La lingua come arma letale

Mi è spesso capitato di chiedermi quale sia la più grande virtù possibile all’essere umano. Come mi è capitato di chiedermi quale sia l’arma più temibile e dannosa in mano all’uomo.

Già i primi filosofi del mondo occidentale, secoli prima di Cristo, si erano occupati di questo tema, Socrate in particolare. Nella naturale evoluzione del pensiero e dei concetti venne poi la dottrina cristiana a codificare la nozione, partendo dal concetto che la virtù sia la disposizione abituale e ferma a compiere il bene. I Padri della Chiesa e vari Concilii definirono sin dagli albori della cristianità le 4 virtù cardinali (cardini del tutto, prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), le 3 virtù teologali (quelle che facilitano in un certo senso l’accesso a Dio, fede, speranza e carità) e per finire i 7 doni dello Spirito Santo (che predispongono alla pratica della virtù, sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio).

Appartengo alla fitta schiera degli agnostici, non mi interesso minimamente di religioni, le rispetto tutte (milioni e miliardi di persone non possono tutte essersi sbagliate, esattamente come il miliardo di agnostici) e non ho quindi idea di quali possano essere i concetti di virtù nelle varie credenze.

Constato, semplicemente, che la dottrina cristiana (cattolica, riformata, ortodossa e così via) è incorsa, se così possiamo dire, in una svista teologica: alle virtù cardinali e teologali avrebbe dovuto preporre una sola ed unica virtù: la virtù primordiale: quella di saper tenere la bocca chiusa.

E constato, conseguentemente, che l’arma più micidiale in possesso dell’Uomo è la lingua (nel senso di organo che contribuisce alla formulazione della parola, non di linguaggio, francese o tedesco o cinese che sia).

Ne deriva e consegue che gli animali, che non parlano (i pappagalli lo fanno innocentemente, senza sapere, suppongo, quel che dicono) e adoperano la lingua solo per mangiare, sono più virtuosi degli esseri umani.

Il divo Giulio

Anche Giulio Andreotti si è occupato di virtù. Ha lasciato detto: “L’umiltà è una virtù stupenda, ma non quando la si esercita nelle dichiarazioni fiscali”.

Magistratura militante

Alla tele, su vari canali: “il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) tutela le toghe: da Berlusconi denigrazione della magistratura”. Eh no, a denigrare non è stato e non è il leader di Forza Italia. Sono stati gli stessi magistrati, o meglio pochissimi tra loro, ma con enorme risonanza mediatica, le Boccassini, gli Ingroia e Woodcock vari, e prima ancora i Borrelli, i d’Ambrosio, per non dire del Tonino analfabeta diventato leader del partito che pretendeva di difendere i valori, poi anche ministro, i De Magistris, adesso sindaco di Napoli, e qualcun altro che non ricordo a screditare totalmente la magistratura italiana.

Esattamente come si è screditato tutto da solo lo stesso CSM, incapace, perché dominato da magistrati aderenti a Magistratura democratica, di fermare i personaggi suddetti, ammalati di protagonismo esacerbato e accecati da pregiudizi ideologici intollerabili in persone chiamate ad inquisire e giudicare in assoluta indipendenza dagli altri legittimi poteri dello Stato, il legislativo e l’esecutivo. Adesso questi magistrati possono inquisire, giudicare e protestare fin che vogliono, ma per milioni e milioni di cittadini, in Italia o all’estero, sulla scala della credibilità stanno due pioli sotto le lavandaie e i parrucchieri per signore, sia detto senza la minima offesa per queste ultime benemerite categorie di lavoratori.

La presidenza del CSM spetta di diritto all’inquilino del Colle. Napolitano, scaduto per sue precise scelte da un possibile rango di uomo di stato a quello di capo della sola sinistra, durante 8 anni non ha saputo trovare modo di stigmatizzare gli eccessi faziosi dei sullodati magistrati. Ha così dato il suo involontario contributo al degrado giuridico che affligge l’Italia.

L’agenzia “Soldiers & Poor’s” assegna un rating all’Unione Europea…

19.12.13: l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha tolto la triplice AAA all’UE. Strana questa diminuzione di valutazione. La PRA (Personal Rating Agency), di mia esclusiva proprietà, 228 collaboratori reclutati nel fior fiore del mondo dell’economia e della finanza, poco nota al grande pubblico, ma non meno efficace delle tre grandi statunitensi, ha invece migliorato la sua valutazione dell’UE, promovendola da ZZ+ a ZZZ, a far compagnia alla Fed di Ben Bernanke (ma presto sarà una donna a sostituirlo e allora i problemi si risolveranno quasi certamente), alla banca centrale giapponese di Shinzo Abe e alla BCE di Mario Draghi re dei Maghi.

Contrastanti i primi commenti dei politici che contano (si fa per dire). Per Enrico Letta un segnale (quello della S & P) da non sottovalutare, per Juan Manuel Barroso un errore grossolano, siamo i soli (sottinteso: noi dell’UE) senza debiti e con un bilancio in pareggio! Come dire che la montagna di cocci su cui sta comodamente seduta l’UE rimane proprietà delle singole nazioni e soprattutto di chi dovrà pagare il conto, i cittadini contribuenti.

Per la valutazione della mia PRA i due eminenti uomini di Stato non hanno speso una parola. In ricerca di sollievo non mi resta altro che il ricorso all’autoironia.

Gianfranco Soldati