Dopo una settimana di estrema volatilità sui mercati emergenti, molti si chiedono se non stiamo andando dritti verso una gigantesca tempesta, con la Cina la cui crescita si è inceppata e un’Europa invischiata in una debole inflazione che potrebbe trasformarsi in deflazione.

Dopo l’euforia forzata dello scorso anno, la vernice sui mercati inizia a staccarsi, rivelando cinque scogli che perturbano gli investitori.

1. L’inesistente “crescita americana”
E’ una doccia fredda. Per la maggior parte degli investitori la ripresa americana era un fatto acquisito.
La recente pubblicazione dell’indice ISM manifatturiero giunge a ricordare che negli Stati Uniti la crescita rimane estremamente fragile. Il crollo spettacolare dell’indice ISM è sufficiente per mandare una nuova ondata di shock in un mercato che non ha alcuna intenzione di assumere rischi, a causa della situazione dei mercati emergenti.
Va inoltre sorvegliata la situazione dell’impiego negli Stati Uniti. Oltre allo spettro di un nuovo “shutdown”. Il Segretario al Tesoro Jacob Lew,ha chiesto al Congresso di agire in fretta. Fra due giorni, il 7 febbraio, gli Stati Uniti avranno nuovamente raggiunto il limite in termini di capacità di contrarre crediti.

2. Il pericolo di una deflazione in Europa
A gennaio vi è stata una nuova contrazione dell’inflazione nella Zona euro, il che fa pensare che gli obiettivi della Banca centrale europea per il 2014 difficilmente saranno raggiunti.
Viene rilanciato il dibattito sul rischio di deflazione in Europa, non solo per le imprese ma anche per gli Stati. Per diversi economisti un’inflazione debole rende il rimborso del debito ancor più difficile.

3. L’incognita della Cina
Prosegue il rallentamento della Cina. Il passaggio a un’economia volta all’estero a profitto dell’investimento e della domanda interna non è indolore e ravviva i timori di difficoltà maggiori di quelle previste per la seconda economia mondiale.
Preoccupa anche l’attività industriale. La Cina ha confermato che l’indice PMI è sceso a 50,5 in gennaio, il livello più basso degli ultimi sei mesi. Una cifra che sottolinea la ripresa del processo di rallentamento dell’economia cinese.
La Cina rimane soprattutto sotto la minaccia dello scoppio di una bolla finanziaria, legata allo “shadow banking”, il credito nascosto che secondo l’agenzia di rating Moody’s peserebbe ben 4’800 miliardi di dollari.

4. Paesi emergenti. Banche europee esposte per 3’000 miliardi di dollari
Goldman Sachs ritiene che “la crisi nei paesi emergenti generalmente rimane in questi paesi” ma le Borse dei paesi sviluppati non sono immuni al rischio. Lo si comincia a vedere nei risultati di talune aziende occidentali.
Secondo la BIS, la Banca dei regolamenti internazionali, anche le banche potrebbero trovarsi di fronte a importanti quantità di crediti a rischio.
Le banche europee hanno prestato più di 3’000 miliardi di dollari ai paesi emergenti, quattro volte di più delle banche americane. Una fragilità di cui avrebbero volentieri fatto a meno, a poche settimane dagli stress test organizzati dalla Banca centrale europea.

5. Risultati : previsioni di crescita al ribasso
In questo inizio d’anno, in Europa le delusioni si sommano : ABB, Deutsche Bank, DSM, Royal Dutch Shell, Alstom, Essilor, SEB, Spir Communication… “Le previsioni di crescita dei benefici erano state corrette al ribasso durante l’intero 2013 e le previsioni per il 2014 seguono la stessa via – commenta un esperto della società di gestione Quilvest.

(Fonte : Les Echos.fr)