Il dumping salariale è un’azione condotta dal padronato, un processo attraverso il quale viene esercitata una pressione verso il basso del livello generale dei salari.

Breve panoramica del tema del dumping salariale in Ticino sui media e fra alcuni politici.

La Stampa.it, 9.2.2013 : “Gli italiani accettano salari più bassi pur di essere assunti, firmano contratti svantaggiati, accettando di essere sottopagati rispetto a quanto percepiscono gli svizzeri. Creano squilibri di mercato.”

Saverio Lurati, presidente del PS, 18.2.2013 : “A Berna sicuramente non hanno la visione complessiva della situazione. Non credo che si possa dire che in Ticino l’impatto sui salari sia stato minimo.
La ricaduta che abbiamo sulla libera circolazione non deve essere misurata soltanto sui salari, è vero. Perché se non ci fosse stata la libera circolazione non avremmo avuto la crescita economica alla quale abbiamo assistito. D’altra parte il dumping salariale lo constatiamo quotidianamente nelle nostre regioni.”

Ticinonews, 21.12.2012 : “Il problema del forte aumento dei frontalieri diventa sempre più scottante anche a causa del peggioramento della situazione del mercato del lavoro ticinese.
Si moltiplicano i dati che confermano che questi lavoratori stanno sostituendo i residenti e restringendo le possibilità di occupazione di giovani e disoccupati, da un canto, e che stanno effettuando una forte pressione al ribasso sui livelli salariali, dall’altro.
Per affrontare la questione sono state avanzate diverse idee, ma finora nessuna di queste si è tradotta in un’iniziativa concreta a livello cantonale o a livello federale.”

Corriere del Ticino, 7.12.2013 : “Nel settore dell’informatica, dove non esiste un contratto di categoria, la percentuale di abusi gravi a livello di salari si fissa al 28% – conferma il direttore della Divisione dell’economia del DFE Stefano Rizzi.
“È importante rilevare come stavolta il fenomeno del dumping sia diffuso in un ramo dove operano persone con una formazione professionale di tipo medio-alto – aggiunge Rizzi.

Infoinsubria.com, 16.11.2010 : “Contro il dumping salariale nel settore del commercio al dettaglio, lo Stato può solo vigilare affinché le aziende rispettino le disposizioni legali vigenti, federali e cantonali, sanzionando le imprese che violano tali norme.
È questa in sintesi la risposta del Governo ticinese alle preoccupazioni espresse dai deputati socialisti Raoul Ghisletta e Saverio Lurati sul dumping salariale osservato in certe fasce del commercio al dettaglio, praticato approfittando del serbatoio di manodopera proveniente dall’Italia.

Raoul Ghisletta, segretario Sindacato VPOD Ticino : “Un’insensibilità politica su questo tema del dumping salariale viene anche dalla classe politica locale.
Ne è un esempio la recente decisione del Consiglio d’amministrazione delle Aziende industriali di Lugano SA, che hanno deciso di privatizzare il servizio di pulizia: il salario orario delle addette alle pulizie è di ca. 25 fr orari attualmente e sarà ridotto del 35% (ca. 16 fr orari) per chi farà le pulizie alle AIL SA.”

Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale Lega dei ticinesi : “Nei giorni scorsi è stato reso di pubblico dominio il caso, tutt’altro che isolato, di un’azienda di Mendrisio che cercava un informatico laureato. Nell’inserzione pubblicata dall’azienda, figurava quale requisito preferenziale il domicilio in Italia.
L’azienda ha ammesso in un’intervista al “Giornale del Popolo” di aver inserito il citato requisito per risparmiare sul salario.
Chiedo al lodevole Consiglio federale se è ancora convinto che non emerge l’esistenza di una particolare pressione salariale nei cantoni di confine?”

Greta Gysin, deputata al Gran Consiglio per I Verdi, 28.5.2013 : “Un freno al dumping salariale in Ticino è più che mai urgente. La libera circolazione delle persone, combinata alla grande disponibilità di forza lavoro frontaliera e alla crisi dell’economia italiana, ha portato ad un’importante pressione verso il basso dei salari.
La situazione è peggiorata drasticamente negli ultimi anni: in Ticino lavorano ormai più di 55’000 frontalieri, con una crescita annua superiore al 5% […]
Quello cui stiamo assistendo è molto più una sostituzione sistematica di manodopera locale con manodopera frontaliera. È evidente che il problema non è dato dai frontalieri, che cercando lavoro in Svizzera agiscono in maniera perfettamente razionale.
Il problema sono molto più quei datori di lavoro che approfittano della situazione per diminuire i salari ai dipendenti e aumentare così il loro guadagno immediato.”

swissinfo.ch, 2.7.2013 : “Rispetto ad altre regioni del paese, il Ticino è confrontato anche con un dumping salariale più importante.
Il parlamento ticinese ha indirizzato una lettera al governo federale per contestare i risultati di uno studio realizzato a livello federale, che conferma i benefici della libera circolazione delle persone, incluso nelle regioni frontaliere.
Dall’entrata in vigore di questi accordi, spiega Paola Solcà, responsabile del centro di ricerca sulle migrazioni alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), i frontalieri non vengono assunti unicamente per i posti meno qualificati, dove erano in concorrenza più che altro con i lavoratori stranieri residenti in Ticino.
Oggi i frontalieri sono sempre più presenti anche nel terziario, in particolare nei settori sanitario e finanziario.”

Mattinonline.ch, 24.11.2013 : “La SECO deve avere una bella fantasia per dire, tramite i suoi rapporti pilotati, che i frontalieri non causano dumping salariale in Ticino.
[…] I signori della SECO comincino a chiedere se gli artigiani e le piccole aziende ticinesi, messi in gi­nocchio dall’invasione di padroncini, non hanno dovuto toc­care gli stipendi.
[…] Quanti ticinesi, in un collo­quio di assunzione, davanti alla richie­sta di un salario mensile di – poniamo – 5000 franchi si sono sentiti rispondere “per quella cifra assumo due frontalieri”?