Intervento armato in Siria : tutto si gioca al Congresso americano. Dopo aver annunciato, sabato, di voler sottoporre l’eventualità al voto dei rappresentanti, Barack Obama ha avviato un’intensa campagna di lobbying per tentare di convincere i parlamentari scettici.

Lo ha confermato domenica un alto rappresentante della Casa Bianca.
Circa una settimana prima dell’inizio dei dibattiti in seduta plenaria nelle due Camere del Congresso, il presidente Obama, il vice presidente Biden e il capo dei servizi della Casa Bianca hanno moltiplicato i contatti con i membri della camera dei rappresentanti e del Senato.

“In tutti i colloqui e le riunioni informative insistiamo con lo stesso argomento : se non facciamo qualcosa contro il presidente siriano al Assad, l’impatto dissuasivo della regolamentazione internazionale contro l’uso di armi chimiche verrà indebolito e questo rischia di incoraggiare al Assad e i suoi principali alleati – l’Hezbollah libanese e l’Iran – che vedranno che una simile violazione delle norme internazionali non porta nessuna conseguenza – ha indicato l’alto responsabile della Casa Bianca.

Lunedì 2 settembre Obama riceve John McCain, ex candidato alla presidenza e influente repubblicano, che domenica aveva detto di non sostenere la risoluzione che permette alla Casa Bianca di lanciare un attacco armato contro la Siria.
Altri contatti con parlamentari scettici sono previsti nella giornata odierna.

Come scrive il New York Times, la lobby esercita anche al Cairo, dove il Segretario di Stato americano John Kerry contatta i diplomatici arabi. Kerry è apparso in diverse trasmissioni televisive presentando nuove prove sull’utilizzo di armi chimiche da parte del regime di Damasco contro i civili e esprimendo la sua fiducia nel voto di sostegno al Congresso.
Al Cairo, i ministri degli affari esteri della Lega Araba, che Washington considera un potenziale alleato ma profondamente diviso sull’opportunità dell’intervento militare, hanno chiesto alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di assumersi le proprie responsabilità in Siria.