Sul bruttissimo “caso Senzani” le polemiche sono state dure e infocate, e non poteva essere diversamente. Alzi la mano chi si aspettava il contrario. E non sono affatto sopite. La questione, a mio avviso, non è risolta.

Un’osservazione che non ho fatto sinora, ma che per fortuna sono sempre in tempo a formulare, è la seguente: solo la sinistra estrema ha sostenuto l’operato di Solari e Chatrian. Questo fatto dovrebbe far riflettere il presidente del festival e il direttore artistico. Coloro che hanno osato protestare non sono né talebani, né membri dell’Inquisizione di Spagna, né oscurantisti semianalfabeti. Non erano prevenuti (erano e sono disposti a riconoscere l’importanza della rassegna locarnese) e non erano malintenzionati. Hanno semplicemente reagito a ciò cui si sono trovati di fronte.

Le argomentazioni della “difesa” (sì, perché una difesa ci voleva!) sono, a mio avviso, assai deboli. Si obietta: quegli atti di violenza sono avvenuti in un contesto storico (per forza! OGNI COSA avviene “in un contesto storico”), il criminale ha “pagato” (ma lui mica dice di sé: “criminale”, dice invece: “guerrigliero”, suona meglio) e dunque deve potersi “spiegare”: analizzando, relativizzando, contestualizzando, eccetera, eccetera, eccetera. Trasformandosi così in uno storico-predicatore-psicologo con tutt’un pubblico che ascolta a bocca aperta le sue farneticazioni. A questo punto io direi, per par condicio, la stessa possibilità dovrebbe essere concessa a un sozzo pedofilo molestabambini o a un guardiano del campo di concentramento di Dachau. Anche loro avranno una loro “verità” da raccontare, ne sono certissimo.

Mi rendo conto che, per quanto eloquente io possa essere, non riuscirò a convincere Solari e Chatrian. Dunque mi metto il cuore in pace. Ma non voglio chiudere questo breve pezzo senza almeno avanzare un’idea, una modesta proposta. Al giorno d’oggi si dibatte su tutto. Sul prezzo del latte, sulle imposte dei ricchi (quelle dei poveri no perché non ne pagano), sul PVP, sulla vignetta a 100 franchi, sulle pene da infliggere ai maniaci sessuali.

Dibattiamo allora pubblicamente sullo “scandalo Senzani”. Alla televisione di monopolio e di Stato. La trasmissione adatta l’abbiamo. In primis vedrei “60 minuti”, ma anche “Falò” potrebbe essere preso in considerazione in vista di un approfondimento. Abbiamo un presidente della CORSI che è una personalità equilibrata e stimata, oltre ad essere stato uomo di governo per tanti anni. Vorrei sapere da Pedrazzini che cosa pensa della mia proposta. E un’altra cosa ancora (ammetto di essere incontentabile!): se egli conferma che la RSI ha co-finanziato il film Sangue. E di più, se era al corrente di questo fatto.

In conclusione. Sullo scandalo pubblico si dibatta pubblicamente. Ognuno potrà farsi un’opinione. Se coloro che sono stati duramente biasimati faranno valere le loro buone ragioni, alla fine risulteranno sicuramente vincenti.

Francesco De Maria

NOTA. Si veda anche – nel Corriere del Ticino – l’articolo odierno (30.8) di Fiorenzo Dadò, capogruppo PPD in Gran Consiglio, “Il terrorista a Locarno. Vogliamo discuterne?”