Jean Ziegler, classe 1934, picconatore implacabile del nostro e suo paese, nato da famiglia borghese, diventa marxista da studente a Parigi. Farà carriera come professore di sociologia a Ginevra e si metterà in evidenza, anche per assenteismo, durante 7 legislature in Consiglio nazionale, dal 1967 al 1983 e poi dal 1987 al 1999. Per i suoi attacchi alla Svizzera, spesso più che discutibili, raramente ammissibili da certi punti di vista, sempre fuori misura nella formulazione, Ziegler si è guadagnata una notorietà internazionale di esperto dei Diritti dell’Uomo. Un paradosso, per un seguace del marxismo, ideologia che all’atto pratico ha prodotto le violazioni più gravi dei Diritti dell’Uomo che si siano viste su questa terra.

Il “grande” sociologo e picconatore la scorsa estate era candidato ad una carica onusiana (commissione consultiva o direttorio del Consiglio dei Diritti dell’Uomo dell’ONU): una candidatura molto avversata in patria (per le ripetute esternazioni al limite della denigrazione e della diffamazione ai danni della propria patria)  come all’estero (per le ripetute prese di posizione avverse a Israele). La commissione di politica estera del Consiglio nazionale ne aveva sconsigliato la candidatura con 12 voti contro 10 e 2 astensioni. Il consigliere federale “soi disant” liberale Didiero Burkhaltero, preposto alla politica estera nazionale, acceso e surrettizio fautore della nostra adesione all’UE (ne riparleremo), ha deciso motu proprio che il candidato ideale della Svizzera alla prestigiosa (?) carica non potesse essere altri che  Jean Ziegler.

Il 26 settembre 2013 il candidato svizzero è stato brillantemente eletto. Veramente una data da ricordare. Al consigliere federale prima che all’eletto vanno le nostre congratulazioni. Le nostre amare recriminazioni a proposito delle scelte e prese di posizioni di rappresentanti dei partiti borghesi in governo e parlamento le teniamo per noi.

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Barroso esulta: “Siamo salvi!”

15.1.2014: finalmente, quotidie, buone notizie mediatiche. Barroso, prudente ma sicuro: “Siamo fuori dal rischio di fallimento, anche se la crisi non è finita”. Enrico Letta, più democristiano, cioè “taja e medega”, che mai, non canta vittoria ma è sicuro di aver posto le basi per la ripresa della crescita. Le cifre lo smentiscono (debito record a 2’104 mrd, disoccupazione pure, 12,7%, 41,6% per quella giovanile, ma cosa valgono di fronte al parere oggettivo del presidente del consiglio? La Lauretta Boldrini, modesta e pallida Carneade ingigantita da una carica ricevuta in quota rosa, si gonfia di giorno in giorno come la rana della favola. Da due giorni è impegnata su territorio israeliano a risolvere i problemi medio-orientali e credo che stia per riuscirvi. Altra notizia positiva: l’inflazione italiana dal 3% del 2012 è scesa nel 2013 all’1,2%. Merito del governo Letta? A me sembra che inflazione in diminuzione quando la crescita del PIL è negativa e la disoccupazione aumenta una volta si chiamasse deflazione, sinonimo di peggior crisi che possa colpire uno stato. Ma quasi certamente mi sbaglio, sospinto da pessimismo congenito e antipatie europee viscerali.

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“In temp da guèra püssee ball che tèra”

La politica estera svizzera in questo 2013 è stata caratterizzata da un fatto inaudito e gravissimo, ai miei occhi un tentativo di tradimento del paese da parte di un consigliere federale e del suo segretario di stato: Didiero Burkhaltero e Yves Rossier.

L’incresciosa vicenda trova il suo inizio in una visita a Bruxelles, nel marzo 2012, di EWS (l’Evelina Giuda in gonnella), allora presidente della Confederazione, e, appunto, del nostro ministro degli esteri, ricevuti dal presidente Josè Manuel Barroso, che dichiarò loro di ritenere finito il percorso dei trattati bilaterali. L’UE chiedeva alla Svizzera l’assunzione automatica del diritto europeo e la sottomissione al tribunale europeo di Strasburgo in caso di contestazioni da una parte come dall’altra.

