(fdm) Come tutti sanno, Ticinolive non è Belticino e non è per principio anti-leghista (è addirittura pro-leghista quando – e capita abbastanza spesso – la Lega ha ragione). Ma Ticinolive è soprattutto libero e dà oggi la parola alla giornalista Giuditta Mosca, che sembra essersi un po’ specializzata in certi “attacchi”. Un suo pezzo di qualche tempo fa suscitò la protesta del consigliere di Stato Gobbi, che ne incaricò un suo subalterno, il quale telefonò a una parte della redazione, ferma a un semaforo in riva al Cassarate. Questo pezzo interessante esprime dunque il pensiero di Giuditta Mosca.


É passato poco meno di un anno dalla scomparsa di Giuliano Bignasca e la Lega, ancora oggi, non ha trovato un condottiero capace di sostituirlo.

Dal fronte leghista arrivano notizie contrastanti e scoordinate, sulla stampa generalista si legge di tensioni interne e, anche all’esterno, sembra mancare quell’unità che ha contribuito a fare della Lega il primo schieramento politico ticinese: oggi è chiaro che non si possono muovere critiche né al partito né ai leghisti, pena venire lapidati sulle pagine, cartacee o virtuali che siano, de “Il Mattino”.

Per contro, e ciò fa parecchio riflettere, gli avversari politici sembrano piuttosto indulgenti e non enfatizzano gli strafalcioni leghisti, probabilmente perché anche l’opposizione (o “i fu partitoni storici”) non è messa molto meglio.

Andiamo con ordine: lascia attoniti Attilio Bignasca quando dice (parole sue) ” si sa che ci sono Gran Consiglieri di serie A, B e C. E se qualcuno non l’ha capito alla prossima occasione glielo spiegherò di nuovo!”, frase che non lascia spazio a troppe interpretazioni e che, scomodando Aristotele e il sillogismo, recita: se ci sono Gran Consiglieri di serie A, B e C e se i Gran Consiglieri sono cittadini, allora ci sono cittadini di serie A, B e C. Cosa che stride tanto, tantissimo, se a dirlo è il generale di un esercito che da sempre combatte affinché Berna non releghi il Ticino ad un ruolo secondario.

La storia dei “colonnelli”, ovvero coloro che siedono allo scacchiere del partito, ha fatto indispettire pubblicamente Angelo Paparelli e Massimiliano Robbiani e, meno apertamente, chissà quanti altri caporali e soldati leghisti. Un partito forte avrebbe sedato i moti intestini con molta meno pubblicità; il fatto che Paparelli e Robbiani si siano scambiati i reciproci punti di vista sulle rispettive bacheche Facebook è un segnale di trasparenza o di debolezza?

Oltre alle classi di Gran Consiglieri, anche se questa volta un po’ più tra le righe, emerge una sorta di classismo anche tra Consiglieri. La prova ne è, non tanto che Norman Gobbi sia apparso indispettito dal fatto che i suoi colleghi non si sono pronunciati in materia dell’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, quanto il fatto che sia venuto meno a quella collegialità che caratterizza – nel bene o nel male – l’unità del Governo e degli organi che vi fanno capo.

C’è poi la questione frontalieri che va affrontata in modo diverso. Non c’è solo la polemica a distanza tra Giovanni Ochsner e il sindaco Borradori, c’è una linea comportamentale debole che  vuole impedire agli imprenditori locali di godere del liberalismo economico fondamentale per la crescita, in un momento tanto fragile come quello attuale. E qui emergono le due misure adottate dalla Lega: Daniele Caverzasio, leghista, firma un’interrogazione con cui chiede al Consiglio di Stato se il “ricatto” di Ochsner può venire tollerato. Nessuno invece si chiede se la minaccia di Borradori, che si è detto disposto  a togliere il mandato all’azienda di servizi se fosse davvero ricorsa a personale frontaliere, è legittima o meno. Può apparire tale, almeno sulla carta, ma non lo è.

Primo perché ogni imprenditore – in assenza di norme che ne limitino l’agire – tende a fare quadrare i bilanci; norme che non ci sono e che il Governo a maggioranza leghista lascia in mano a Berna e all’UDC (con la votazione del 9 febbraio prossimo) e, secondo, perché il Dipartimento delle Istituzioni, diretto dal leghista Norman Gobbi, non disdegna l’assegnazione di mandati all’estero (soprattutto in Italia). Di questo, ovviamente, “Il Mattino” non parla affatto.

Le critiche però i leghisti non le accettano. Lorenzo Quadri, nel commentare il discorso del Presidente della Confederazione Burkhalter sulla libera circolazione, non ha esitato a definirlo “penoso”. Possibilità preclusa a tutti coloro che muovono critiche alla Lega o ai leghisti, diventando – a turno – gli zimbelli da sbeffeggiare sul sito web o sul settimanale di Via Monteboglia.

Sia quella di Ochsner sia quella di Borradori sono boutade? Può darsi, ma non è con le frasi lanciate a mezz’aria tra il serio e il faceto che si risolvono i problemi. Così fosse sarebbe un ulteriore segnale di nervosismo sociale e politico.

La domanda è ovviamente retorica (e di ciò chiedo scusa): come avrebbe reagito davanti a tutto ciò Giuliano Bignasca?

NOTE (di francesco de maria)  1. Il signor Ochsner, irritato, arrabbiato, ha parlato senza riflettere (prima di aprire la bocca accertarsi che… ecc. ecc.), se n’è presto pentito e si è precipitosamente scusato.  2. Il discorso presidenziale di Capodanno ha fatto su di me la seguente impressione: un tipo che predica seduto su una nuvoletta rosa, totalmente immerso nei suoi (discutibilissimi) pensieri. Se non ho letto male, il direttore del Mattino – sopraffatto dall’indignazione – ha usato nei confronti del discorso persino un termine più pesante.