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Le elezioni comunali si avvicinano e tutto il Cantone sta osservando con interesse cosa succede a Lugano, una città di oltre 60’000 abitanti ormai. Le sue fortune e disgrazie influiscono direttamente, volenti o nolenti, sul resto del Cantone. Da qui l’accresciuta attenzione dei media su nomi e candidati.

Una riflessione sorge però spontanea: conta di più il calibro del personaggio o le idee e i progetti che questo porta con se?
L’impressione è che ora ci si limiti unicamente ad evocare nomi “pesanti” ma il confronto sulle idee e i progetti latita.
Difficile valutare se dietro ognuno vi sia un chiaro “progetto città” per i prossimi anni. Il prossimo mese di aprile i cittadini decideranno le fondamenta sulle quali costruire la città “politica” del futuro.
Scegliendo determinate persone si faranno scelte di campo fondamentali sulla gestione della città, sulla sua amministrazione e sulla concretizzazione di idee politiche e di precisi progetti. L’auspicio è quindi che il confronto si sposti dal piano del “qual è il nome più forte” a quello del “qual è il programma migliore e nel quale mi identifico meglio”.

Vi sono tanti e tali temi da discutere in città – dai giovani, famiglie ed anziani, alla viabilità, grandi progetti e piazza finanziaria, sono solo alcuni esempi – che un ritorno sul piano del fare e del promuovere si impone con forza. Un esempio concreto. Le previsioni finanziarie sono da profondo rosso.
Tale situazione imporrà scelte dolorose. In buona sostanza il Comune non potrà realizzare tutte le opere che si è prefissato (oltre 500 mio) in mancanza delle risorse necessarie. È quindi assolutamente indispensabile porre delle priorità di investimento e di spesa. I partiti sono pronti a farlo?
Sussiste un progetto concreto, quello dell’area del Campo Marzio, dove il comune intende sviluppare un nuovo polo turistico-congressuale, con un capiente centro e la presenza di un albergo e di altri vari servizi.
L’ubicazione è interessante e conta oltre 30’000 mq. È già stato indetto un concorso per investitori e la prima fase si è conclusa.
I 7 rimasti in gara, tutti investitori privati, chiedono di poter utilizzare circa un terzo del fondo a scopi residenziali. Il discorso è semplice: mettono a disposizione i soldi per la creazione di infrastrutture pubbliche ma vogliono anche un tornaconto.
Ragionamento legittimo dal profilo commerciale. La città ottiene le infrastrutture di cui necessita e il privato le realizza traendone anche benefici d’ordine economico che giustificano gli investimenti messi in atto. Si tratta della conclamata collaborazione fra pubblico e privato.
Ci sono coloro che la vedono bene e altri che storcono il naso. Ogni opinione merita rispetto. Bisogna essere però consapevoli che senza qualche concessione ai privati è impossibile trovare investitori che sostengono le iniziative della città e quindi la realizzazione di opere di pubblica utilità.

Se politicamente si tira troppo la corda da una parte, nessuno investirà più e la città rimarrà orfana di strutture essenziali per lo sviluppo socio-economico dell’agglomerato. Se nulla però verrà compiuto si criticherà la classe politica per inazione e poca lungimiranza. Se si vuole crescere non resta alternativa.
Occorre cogliere al volo le ghiotte occasioni che si presentano. In tempi passati vi era l’opportunità di realizzare il palazzetto dello sport con una sede appropriata.
Nulla si è materializzato pur avendo avuto investitori disponibili e ora i campioni svizzeri di basket da tre anni. Per concludere: discutiamo apertamente ed intensamente non tanto sulle persone ma sui progetti e le iniziative che queste portano con se quale valore aggiunto a favore della comunità.

Roberto Badaracco
Capogruppo PLR CC Lugano e deputato PLR in Gran Consiglio