La giustizia ucraina accusa l’ex primo ministro Yulia Timoshenko di aver ordinato l’uccisione di un deputato di Donetsk, nel 1996. La Timoshenko, in carcere con l’accusa di intralcio alla giustizia e abuso di potere, denuncia una vendetta politica.

Yulia Timoshenko, 52 anni ed ex primo ministro dell’Ucraina, rimarrà in prigione per sempre? Il nuovo pesante capo d’accusa potrebbe effettivamente costarle la detenzione a vita.
Secondo le accuse del procuratore generale, all’epoca dei fatti avrebbe agito con la complicità di Pavlo Lazarenko, nome importante dell’industria ucraina del gas. Questi aveva nominato la Timoshenko a capo della sua azienda e nel 1999 si era rifugiato negli Stati Uniti, sfuggendo a un’accusa di furto di fondi pubblici.
Attualmente si trova ancora Oltreoceano, reduce da nove anni di carcere per riciclaggio di denaro e associazione a delinquere. Siccome il suo visto è scaduto è stato posto in un centro di detenzione per migranti.

Yulia Timoshenko si trova dunque ad essere l’unica imputata per l’omicidio del deputato Evguen Chtcherban, un oligarca di Donetsk attivo nell’industria siderurgica e all’epoca potenziale candidato alle elezioni presidenziali.
Era stato ucciso nel novembre 1996. Il suo gruppo era in concorrenza con le attività di Timoshenko e Lazarenko e secondo la giustizia ucraina era stato eliminato perchè non voleva piegarsi ai ricatti dei due rivali, che cercavano di convincere le aziende della regione a rifornirsi presso di loro.

Yulia Timoshenko e i suoi partigiani denunciano una vendetta politica e la corruzione della giustizia ad opera del premier Viktor Ianukovic.
Ricoverata dal maggio 2012 per un’ernia discale, la Timoshenko ha tentato di protestare, invano, attuando in novembre uno sciopero della fame e ora portando avanti una sua particolare forma di “disobbedienza civile”.
Da settimane infatti rifiuta di dormire nel letto della sua cella, preferendo passare le notti nella cabina della doccia, per protestare contro il regime di Ianukovic.