Lettera a un amico, non priva d’indignazione, sull’UE e sui bankster

Bioggio, 1° maggio, festa dei lavoratori (e di tutti gli altri)


Caro Francesco,

lo scorso 29 aprile ti avevo scritto della mia istintiva scarsa simpatia (chiamiamola antisimpatia) per  il nuovo presidente del consiglio della repubblica vicina e amica, elencandone i motivi. Il nulla osta della camera gli era garantito anche senza l’”inciucio” (prevedibile perché senza alternative) già dal 24 febbraio, quello del senato è arrivato a larghissima maggioranza. I pochi oppositori si sono opposti solo per ragioni elettorali partitiche, e hanno espresso il loro no solo quando sono stati ben sicuri che il loro voto negativo sarebbe stato perfettamente inefficace. Far fallire questo governo poteva essere letale per i partiti e partitucoli del no e rischiosissimo come movente di una ribellione popolare. Ottenuta la fiducia, il presidente è salito sul primo aereo a disposizione (un volo Ryanair, classe turistica, non business, per ovvi motivi: questi politici adesso fanno finta di risparmiare come sono obbligati a farlo, grazie a Monti, gli italici ceti meno abbienti) ed eccolo a sfilare, visibilmente impacciato, a fianco di una sempre più pingue Merkel, davanti ad uno sparuto picchetto d’onore.

Poi, dopo un colloquio avvolto nel riserbo, la conclusione per i media elettronici e stampati, incaricati come sempre di far passare il messaggio, filtrato dalle loro lenti ideologiche, al popolino che siamo anche noi due. Questo il testo dell’intervento ai microfoni: “L’Italia si schiera fedelmente e decisamente dalla parte dell’UE, ma chiede che <il vigore e la determinazione> dimostrati nelle misure di contenimento e poi di abattimento del debito pubblico vengano mantenuti anche per quel che concerne le nuove misure (richieste a gran voce dai paesi cosiddetti del Sud) da prendere per dare avvio ai processi di crescita”. Non trascrivo letteralmente, ma il senso del discorso era chiaramente questo.

Vediamole, le misure di risparmio messe in atto “con vigore e determinazione” da Maastricht in poi, sin dal 2003: deficit annuo massimo 3% del bilancio, indebitamento complessivo (in pratica il cosiddetto debito sovrano, che con la disoccupazione e la povertà la sola cosa che cresce nell’UE) massimo del 60% del PIL (prodotto interno lordo). Il solo stato che ottempera a queste disposizioni, su 27 stati, di cui l7 di zona euro,  non mi crederai, caro Francesco, è la Romania. Un PIL e un bilancio di miseria, il suo, ma rispettoso di un trattato trattato da tutti gli altri 26 stati come carta straccia. “Makulatur” è il termine tedesco che indica questo genere di accordi. Si lasciarono crescere i debiti sovrani al 100% ed oltre, per l’Italia per esempio al 130%. Quando i buoi erano scappati, si chiuse la porta con grande fragore, cioè con enormi danni per i poveri tapini, come fece Monti. Queste cose il Signor Letta le conosce molto meglio (volevo quasi dire più meglio) di me. Parlando al popolino come ha fatto, ripeto, chiedendo “vigore e determinazione”, disinforma scientemente e volutamente.

Cominciamo male. Per  il momento, pur sapendo che di certo c’è solo l’incertezza, resta fermo il fatto che questa UE è un grattacielo costruito su un errore madornale di calcoli statici, con a livello di fondamenta un euro fatto su sabbie mobili. Non ho niente contro l’Europa, visto che sono europeo fin dalla nascita. Ma la sola soluzione politica possibile e razionale resta quella di De Gaulle: “l’Europe des Nations”. Più in fretta lo si capirà più in fretta si potrà por rimedio alle catastrofi che, grazie a Bruxelles, abbiamo tutti sotto gli occhi. Ma far girare di 180 gradi la corrente del mainstream è cosa ardua. Ci si urta ad un’opinione pubblica ancora troppo manipolata, una banda collaudata di banchieri e politici (i “lestofanti e malandrini continentali”, detti anche bankster e politster, da gangster) e una burocrazia tanto florida e collaudata da  permettersi di buttare ogni anno l miliardo peregrinando imperterrita una volta al mese tra Bruxelles e Strasburgo, come ti ho descritto in una recente lettera.

Quest’oggi, 2 maggio, festeggio con amici (alla Barra, tanto per intenderci), la visita di Letta a Hollande e poi a van Rompuy e Barroso. “Semm a post”, penso, e mi appisolo felice. Mi risveglio, guardo il Teletext, ed ecco la prima conferma che per le misure di rilancio della crescita si agisce con “vigore e determinazione”: il direttorio della BCE, con il drago alla testa, ha abbassato il tasso direttore dallo 0,75 allo 0,5%. Le banche europee potranno così ottenere dalla BCE, che ha promesso di stampar moneta in quantità illimitata, soldi da prestare agli imprenditori, al fine di far ripartire un’economia che ristagna in stato preagonico. Ma c’è un ma: le banche i soldi ottenuti a buon mercato, non li prestano a imprenditori che non si sa ancora se ce la faranno o no: li adoperano per comperare i bonds degli stati indebitati non fino al collo, ma fino alle orecchie, lucrando tranquillamente sul cosiddetto “spread”. Non per vantarmi, ma l’ho scritto ripetutamente, per lo stesso motivo che mi induce oggi a prender penna, a partire dall’agosto 2012, quando non eravamo ancora in contatto epistolare. I malandrini, lestofanti e apprendisti stregoni di Bruxelles lo sanno benissimo anche loro, non sono meno intelligenti di te o di me, ma non sanno più a quale santo appigliarsi nel vano tentativo di mascherare l’obbligo di consegnare i libri che è già realtà innegabile. In altre parole, il fallimento della loro utopia, lo sfracello del trono che si erano (abusivamente) costruiti. Non sono stupidi, sono disperati. E io pago, grida Totò.

Josif Wissarionowitch Dshugaschwili, più conosciuto sotto il nomignolo di Stalin, ha detto che la logica degli eventi prevale sempre su quella degli intenti. Con i buoni intendimenti non salvi l’UE: pavimenti l’inferno.

Cordialmente e con modestia, Gianfranco Soldati


P.S.: questo mio scritto potrebbe sembrarti insopportabile manifestazione di presuntuosa e perfino arrogante “Besserwisserei” (un Besserwisser è una persona che crede di saperne sempre una più degli altri). Riprenderò la penna per spiegare minuziosamente e in modo comprensibile anche agli analfabeti perché l’abbassamento del tasso d’interesse direttore della BCE in realtà è una truffa bella e buona ai danni del comune cittadino e un regalo ai bankster (banchiere più gangster).