Ospitiamo oggi con piacere due gustosi “Mialoghi” di Sussy Errera. Sono – come scrive l’Autrice -nient’altro che “conversazioni col gatto”. Ma non siamo ancora riusciti a capire, per il momento, se si tratti di un gatto reale o di una creatura fantastica.

Papa onnipresente

Ti avevo già raccontato, Gatto, dell’“abdicazione” del Papa, un fatto assai inusitato, che ha molto fatto parlare i mass-media. Ma tutto questo è niente rispetto al terremoto susseguente: l’elezione del nuovo Papa. E’ avvenuta circa due settimane fa e ancora il clamore su giornali e radio e tv non si è attutito. In gran parte questo è dovuto all’atteggiamento del nuovo Papa, per molti sensi poco ortodosso, avendo questo nuovo personaggio saputo presentarsi in una veste completamente diversa, molto più familiare e alla mano, assai apprezzata dal grande pubblico. Risultato: non c’è giorno in cui i mass-media di ogni genere non ci ammanniscano vita, morte e miracoli del nuovo Papa, che tra l’altro, va detto, è un personaggio in apparenza simpatico. Vedremo poi come saprà evolversi e soprattutto districarsi in quell’ambiente malfido che è la Curia romana. Già molti hanno grandi speranze che questo Papa possa portare autentici rinnovamenti alla Chiesa cattolica, cosa non facile e che molti altri hanno tentato prima, mi pare con poco successo.

A me tutto questo da l’impressione di un mastodonte, un animale preistorico sopravvissuto alla nostra era e che tenta inutilmente di adattarvisi. Ti sembra un concetto irrispettoso? Vedi, Gatto, io non conosco le tue opinioni al riguardo, ma vivendo, come faccio io a contatto con nostro mondo odierno, mi riesce incomprensibile come certuni, anzi molti, non siano in grado di accettare certe nuove realtà.


Tradizioni culinarie e meteorologia (26 marzo 2013)

Siamo in Settimana Santa e molte padrone di casa stanno già facendo programmi per il tradizionale pranzo pasquale. Stavolta però c’è un ma, infatti questo menu che dovrebbe comprendere le primizie primaverili rischia di non potersi realizzare grazie al tempo imprevisto del tutto fuori stagione.

Se guardo fuori dalla finestra, invece di scorgere, come sarebbe d’obbligo, praticelli verdi fioriti di primule, mi abbagliano gli occhi larghi spiazzi di un biancore immacolato. Sì, perché proprio in questa settimana nella quale la primavera dovrebbe fare la sua entrata trionfale, ci pare di essere ricaduti in pieno inverno. Dunque niente tavole decorate da mazzetti di primule e violette, niente entrate di asparagi nostrani, e anche le fragole, del tutto pallide e scipite, ci arrivano da chissà dove.

Mai come durante il periodo delle feste si rispolverano le tradizioni culinarie, collegate però coi prodotti di stagione. In queste giornate pre-pasquali a Napoli, ad esempio, si vende gran quantità di grano ammollato, ingrediente indispensabile per la pastiera, questo trionfo della pasticceria napoletana, profumato di acqua di fior d’arancio, che non può mancare su alcuna mensa festiva. In casa dei miei genitori, nella cui cucina si incontravano usi e tradizioni molto diversi, proprio per la Pasqua la nonna siciliana insisteva nel pretendere la pastiera, ma per non far torto all’altro ramo della famiglia, cioè il nonno di discendenza ebraica e nato nel vicino Oriente, non potevano mancare nemmeno le “Scodelline”. Si tratta di una squisita preparazione, una densa crema di tuorli d’uovo e mandorle, che va servita nelle minuscole tazzine da mocca, precauzione salutare, in quanto questa bomba calorica arriva già a conclusione di un lauto pranzo.

E’ curioso come si possa riconoscere proprio nel menu pasquale la diretta discendenza dal pranzo obbligato della Pasqua ebraica, durante il quale si rievocano via via vari momenti della fuga dall’Egitto. Così è d’obbligo il pane azzimo, a ricordo della fuga precipitosa che non ha concesso il tempo di lievitazione del pane. Anche le peregrinazioni in un deserto avaro di alimenti si rievoca servendo una particolare insalata di erbe amare, mentre l’agnello sacrificale si ritrova pari pari su mense cristiane o ebraiche.

Come ti dicevo, Gatto, in casa nostra non c’era insofferenza fra le due tradizioni ed eravamo sempre pronti ad accettare quanto di meglio ognuna di esse, soprattutto a tavola, fosse in grado di offrirci.

Quest’anno, però, proprio a causa della situazione atmosferica, penso che ai miei commensali, al posto di scodelline e pastiera, offrirò quel dessert che vien detto in Francia “omelette surprise” e negli Stati Uniti “Baked Alaska”. Si tratta di una mattonella di gelato molto duro che va adagiata su uno zoccolo di pan di Spagna o altra pasta simile, e poi imbacuccata in una spessa meringa. Il tutto va poi infilato nel forno caldissimo per pochi attimi, giusto il tempo di solidificare la meringa senza rischiare di far sciogliere il gelato. Non sarà di tradizione, ma data l’inclemenza del tempo, mi sembra più appropriata. Tu che ne dici, Gatto?