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Ticinolive ha il piacere di presentare un’intervista a Michele Foletti, eletto lunedì scorso alla presidenza del Gran Consiglio. Un’elezione che non ha mancato di far discutere per l’uscita dalla sala parlamentare – al momento della sua nomina – del gruppo socialista e di due deputati del PLRT.

Ticinolive : Michele Foletti, lei siede in Gran Consiglio da molti anni, è stato anche municipale a Lugano e adesso si trova a ricoprire il ruolo di primo cittadino del Cantone.
Con quale sentimento vive il momento attuale, quali prospettive intravvede sugli attacchi alla piazza finanziaria, l’aumento degli squilibri fra manodopera attiva nel Cantone e una certa paralisi dei partiti, spesso troppo impegnati a polemizzare?

Michele Foletti : Sono una persona fondamentalmente ottimista e fiduciosa e credo che il nostro Cantone riuscirà ad uscire da una situazione che oggettivamente è difficile.
Occorre però che tutti siano disposti a investirsi per disegnare un nuovo Ticino, inventare una piazza finanziaria che sappia lavorare in un nuovo modo, sviluppare un’economia più solida e capace di orientarsi al futuro e ai mercati emergenti.
La politica deve fare la sua parte e credo che in questo senso ci sia più unità di quanto non si pensi: in gran Consiglio abbiamo votato all’unanimità le misure straordinarie a favore dell’economia e abbiamo aumentato gli aiuti a favore dell’innovazione; a Berna la nuova deputazione ticinese mi sembra compatta e determinata per far comprendere al resto della Svizzera che esiste anche un cantone che si affaccia verso il Mediteranno e non solo cantoni che si affacciano sull’Europa centrale. E la differenza è notevole.
Per questo dico che ci vuole un Ticino Unito che remi tutto nella stessa direzione. Invece non accetto che si mettano veti a proposte interessanti solo perché vengono da questo o quel partito: occorre valutare tutte le soluzioni proposte e prenderne il meglio.

Come interpreta il grande successo della Lega delle ultime elezioni, cantonali e nazionali? Avrebbe immaginato simili traguardi quando, agli albori del movimento e lei giovanissimo, iniziava la sua carriera politica?

MF : No, non me lo sarei immaginato. I presidenti degli altri partiti di allora avevano pronosticato una vita politica di 4/8 anni alla Lega: ne sono passati 20.
Il 10 aprile 2011, quando Marco e Norman sono stati eletti in Consiglio di Stato mi sono sinceramente emozionato: i cittadini di questo cantone ci hanno vendicati di tutte le angherie che i partiti storici ci hanno fatto subire nei primi anni di leghismo.
Sicuramente abbiamo portato un nuovo modo di fare politica in questo cantone, più aperto verso i cittadini che hanno trovato nella Lega un movimento che ha saputo ascoltarli, capire i loro problemi, e battersi per trovare delle soluzioni.
Gli altri partiti non hanno saputo farlo e hanno continuato a fare politica solo per i loro tesserati, quasi fossero dei club esclusivi. E non solo i cittadini hanno trovato nella Lega un interlocutore, anche tante associazioni professionali e di categoria.

Lei è un leghista della prima ora, come legge gli attacchi che il “il Caffè” – che già nel 2007, aveva indicato la fine della Lega – sferra al movimento di via Monte Boglia, tirando in ballo presunte divisioni e attaccando privatamente gli esponenti del movimento?

MF : Ritengo che il Caffè capisca poco di questo Cantone. E’ un giornale svizzero-tedesco, scritto da giornalisti culturalmente italiani che ha poche radici ticinesi.
Il suo sbarco in Ticino è avvenuto per una scelta editoriale e pubblicitaria, perché seppur piccolo il nostro Cantone rappresenta pur sempre un mercato interessante. E attorno alla pubblicità si sono inventati un domenicale. Questo Bignasca lo ha sempre detto e a loro evidentemente non piace.
E’ però evidente che in Ticino stiamo vivendo una guerra editoriale con i gruppi svizzerotedeschi (Ringier e Tamedia) che tentano di colonizzare il Cantone e Timedia che cerca di contrastarli.
Poi c’è Bignasca con il Mattino, il 10 Minuti e il Mattinoline.ch che fa resistenza e scompagina i piani di conquista dei confederati.

Ci dica la verità, senza falsa modestia, dopo il presidente del Gran Consiglio a quale carica potrebbe aspirare?

MF : Mi piacerebbe tornare in Municipio a Lugano, una città che mi ha dato molto e che può dare molto a tutto il Cantone.

Lunedì 7 maggio, al momento della sua elezione ufficiale a presidente del GC, il gruppo PS ha abbandonato l’aula e, a quanto ci risulta, nessun rappresentante del partito si è presentato al ricevimento indetto dal Municipio di Lugano. Come giudica quanto successo e, soprattutto, il fatto che l’ordine sia stato eseguito alla lettera?

MF : L’unica spiegazione è che abbiano problemi seri, molto seri, al loro interno.
Una situazione allucinante perché poi, privatamente, numerosi deputati socialisti si sono congratulati con me e felicitati per la nomina.
Questo vecchio collettivismo che nega la libertà personale e la responsabilità dell’uomo non riesco proprio a capirlo, non fa parte della mia cultura.

Lega di lotta e di governo, quando bisogna andare all’attacco e quando invece si può (o si deve) essere più accomodanti?

MF : Si deve attaccare per sottolineare le cose che non funzionano, i problemi dei cittadini, le storture del sistema e si deve essere accomodanti per trovare le maggioranze per risolvere i problemi e raddrizzare le storture.
Nel nostro sistema democratico per cambiare le cose ci vogliono larghe maggioranze, non basta la metà più uno dei voti in parlamento, perché fuori dal Palazzo ci sono i cittadini con il loro diritto di voto e di referendum.
E’ un sistema che non permette a pochi di fare e disfare a proprio piacimento; per fortuna

Michele Foletti è considerato una persona elegante (anche nell’abito), seria e collaborativa … e quando si arrabbia, cosa capita? E per terminare, come si descrive in poche parole?

MF : Solitamente mi arrabbio più con me stesso che con gli altri. Però quando capita poi dico cose che non dovrei dire, dico quello che ritengo sia la verità (la mia verità) e spesso la cosa non piace. Io sono un timido un po’ introverso.

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