Pubblico con piacere l’intervento parlamentare dell’on. consigliere nazionale Ignazio Cassis, PLR. A titolo personale mi permetto di dire che sorprende e disturba il tono plateale – a tratti offensivo: “buffonata partorita da un gruppo di buontemponi” – del discorso, pur considerando correttamente la sua necessità di captare il favore di una peraltro già acquisita claque. Circa il merito mi limito a una sola osservazione. Quando vediamo ciò che ha fatto e ciò che fa giorno dopo giorno una consigliera federale eletta dal sovrano parlamento quale rappresentante di un partito al quale il popolo (“sovrano”) ha decretato la maggioranza relativa, non possiamo esimerci dal pensare a una truffa (in senso politico, naturalmente, non finanziario). Quanto alla presenza ticinese nell’Esecutivo federale, raccomanderei al medico-consigliere di non angustiarsi troppo. Con il suo recente tentativo ci siamo andati vicino, la prossima volta ce la faremo. Francesco De Maria

Iniziativa popolare
Elezione del Consiglio federale da parte del Popolo

Se non avesse avuto il sostegno di 108’826 cittadini svizzeri direi apertamente che quest’iniziativa è una provocazione per tutti noi svizzero-italiani che da 164 anni crediamo che la Svizzera sia anche il nostro Paese. Leggendola si prova un brivido … e resta l’amaro in bocca. E nemmeno si può squalificarla quale buffonata partorita da un gruppo di buontemponi in preda a raptus germanicus! Dietro c’è calcolo, ma soprattutto c’è incuranza e superficialità circa la natura del nostro Paese. Il sovrano si esprimerà. Ci dirà se vuole – o se non vuole – quella famosa “Willensnation” fondata appunto su volontà di convivenza comune. Eine Willensnation muss wollen! – ci ricorda Kaspar Villiger nel suo arguto libro „Die politische Kultur der Schweiz: Zukunfts- oder Auslaufmodell?“

Tra tutte le molte buone ragioni per respingere quest’iniziativa ce n’è una che – da sola – basta e avanza: quest’iniziativa sancisce de facto la fine della Svizzera italiana, intesa sia come territorialità, sia come costituente linguistica e culturale della Svizzera. E’ pur vero che fu un francese – Napoleone Bonaparte – e non gli amici confederati a decidere che la nostra terra facesse parte a pieno titolo dell’Elvezia, dopo secoli di baliaggi. Ecco, leggendo l’iniziativa, ma anche il messaggio del CF, ho avvertito una brutta emozione, quasi si volesse ribobinare il film della storia e tornare all’era dei baliaggi.

Nel suo abituale linguaggio diplomatico, il CF afferma a pagina 5035 del messaggio: “Infine si ridurrebbero anche le probabilità del Cantone del Ticino e delle regioni italofone del Cantone dei Grigioni di conquistare un seggio in Consiglio federale”. Tradotto dal politichese all’italiano ciò significa l’esclusione definitiva e permanente della Svizzera italiana dal Governo del Paese. Se già oggi l’assenza prolungata dell’italiano rende monca l’azione governativa e mette a dura prova la coesione nazionale, l’accoglimento di quest’iniziativa popolare chiuderebbe definitivamente il capitolo “italianità”. La Svizzera tornerebbe ad essere un Paese bilingue: tedesco e francese. 164 anni gettati al vento!
“Almeno due membri del Consiglio federale devono essere eletti fra i cittadini eleggibili in Cantoni latini” – recita l’art. 175 cpv. 5. Ma smettiamola con questa favola della Svizzera latina, inventata dagli svizzeri-tedeschi solo per comodità! La Svizzera latina è come un vecchio cassetto polveroso di una scrivania del sottoscala, nel quale sistemare la “svizzera poco importante”. La Svizzera latina non esiste!
Facciamo ciò nonostante quattro conti partendo dalla Svizzera francese, con i suoi 1,65 milioni circa di abitanti e dalla Svizzera italiana con 0,55 milioni. Insieme fanno 2,2 Mio, cui spetterebbero due Consiglieri federali. Traduzione? Facile: un rappresentante della lingua e cultura italiana non potrà mai essere eletto!

Spiace dover costatare che la cosa preoccupi assai poco gli ambasciatori di quest’iniziativa il cui obiettivo – a loro dire – sarebbe invece proprio quello di aumentare e migliorare la democrazia rappresentativa. Devono ovviamente avere un concetto di “democrazia rappresentativa” ben diverso dal mio, forse limitato agli equilibri regionali interni alla Svizzera tedesca! La dissonanza del testo è tale che evoca in me l’emozione della burocratica inefficienza di un campo di concentramento nel quale imprigionare la mente.

Per fortuna in mezzo a tante nubi tenebrose colgo un bagliore di speranza: mi proviene dalla Minoranza II Amarelle. Nella sua lucida essenzialità, questo breve ed armonioso controprogetto diretto coglie la vera natura del nostro Paese e ci indica la via per perfezionarne il Governo nello spirito plurilingue e nel rafforzamento della coesione nazionale. Non posso che esprimere un grazie sincero per questo controprogetto. E al diavolo gli appunti mossi da chi pretende che Amarelle esca dal seminato. Forse – ma esagerando – dal profilo giuridico. Ma certamente NON da quello politico!

Perciò vi chiedo – gentili colleghe e cortesi colleghi – esprimete un chiaro NO all’iniziativa popolare frutto di un abbaglio storico e sostenete invece la minoranza II Amarelle, se è questa la Willensnation che volete!

Ignazio Cassis, Consigliere nazionale