Pubblico questo brioso pezzo, ripreso integralmente da sergiosavoia.ch, più per ragioni psicologiche che politiche. Esso mette bene in luce – pur essendo un racconto di parte – il vivo contrasto tra il goffo impaccio di forze politiche consapevoli di aver fatto un’enorme frittata ma altrettanto incapaci di confessarlo e l’irruenza inventiva e garibaldina di un leader verde che spiazza tutti.

Vi sto dicendo che Savoia ha tutte le ragioni e gli altri tutti i torti? Naturalmente no, alla mia età non si è più così ingenui. Ma l’ottusa paralisi di vecchi potentati schiavizzati dal “politicamente corretto” (e addirittura incapaci di gestire il riposizionamento del quadro politico, in atto ormai da parecchi anni) fa sì che uno guardi con simpatia a un calvo kamikaze che “rompe un po’ di piatti”, con fracasso. (fdm)

Kamikaze 1
Di seguito la cronaca fedele di una giornata folle, alla fine della quale la proposta di statuto speciale è passata con il sostegno di Lega, PS, Verdi e UdC (ringrazio di cuore questi partiti per il supporto e il senso di responsabilità – quando ci vuole, ci vuole). Qui sotto trovate il resoconto. Così sapete per davvero cosa succede (e come) in GC e dietro le quinte.

Lunedì pomeriggio, 17 febbraio, ore 15.45:
Arrivo in Gran Consiglio in ritardo, dopo un viaggio di lavoro a Zurigo: mi accoglie Angelo Chiello, Radio Fiume Ticino. Mi tolgo le cuffie (avevo Tangled Up di Caro Emerald a tutto volume – significa “Ingarbugliato” – titolo profetico!). Chiello mi chiede se sono d’accordo con la “nuova proposta”. Che nuova proposta? Casco dalle nuvole: sembro un pezzo dello space shuttle che si incendia al rientro nell’atmosfera. Già, pare che i partiti vogliano rimandare lo statuto speciale a marzo. “Per approfondire”.

Approfondire? Ma se la proposta di risoluzione è stata depositata nel gennaio 2010? E se, dopo che mi sono sgolato per mesi, è stata discussa da ottobre fino a febbraio (e rimandata mese per mese, sperando che la votazione del 9 febbraio andasse diversamente)? Non è che mi stanno leggermente prendendo per i fondelli? Non sarebbe cristiano, trovo…

Niente “approfondimenti”, dico con un grinta degna di Clint Eastwood. Intanto nei corridoi si fa avanti e indietro che neanche sulla Nomentana a Roma. Mancano solo i bidoni fiammeggianti.

18 febbraio, 11:15
Il giorno dopo c’è Commissione della Gestione. Verso metà mattina viene affrontato il tema “statuto”. Fiorenzo Dadò (PPD) propone una nuova versione del testo. Vuole aggiungere due punti. Nel primo si chiede a Berna di gestire le quote di immigrati e frontalieri su base cantonale. Nel secondo, caro ai PS, si chiede di rivedere la perequazione intercantonale, introducendo tra i criteri anche gli aggravi connessi con la libera circolazione.

12.00:
Io, mite come un agnellino, dico di sì a entrambi. Chiedo solo che si mantenga la dicitura “statuto speciale” e la nostra richiesta originale. Mite sì, fesso no.

Tutto bene: rose, fiori, rametti d’ulivo e sbattere di ciglia. Io e Marco Chiesa (che è il relatore) ci ritiriamo a scrivere il nuovo testo, a tempo di record. Lo mandiamo ai capigruppo, Tutto sembra a posto. Seguono pizza capricciosa per me e calzone luculliano per Chiesa. Ci rilassiamo. Sembra fatta.

13:50:
Dadò mi dice che forse c’è qualche resistenza nel suo gruppo. Ok, dico io. Mettiamo a fuoco qualche dettaglio. Scuoto la testa: ma di cosa hanno paura questi qui? E poi: o Dadò non controlla il suo gruppo, o sta facendo il simpatico…

verso le 15:30:
Chiesa mi informa che i PPD hanno tolto il sostegno al… testo che avevano proposto loro. Misteri della dissociazione psicologica. Dico, vabbè, andiamo in aula con quel testo lo stesso. Chiesa, paterno, mi spiega che non possiamo. Non abbiamo più la maggioranza. Intravvedo la fregatura. Entro in modalità “combat”.

Intorno alle 17:00
Vado da Pelin Kandemir Bordoli. Con un lampo di follia negli occhi, le chiedo se il PS sosterrebbe la mozione senza la parte relativa ai contingenti, su cui erano perplessi. Risposta: sì. Svolazzo da Chiesa come una farfalla appena uscita dal bozzolo e gli spiego la nuova situazione. Abbiamo di nuovo una maggioranza. Si tratta di fare una sorpresina a Dadò e ai PPD (oltre che ai liberali).