A partire dal 6 dicembre 1992, il nostro CF ci ha propinato una dose incredibile di falsità per far inghiottire al popolo svizzero norme ed accordi provenienti dal Belgio. Per far accettare i trattati bilaterali I e II l’assicurazione che non avrebbero minimamente intoccato la nostra sovranità, poi che i trattati erano la sola possibilità  di conciliare benessere economico con la nostra indipendenza.

Schengen non ci sarebbe costato più di 15 mio di franchi (ne costa adesso 120) e avrebbe garantito le nostre frontiere, spostandole alla frontiera europea (di garantita da Schengen adesso c’è solo la libera entrata dei nostri amici dei Balcani, Romania in testa). Dublino avrebbe risolto per sempre, a costo nullo o quasi, il problema dei richiedenti l’asilo, visto che l’accoglienza degli stessi sarebbe diventata obbligo dei paesi in cui era stato richiesto l’asilo per la prima volta (e sappiamo oramai tutti che a Lampedusa, a guisa di benevola accoglienza, vengono distribuiti più biglietti per un viaggio al nord che visti d’entrata). La libera circolazione delle persone non avrebbe in alcun modo dato impulso all’immigrazione da paesi UE e soprattutto non avrebbe minimamente sovraccaricato i nostri ordinamenti sociali, quelli che in UE vengono definiti come “ammortizzatori”.

I risultati, quelli veri, non quelli sognati dal nostro Governo, li stiamo vedendo. Per difendersi, questi consiglieri federali disgraziati (proprio nel senso etimologico di aver perso la grazia) tentano adesso di farci credere che il nostro benessere dipenda proprio dalla crescita esponenziale delle “persone che circolano liberamente” nell’UE. Persone che, guarda caso, circolano e circolano e ancora circolano, ma per finire in Svizzera approdano: mai in Lituania, ancora meno in Grecia, e correnti migratorie dal Ticino all’Italia non ne ho ancora viste.

Ritorniamo al tema: alcune settimane fa Rossier, segretario di Stato agli Esteri, parlando a nome di Burkhaltero, comunica che la Confederazione, visto che la via bilaterale è oramai sbarrata (da chi? Da Barroso, a ciò autorizzato dal Padre Eterno?), sta per richiedere l’ammissione al mercato interno dell’UE. Il  mercato interno di uno Stato o di più Stati consenzienti è delimitato dalle frontiere dello Stato o dalle frontiere “esterne” dell’assieme di Stati. All’interno di quelle frontiere hanno autorità giuridica solo ed esclusivamente i propri tribunali. Venisse la Svizzera ammessa al mercato interno UE, dovrebbe automaticamente sottostare, in caso di contestazioni o diatribe, ai tribunali UE. Detto in altro modo, Burkhaltero e Rossier, propongono al popolo svizzero, di accettare, per dirimere il contenzioso, giudici stranieri. I nostri avi, quelli della storia mitica e quelli della storia comprovata, che hanno lottato fino alla morte per non avere giudici stranieri tra i piedi, si rivoltano nelle tombe.

Per salvaguardare libertà, sovranità e indipendenza nazionali i due figuri responsabili della direzione della nostra politica estera potevano e dovevano proporre a Barroso e consoci un libero mercato (libertà assoluta di scambi Svizzera-UE e viceversa, non l’inclusione della Svizzera in un mercato interno che per essere dell’UE è implicitamente un mercato interno altrui!

A fermare gli “agissements” del ministro neocastellano e del suo segretario di Stato ha per fortuna provveduto, sulla base di 5 mozioni UDC-SVP (di cui solo le 3 principali accettate, ma naturalmente PPD-CVP e PBD possono accettare tutte le mozioni della sinistra, ma solo a contropelo quelle della destra). Il  PLR-FDP ha confermato di aver capito che dar sempre sostegno a sinistra e mai a destra significa suonar le campane a martello per il proprio funerale.

Gianfranco Soldati