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La passività del governo svizzero era stata denunciata lo scorso ottobre da Tawfik Chamaa, presidente dei Democratici siriani, un’associazione di Ginevra ostile al regime di Damasco : “Cosa sta facendo Berna per rintracciare i fondi che la famiglia al Assad ha depositato nelle banche svizzere? – chiede Chamaa, aggiungendo poi che miliardi di dollari sono passati dal regime di Damasco nelle banche di Ginevra e Zurigo.

Chamaa sorvola il fatto che di fronte ai soprusi del governo siriano il Consiglio federale non è rimasto passivo.
Il 9 maggio 2011 l’Unione europea aveva emesso sanzioni economiche contro la Siria e Berna vi aveva aderito e da allora il governo elvetico ha convalidato almeno sette ordinanze per inasprire queste sanzioni. La lista nera riguarda 74 persone e 19 società, fra le quali la Real Estate Bank e la Commercial Bank of Syria. In totale, il Segretariato di Stato per l’economia (Seco) ha bloccato 50 milioni di franchi provenienti dalla Siria.
Inoltre, a dicembre la Svizzera ha rifiutato di concedere un visto di entrata nel paese a Hafiz Makhluf, cugino del presidente Bashar al Assad. Il colonnello Makhluf, in possesso di un passaporto diplomatico, voleva raggiungere Ginevra per cercare di sbloccare i suoi fondi.

50 milioni di franchi potrebbero sembrare una somma irrisoria. Il 12 agosto 2011 la compagnia petrolifera siriana Sytrol era ancora riuscita a negoziare per 60 milioni di dollari con le società ginevrine attive nel settore petrolifero Trafigura e Vitol. La trasmissione della Svizzera tedesca Arena ne aveva parlato e aveva stimato gli averi della famiglia al Assad in 1.9 miliardi di dollari. Una cifra che il Seco non aveva voluto commentare.
A Ginevra c’è inoltre la società Siwar International, fondata nel 1998 da Refa’at al Assad, un parente del presidente siriano, il cui scopo veniva indicato con “il commercio di qualsiasi materia prima, l’import e l’export di qualsiasi prodotto.” Da anni però la società non rileva nessuna attività commerciale.

(Fonte: Le Point.fr)