Pubblichiamo con piacere questa riflessione del socialista Manuele Bertoli, che abbiamo trovato sul suo blog da noi visitato per la prima volta. Avvalendoci della libertà assoluta e incondizionata della quale egli si fa paladino (bravo) incominciamo col dire che essa ci appare 1) politicamente corretta in sommo grado, ma anche, al di là dell’apparenza,  2) scriteriata e insulsa. Susciterà probabilmente qualche stanco applauso obbligato nei ranghi dei compagni e dei docenti “militanti”, e poco più.

Bertoli ha parole molto severe contro la CENSURA, e noi le condividiamo con tutto il nostro cuore. Ma, se Chatrian mi mostra un uomo che scioglie il suo ventre su una pubblica piazza (il tutto coperto dalla libertà dell’arte) e io oso timidamente protestare (se non altro perché sto pranzando), sono io un biasimevole CENSORE ? Un bacchettone democristiano anni Cinquanta, un torvo sgherro dell’inquisizione di Spagna?

Se Chatrian mi porta sulle rive del Verbano un assassino impenitente e glaciale, con il quale io debba prendere il cappuccino in piazza grande, per poter apprendere dalle sue stesse labbra quali vittime inevitabili (massacrate e “giustiziate”, bizzarra parola!) abbia reclamato la giusta lotta per il socialismo, e oso timidamente protestare, mi mostro io bieco CENSORE ? Bertoli tocca il suo apice retorico con la frase:  “anche se qua e là ogni tanto riaffiorano come relitti rigurgitati dalle acque profonde di una certa inciviltà”. L’ho sentita applicata a me stesso, come una frustata, non ho quasi dormito per tutta la notte. Un  relitto rigurgitato! E tutte queste R, come Rotolano!

In conclusione, chi non sopporta Feuchtgebiete e Senzani è un relitto incivile vomitato dalle acque profonde, una specie di mostro marino. Come sei duro, Bertoli! Una mano di ferro come la tua ci voleva, per guidare la nostra scuola.

Francesco De Maria


Il Festival del film di Locarno ha fatto discutere anche quest’anno per qualche proposta non gradita ad alcuni e, accanto ai giudizi più o meno pertinenti di chi i film contestati li ha visti, ma anche da parte di chi non ha visto nulla, è arrivata, quasi ritualmente, anche l’ombra di una certa censura.

Io credo che se la responsabilità di scegliere le opere proposte incombe alla direzione artistica, questa debba essere lasciata libera di lavorare secondo i criteri che essa stessa vuole darsi. Chiunque può poi dire, magari meglio se a ragion veduta, se un film gli è piaciuto o meno, rispettivamente se nel complesso un’edizione del festival è riuscita o no. Chiunque ha oggi mezzi adeguati e/o abusati per far sapere al mondo intero la propria opinione al proposito. Chiunque oggi può benissimo scegliere di non andare a vedere questo o quel film per mero pregiudizio.

Data la libertà di critica, senza condizioni, lasciamo a chi deve programmare il festival la libertà, anch’essa senza condizioni, di fare il proprio lavoro. Gli atteggiamenti in odor di censura non dovrebbero più appartenerci da un pezzo, anche se qua e là ogni tanto riaffiorano come relitti rigurgitati dalle acque profonde di una certa inciviltà.

A partire da questo punto fermo, sul quale non è possibile transigere, anch’io come molti mi son fatto qualche idea personale su questo o quel personaggio passato in questi giorni a Locarno. Ho trovato per esempio patetico Senzani nel suo svicolare dalle responsabilità gravissime per le quali è stato condannato, ho trovato poetico il regista Iosseliani nel suo sguardo sul cinema di oggi, per non prendere che due dei tanti personaggi di cui si è anche letto e scritto. Ma al di là di queste mie impressioni, credo sia fondamentale ribadire quanto preziosa sia la libertà di programmazione lasciata a chi se ne deve occupare: senza questa libertà il festival non sarebbe più tale e tutti quanti perderemmo un valore importante per il nostro Cantone.

Manuele Bertoli