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In questi giorni di “festa apparente”, che a parer mio non abbiamo proprio niente da festeggiare in quanto abbiamo avviato il conto alla rovescia sullo sgretolamento del poco che rimaneva del segreto (privacy) bancario, si tende a rilasciare un po’ dappertutto dichiarazioni e proclami a volte parzialmente corretti e fuorvianti.

Questo genere d’informazione mette purtroppo a repentaglio la già delicata situazione emotiva di coloro che lavorano sulla piazza finanziaria e degli stessi clienti che in questi mesi sono attentissimi all’evoluzione del nostro settore bancario e parabancario.
Quest’ultimo indebolito a dismisura da coloro, sia in Svizzera che all’estero, che non digeriscono il nostro saper lavorare e custodire capitali in gestione nelle nostre banche.

Come già sentito più volte in trasmissioni televisive e radiofoniche, vi sono alcuni punti da distinguere e definire chiaramente, affinché non si facciano confusioni e non si provochino malintesi che potrebbero creare problemi ulteriori alla già delicata situazione.
Anzi tutto in questi accordi fatti (ma non ancora approvati dai Parlamenti) con Germania e Gran Bretagna comprendono una “tassa liberatoria per sanare il passato” (da non confondere con le aliquote è opportuno dare il giusto nome alla tassa) che varia dal 21% al 43%.
Questa forchetta varierà a dipendenza dell’aumento del capitale del cliente accumulato, partendo dal 2002 al 31 dicembre 2010.
Quindi a dipendenza da dove si collocherà la percentuale, verrà prelevato una tantum sul capitale. Questa verrà versata dalle nostre banche e dalla Confederazione direttamente al Paese di provenienza del cliente.

Oltre a questa tassa, si continuerà anche a prelevare nel tempo l’eurotassa o eurotrattenuta che attualmente è del 35% e che fu stabilita con l’Unione Europea diversi anni fa.
Questa “eurotrattenuta” è stata nel tempo progressiva, (dal 15%) per giungere l’anno scorso in agosto al 35% e viene prelevata sugli utili del reddito. (esempio un’obbligazione paga il 5% annuo, ebbene il 35% di questo 5% viene prelevato).
L’eurotrattenuta ad oggi non è calcolata sul “capital gain” (utili di capitale) ma sembra che con l’accordo Rubik la vorrebbero introdurre e questo e’ un ulteriore costo per il cliente.

La tassa liberatoria che andrà a pesare sul capitale è la spina nel fianco di questi trattati ed è il problema reale.
Infatti questa tassa toccherà il capitale depositato. Immaginiamoci le reazioni della clientela italiana se dovesse essere tra il 21% e il 43% come in Germania e Gran Bretagna.
Avremo un fuggifuggi di capitali all’estero e un sacco di disoccupati in più del settore terziario. Attualmente in Ticino lavorano nel settore ca. 14’000 persone.
Quindi sarà molto importante non mollare su questo argomento di fondamentale importanza per il futuro e la sopravvivenza del sistema bancario svizzero.

Come scrissi su un quotidiano ticinese una settimana fa, la maggior parte dei capitali verrà dislocata in Paesi più furbi di noi, dove alcuni sono proprio i nostri aguzzini nel criticarci e nel voler distruggerci, mentre poi accolgono a braccia aperte questi capitali in loro “protettorati”.
Leggendo alcune interviste fatte qua e là in questi giorni, compresa quella di ieri al Presidente UDC Ticino Gabriele Pinoja, il quale esprimendosi sulle percentuali sicuramente intendeva l’eurotassa al 30%, mentre oggi è al 35% sui redditi e non di certo la tassa liberatoria, vi è da dire e da sperare che i nostri negoziatori elvetici con la delegazione ticinese, proprio su questa tassa, si rechino a Roma convinti a non concedere oltre il 10-12%.
Oltre, sarebbe un suicidio della piazza finanziaria non solo ticinese, ma svizzera in generale e una perdita di migliaia di posti di lavoro.

Tiziano Galeazzi
Membro direttiva UDC Ticino