Lo sai, Gatto, che è tornato di moda il Paradiso? Negli ultimi tempi se n’è parlato molto poco, come pure di tutta l’altra suddivisione dell’aldilà nella visione dantesca o in genere del cattolicesimo. L’erosione è stata lenta: prima si è cominciato a parlare, o meglio sussurrare che il limbo, dopo tutto, non era necessario, ed è stato abolito. Poi ha cominciato a vacillare anche l’inferno come dannazione eterna, lasciando un minimo di speranza anche ai reprobi. E così, passo passo si è arrivati anche al resto e la gente ha finito, almeno in parte, per convincersi che erano tutte favolette. Una volta fermato il motorino del cuore, buona notte al secchio. Sempre più gente, anche se ufficialmente appartenente a qualche religione, si dichiarava non credente. Però, in fondo in fondo, ho l’impressione che anche loro e anche gli agnostici dichiarati non riuscissero a far tacere del tutto quella vocina insistente che ogni tanto si faceva sentire. Chi sa che invece una sperianziella non potesse sussistere…

Ed è così che sembra tornar di moda il paradiso, anche sull’onda di un libro che ha fatto alquanto clamore, tanto che l’autore e il titolo sono apparsi nientemeno che sulla copertina di Newsweek. L’autore è un neurologo americano, che si era sempre allineato con la fitta schiera dei suoi colleghi che sostengono che dopo la morte non ci si debba aspettare nulla, e che tutte le visioni ed elucubrazioni di chi ha subito una morte apparente siano da attribuirsi esclusivamente a reazioni naturali del nostro cervello ancora in funzione. E invece è capitato proprio a lui, e dopo un coma di sette giorni è arrivato a raccontare, magari in colori al quanto hollywoodiani quello che lui considera la sua visione del paradiso. La cosa naturalmente ha fatto molto scalpore, anche perché Eben Alexander è un affermato neurologo di Harvard che, fino ad allora aveva sempre sostenuto tutt’altra opinione. Il suo libro “Proof of Heaven” è venuto a sconvolgere parecchia gente e subito le due fazioni opposte si sono ringalluzzite: da un lato medici convinti che siano tutte bubbole, dall’altro gli speranzosi che non domandono di meglio che adagiarsi nell’attesa di un così piacevole avvvenire.

Naturalmente anche la Chiesa ha avuto da dire la sua, ma prudente come al solito, ha azzardato solo qualche supposizione senza prendere una posizione ben definita, per cui restano aperte ancora tante possibilità. Quanto a me, caro Gatto, riesce molto difficile esprimere un’opinione definitiva. So solo che ho parlato con diverse persone del tutto degne di fede, come la mia amica Tanja, che sono uscite dal coma rasserenate e piene di speranza, dopo un’esperienza per loro meravigliosa. Le loro impressioni concordano tutte e si possono riassumere in queste semplici parole: “Ho provato un’infinita pace e non avevo nessun desiderio di rientrare in questa vita. Ora però la morte non mi fa più paura, anzi”.

Io non ho mai sperimentato nulla di simile, anche quando questa primavera ho provato la netta sensazione di essere a un passo dal congedo, per cui posso ancora esplorare mentalmente tutte le vie aperte, ma mi riesce difficile prendere una decisione. Vuol dire che dovrò tenere a bada la mia naturale impazienza sino al momento buono, in cui si scioglieranno tutti i possibili dubbi. E’ solo peccato che allora non potrò fartene il resoconto, caro Gatto.

Sussy Errera


eben_alexander_paradiso_645 xNOTA

Eben Alexander (Charlotte, 1953) è un neurochirurgo statunitense.

È l’autore del libro Proof of Heaven: A Neurosurgeon’s Journey into the Afterlife (L’esistenza del Paradiso: viaggio di un neurochirurgo nell’aldilà), in cui descrive l’esperienza di pre-morte da lui vissuta nel 2008, affermando che la scienza è in grado di dimostrare l’esistenza della vita ultraterrena.

(da un’intervista di Oggi)  «Non avevo nessuna memoria della mia vita terrestre, ero senza peso, non conoscevo il concetto di essere umano. Ero fatto solo di sensi. E per me quel viaggio è durato per sempre. È cominciato sottoterra, in un ambiente buio e fangoso. Poi una melodia celestiale mi ha chiamato in alto e mi sono trovato in una splendida vallata, con migliaia di farfalle, fiori e nuvole colorate. Sopra le nubi c’erano creature meravigliose che ho chiamato angeli perché non saprei come descriverle altrimenti. I colori erano brillanti e cangianti. Intorno a me c’era una forza potentissima, era amore puro e incondizionato. Era Dio. Mi sono accorto che stavo viaggiando sull’ala di una farfalla con una donna bellissima accanto a me. Quell’essere celestiale senza parlare mi ripeteva questa frase: “Sei amato e adorato e lo sarai per sempre, non c’è nulla di cui aver paura, non puoi fare nulla di sbagliato. Ti mostreremo molte cose qui ma alla fine tornerai indietro”».