio immobiliari e metalli preziosi, piuttosto che gli attivi su carta gestiti dalle banche, in quanto con ogni probabilità nel 2012 diverse banche andranno in fallimento.”