Il patron della Medacta risponde a Tito Tettamanti



[fdm] Interpreto il titolo (originale) nel modo seguente: non vogliamo che la Svizzera abbandoni quei principi fondamentali che hanno fatto la fortuna sua e dei suoi cittadini. Perché sarebbe un errore (secondo me) interpretarlo nel senso di un’assoluta “staticità”. La sinistra non ha mai amato – e non ama – la Svizzera vincente che ci accompagna da molti anni poiché il suo successo… non si fonda sui principi della sinistra. E non ambisce ad altro se non a cambiarla, possibilmente da capo a piedi. Si starà peggio? Probabilmente, ma il paese sarà diventato “ideologicamente corretto” !


Pochi giorni fa un noto avvocato ticinese mi ha detto: lei si impegna in molte battaglie civili, ma non si preoccupi, l’ottanta per cento degli svizzeri la pensano come lei, sono furiosi per quello che succede in politica, nella scuola, nelle banche e nella vita di tutti i giorni, coi furti nelle case e la crescente insicurezza personale.

Mi auguro che avesse ragione, ma temo che ci sia da fare qualche distinguo. A parole forse una maggioranza di svizzeri è preoccupata per il progressivo peggioramento della qualità della vita e del quadro generale dell’economia, ma la società svizzera ha contratto negli ultimi vent’anni una malattia che si potrebbe fare coincidere col buonismo, sapientemente instillato dalla sinistra, l’eccesso di sicurezza (tanto non cambierà nulla) e un sentimento di colpa per il benessere che ci siamo procurato col nostro lavoro.

La sinistra riesce a predicare efficacemente sulla povertà, l’ingiustizia sociale e su quanto si debba fare per risolvere questi problemi, facendo dimenticare che la Svizzera è il Paese al mondo dove si sta meglio. Amministrazione pubblica, lavoro, tassazione, istruzione, sanità, giustizia sociale sono di alto livello se li si paragona a quanto succede negli altri Paesi.

Svetta sopra tutti questi pregi il nostro sistema democratico, al quale si devono sicuramente tutti quanti gli altri, appena citati. Lo svizzero, come individuo singolo, partecipa al controllo delle sue istituzioni, non ne è schiavo, così determina l’ambiente sociale nel quale vive, limita lo strapotere dei politici, che invece negli altri Paesi è ormai incontrastato, con conseguenze disastrose. E questo crea fastidio, invidia e soprattutto preoccupazione nei governi stranieri, è un pericoloso esempio di libertà e democrazia.

Problema: se si sommano la sinistra, i moltissimi buonisti di centro e i male informati con il solito astensionismo, si rischia di stravolgere certe votazioni che si avvicinano e che possono cambiare il nostro sistema. La tassa di successione, l’abolizione del segreto bancario e la «1:12» per le remunerazioni dei massimi dirigenti stanno già facendo scappare molti svizzeri dal loro Paese; tremila negli ultimi mesi a Montecarlo. I Giovani socialisti si sfregano le mani; forse che hanno già trovato chi sostituirà il loro gettito fiscale?

La Svizzera ha sempre creato ricchezza, la si vuole impoverire, in questi tempi in cui è l’unico Paese che prospera fra quelli occidentali? Ma l’attacco più grave è quello alla cultura civica e al diritto svizzero. Da una parte nelle scuole non si insegna ai ragazzi quali siano i loro diritti civili per intervenire e costruire il loro ambiente sociale, dall’altra la Confederazione lascia, passo passo, che il diritto europeo sia adottato in Svizzera. Guarda caso, le poche volte che ne parla, si affretta a precisare che comunque la democrazia diretta non sarà toccata. Non ci fidiamo, abbiamo visto con le banche e il segreto bancario come è andata a finire. Hanno veramente il mandato di fare quello che stanno facendo?

Senza un’economia sana e fiorente e senza la democrazia diretta la Svizzera non esisterà più, e questo momento non è tanto lontano. Riusciremo a fermare questa congiura, voluta da una parte dei nostri politici e da centri di potere stranieri? Impegniamoci tutti a contrastarli. Sì, perché noi non vogliamo una Svizzera diversa.

Alberto Siccardi, imprenditore