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Il processo contro la compagnia petrolifera British Petroleum, previsto per lunedì 27 febbraio a New Orleans, è stato rinviato al 5 marzo. La compagnia ha chiesto più tempo per cercare un accordo.

L’esercito di avvocati che è sbarcato a New Orleans dovrà dunque aspettare qualche giorno prima di sfoderare le armi.
La BP ha chiesto un’ulteriore settimana di tempo per portare avanti le trattative con le parti avverse. Una richiesta comprensibile, in quanto in gioco ci sono risarcimenti per quasi 50 miliardi di dollari.
La giustizia dovrà anche determinare le responsabilità delle diverse parti in causa nella catastrofe ambientale nel Golfo del Messico.
Oltre alla BP, il processo vedrà alla sbarra, con l’accusa di disastro ambientale e negligenza, il gruppo svizzero Transocean, proprietario e operatore del pozzo di petrolio e la Texan Halliburton, fabbricante della parte in cemento della struttura petrolifera, esplosa il 21 aprile di due anni fa.
La BP sta negoziando con un comitato che rappresenta circa 120mila persone che hanno subìto danni a causa della marea nera : proprietari terrieri e immobiliari, albergatori, ristoratori, pescatori, aziende legate all’industria del pesce.
La compagnia è inoltre messa sotto accusa dal governo federale americano e dagli Stati della Louisiana e dell’Alabama, entità che non fanno parte del comitato con cui la sta attualmente negoziando.
Non va nemmeno dimenticato che la BP è in lotta anche con la Transocean e la Texan Halliburton. Le tre società si accusano a vicenda e hanno depositato ciascuna una causa penale.