Intorno alle 17:15
Riunione di commissione. Non posso dire granché (Segreto d’ufficio) se non che il PPD rimane con il naso in mezzo alla faccia (oltre ai liberali, che l’hanno sempre avuto lì). Improvvisamente la risoluzione torna in gioco con una inedita maggioranza PS/Verdi/Udc/Lega. Mi sembra di intravvedere un luccichio di soddisfazione negli occhi del presidente Lurati. Ma sarà l’illuminazione non proprio museale della sala riunioni.

Gli eventi si fanno frenetici. Dadò corre alle contromosse, saltellando in giro come un camoscio. Convocato Ufficio Presidenziale a stretto giro, manco ci fosse un incendio. Nella riunione se ne inventano un’altra. La risoluzione non può andare così in Gran Consiglio perché “il testo è stato modificato”. Si noti che è il medesimo testo della mattina, su cui aveva trovato una convergenza la maggioranza. Sembriamo sconfitti. Sviluppo un’ulcera duodenale istantanea. Ma non molliamo. Io e Chiesa sembriamo ormai due gemelli siamesi, mentre Foletti se la ghigna sotto i baffi.

18:00
Ed ecco che Marco Chiesa ha un colpo di genio. L’articolo 102 della Legge sul Gran Consiglio permette la presentazione di risoluzioni seduta stante. Non ci resta che “inventare” una nuova risoluzione, identica a quella che l’Ufficio Presidenziale vuole trombare, e presentarla in aula.

Detto fatto: vado alla tribuna, la presento e scoppia il finimondo. Sembra la curva del Liverpool.

PPD e PLRT insorgono come se, invece di presentare la medesima bozza che hanno visto per tutto il giorno, avessi presentato alcune sure del Corano. Interventi a raffica per spiegarmi quanto sono scemo, com’è stupida la risoluzione, quanto il Consiglio Federale e le camere penseranno male di noi. Il tutto condito di un soffritto di balle gigantesco: il testo è lo stesso che hanno visto e firmato in giornata. Siamo stati costretti a presentarlo in forma di nuova risoluzione perché l’UP voleva impedirci di discuterlo e per salvare la nuova alleanza a 4 (Lega, noi, PS, Udc).

Vitta (che di solito è abbastanza intelligente da mandare avanti Dadò, quando c’è da far figure) chiede il rinvio in commissione. “Per approfondire”, ça va sans dire. Ribadisco che hanno avuto 4 anni per approfondire. 4 anni e un giorno. Beltraminelli interviene, una volta tanto dal vivo e non su Facebook, chiedendo anche lui di approfondire. Dimenticando che il governo, che lui presiede, ha aspettato 4 anni per pronunciarsi, e lo ha fatto solo dopo che gliel’hanno chiesto i deputati PPD. Dov’era tutta ‘sta voglia di approfondire, dal 2010 al 2014? Ma si sa, Beltraminelli con quella bocca può dire quel che vuole. Non è colpa sua: lo disegnano così…

Alla fine, dopo un dibattito degno di un suk mediorientale, la proposta di rinvio in commissione viene respinta (nel frattempo abbiamo pubblicato i nomi dei deputati che volevano rimandare tutto alle calende greche). Buona parte dei deputati PPD e PLRT abbandona la sala. Non sono solo cattivi perdenti. Vogliono indebolire la risoluzione, togliendole voti. In pratica, dovendo scegliere tra il proprio orgoglio ferito e gli interessi dei ticinesi, hanno scelto il primo. Non è una novità.

Nel frattempo Maurizio Agustoni interviene per 30 minuti, sperando che nel frattempo venga a mancare il numero legale o che il presidente Del Bufalo interrompa la seduta. Sembra un prete a cui hanno portato via i paramenti. Alcune beghine lo seguono rapite. Il resto del GC ne approfitta per fare pipì o bere un bianco.

Alla fine si vota, dopo una maratona estenuante. Ormai è poco più che una formalità. Socialisti, leghisti, Udc e, naturalmente, Verdi votano sì. Quel che rimane del PPD e del PLRT vota no.

Vittoria, sì. Ma con l’amaro in bocca. Ancora una volta, pur di non dare una soddisfazione a me, pur di non riconoscere il risultato del 9 febbraio, dopo aver fatto di tutto per mettere nell’oblio questa ragionevolissima proposta, i liberali e i pipidini hanno sabotato e bloccato e messo i bastoni tra le ruote.

E perché poi? Credo che alla fine il motivo sia semplice. Per paura.

I due partiti storici hanno paura. Ne hanno ben d’onde.

Sergio Savoia