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Zibaldone 16

Libera circolazione delle persone. Un’idea di per sé buona, ancorchè discutibile, quella di abolire i confini all’interno dell’UE.

Un’idea che diventa geniale se si considera che l’Unione ha al suo interno un’isolotto piccolo piccolo, con un tenore di vita troppo alto per rapporto al proprio e in particolare con un grado di disoccupazione di molto inferiore: logico pensare che Bruxelles abbia previsto, al momento dei negoziati con la Svizzera, di poter scaricarvi parte della sua disoccupazione. Ed è purtroppo anche logico pensare che i negoziatori europei sapevano che con il Consiglio federale cedevole come una plastilina che avevano di fronte al tavolo delle trattative avrebbero potuto ottenere tutto e ancora più: immigrazione illimitata e misure di contenimento blande, limitate nel tempo, in totale carenza della volontà di applicarle sul serio da parte del nostro governo.

Un piccolo bilancio, per schiarirci le idee. Nei primi 11 mesi del 2013 146’000 immigrati. Nel 2012, tolte le partenze, un eccesso di 73’334 entrate. Nei primi 11 mesi del 2013 già un surplus di 78’487 entrate, 14% più dell’anno precedente. Gli addetti bernesi ai lavora calcolano che a fine dicembre si arriverà oltre l’85’600. Più degli abitanti di una città come Lucerna.

I sindacati, con una politica che più miope non si può,  hanno sostenuto a spada tratta l’accettazione popolare della libera circolazione, nell’illusione di poter così ottenere quel che premeva loro: i contratti collettivi di lavoro. Adesso versano lacrime di coccodrillo e lottano come iene arrabbiate per limitare i danni, ergendosi, petto in fuori e pancia in dentro, a unici difensori  di un mercato svizzero del lavoro, sempre più ostico ai lavoratori svizzeri che si vedono sostituiti da mano d’opera straniera più conveniente per i datori di lavoro.

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La spesa più importante decisa dal CN nella sessione invernale, oltre all’approvazione del preventivo di 66 mrd, è stata quella di 900 mio di franchi per il cosiddetto “corridoio di 4 metri” sulla linea del Gottardo. L’innalzamento di tutte le gallerie e dei ponti per permettere il passaggio dei nuovi autocarri huckepack di 4 metri di altezza. 710 mio verranno spesi in Svizzera, 230 mio a fondo perso in Italia. E`un regalo interessato, ma pur sempre un bel regalo ad un paese sempre vicino, ma solo una volta amico, che adesso ci tratta a pesci in faccia a proposito di liste nere, di manovre di rientro dei capitali e di trattative per i ristorni fiscali. Ciliegina sulla torta, altri 50 mio, sempre di franchi, non di lire, per lavori di ristrutturazione della stazione di Domodossola, situata, inutile dirlo, sulla linea del Lötschberg e del Sempione. La maggioranza formata da “verdognoli”, SP, PPD-CVP, borghesi di Evelyne Widmer-Schlumpf e “liberalverdognoli” non ha tenuto alcun conto di un fatterello: per i previsti lavori di 50 mio a Domodossola per il momento non esiste neppure un progetto esecutivo. Domodossola è in Italia, il credito votato è quindi traballante, rimane solo da sperare che i burocrati che dovranno concretizzare i versamenti siano più prudenti e provvedenti dei parlamentari dell’ampia  coalizione di sinistra.

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La perdente del 2013: Evelyne Widmer-Schlumpf, detta “Giuda in gonnella” dopo esser salita agli onori del Consiglio federale e della cronaca nel dicembre 2007 con una spudorata e vergognosa cospirazione elettorale, messa in pratica con il contributo decisivo di un consigliere nazionale socialista  grigionese e del capogruppo PPD-CVP al Nazionale.

Il giovedì 12 dicembre, penultimo giorno della sessione invernale, il CN aveva in agenda la discussione di 3 trattande del Dipartimento delle Finanze:

  1. Trattato di doppia imposizione fiscale con la Francia. Opposizione veemente dei parlamentari romandi. Favorevoli, more solito, SP e verdognoli, entrata in materia respinta con 122 no e solo 53 sì.
  2. Su pressione dell’OCSE la consigliera federale EWS propone una revisione dell’accordo fiscale sugli scambi di informazioni appena approvato nel febbraio 2013. Pretendeva addirittura, la Signora, con l’appoggio della sinistra, che le informazioni si potessero fornire anche su dati ottenuti con dischi rubati alle banche. Solo per collegialità con il Consiglio federale la Widmer-Schlumpf dovette sostenere una tesi contraria alla sua volontà. Lo fece digrignando i denti.
  3. Il CN rifiuta nuovamente il compromesso proposto dalla conferenza per l’adeguamento con il Consiglio degli Stati e toglie così 150 mio al preventivo 2014. Un ultimo smacco per la Giuda in gonnella.

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Sulla “Weltwoche” di fine anno UPE (Urs Paul Engeler, mitico corrispondente parlamentare a Berna del settimanale) fa un bilancio del 2013 di CF e camere.

EWS viene eletta al rango onorifico di “perdente dell’anno”: una promozione che condivido pienamente e mi procura grande piacere in quanto fatta da un giornalista che stimo come pochi altri. Anche i miei lettori meno attenti si saranno accorti che per la “Signora” nutro scarse simpatie.

UPE raffredda però subito le acque: il momento di rallegrarsi definitivamente non è ancora giunto. E`ben vero che nella sessione invernale il CN ha bacchettato a tre riprese la ministra delle finanze, e già nella sessione estiva aveva mandato a gambe all’aria la proposta widmer-schlumpfiana di un accordo fiscale con gli USA che ci avrebbe resi servi, anzi, addirittura schiavetti dei nostri amici del fisco americano. Ed è anche vero che il CN ha tolto 150 mio di franchi al preventivo 2014 per il quale EWS si è battuta come una lince in gabbia. Ed è anche vero che 150 mio su un budget di 66 mrd sono un’inezia, una quisquiglia, come avrebbe detto Totò, ma un fatto politico estremamente indicativo degli umori e del vento non più così scriteriatamente favorevoli alla grigionese come lo erano negli anni precedenti.

I successi incredibili della Schlumpf non erano dovuti ad una sua particolare perizia, ma solo ed esclusivamente al riflesso irrazionale anti UDC-SVP che affliggeva la grande maggioranza dei parlamentari borghesi. La politica di sfrenate concessioni e di fermezza nel cedimento di fronte a richieste sempre più esose da parte di stati e organizzazioni internazionali voluta dal governo su istigazione della ministra delle finanze, con sorridente ed affabile complicità del ministro degli esteri, ha finalmente destato le prime opposizioni in parlamento. Si comincia a capire che i cedimenti continui e ripetuti non portano frutti e che la resistenza non indebolirebbe ma rafforzerebbe la posizione della Svizzera. Però e purtroppo il danno già fatto è enorme e difficilmente recuperabile.

Comunque sia, le bacchettate subite dalla Signora sono innegabili e politicamente rilevanti. Perché allora non c’è motivo per definitivamente rallegrarsi? E`una domanda legittima alla quale daremo prossimamente risposta.

Gianfranco Soldati