Nessun cambiamento è possibile senza un nuovo modello di sviluppo
Mentre ovunque si dibattono le pretese riforme di Renzi, quelle che dovrebbero finalmente trasformare l’Italia in un paese moderno ed efficiente, non posso non provare una sincera pena per questo giovanotto che , da un paesino del contado toscano, è stato catapultato a Palazzo Chigi, ultimo agnello sacrificale di una società allo sbando.
Ma perché affermo questo con tanta sicurezza? La risposta è negli ultimi tre decenni della nostra storia , durante i quali tutti i leader avvicendatisi al potere sono incappati in un fallimento prevedibile e scontato . Cominciò Craxi, non certo uno sprovveduto, costretto all’esilio in Tunisia per supposti reati finanziari, ma in realtà per l’immenso buco di bilancio che aveva causato; da lì ebbe inizio l’agonia della Prima Repubblica, con i processi di Tangentopoli , Andreotti alla sbarra , Forlani ai servizi sociali, e chi più ne ha più ne metta. I tentativi di cambiare le istituzioni, ad opera di Mariotto Segni o tramite referendum, vennero quindi tutti bloccati o disattesi da una casta che tentava unicamente di salvare se stessa.
Nel 1994 si passò alla Seconda Repubblica, con la vittoria del centrodestra, a cui fece seguito il primo colpo di Stato della sinistra, appena sei mesi dopo, con l’intermezzo del povero Dini, il Quisling che spalancò le porte del governo ai comunisti. Neppure questi ultimi, però, ebbero vita facile: liquidato Prodi , in fretta e furia, seguirono gli esecutivi D’Alema e Amato, più per motivi connessi alla guerra nei Balcani che per ragioni interne. La legislatura si concluse nel 2001 con una disfatta elettorale della sinistra e un nuovo trionfo di Forza Italia. Da allora è stato tutto un alternarsi di maggioranze di segno opposto, con Berlusconi che ogni volta prometteva la rivoluzione liberale senza mai neppure iniziarla, e una sinistra che come unico rimedio allo sfascio vedeva l’aumento indiscriminato della pressione fiscale. Intendeva, con ciò, curare la malattia somministrando quantitativi sempre maggiori degli stessi batteri che l’avevano provocata: quel tassa e spendi che è la vera causa del tracollo nazionale.
Adesso ci sta provando Renzi , il quale , con lo spiritaccio toscano che lo distingue , si è definito l’ultima speranza degli italiani prima dell’avvento del Mago Otelma. A questo punto , mi sentirei di consigliare il Mago Otelma a tener pronto il bagaglio per il suo trasferimento a Palazzo Chigi. Infatti, nubi tempestose si addensano anche sull’attuale esecutivo, con la disoccupazione cresciuta di due punti in tre mesi, la deflazione su tutti i mercati, una pressione fiscale intollerabile e una burocrazia corrotta e invadente, fattori che impediscono qualunque utile iniziativa. A ciò si aggiunga il milione di nuovi clandestini atteso entro la fine dell’anno, e i conti sono presto fatti. La luna di miele, per il monello fiorentino , terminerà al più tardi entro luglio, quando i contribuenti dovranno pagare, di patrimoniale sulla prima casa , una tassa che sarà circa il doppio della soppressa IMU. Tutto lascia prevedere che in autunno il suo esecutivo salterà, e che l’ex-sindaco sarà egli stesso cacciato a furor di popolo.
E dopo? Probabilmente si tornerà a votare , ma le prospettive che qualcosa di sostanziale cambi, chiunque vinca , risultano pari a zero. Infatti, che vada al potere la destra o la sinistra, essa si troverà a gestire una società in palese, avanzato stato di dissoluzione, e nessuna pecetta sul sedere, nessuna aspirina si rivelerà capace di far regredire una malattia in fase terminale. I politicanti chiamati a governare, negli ultimi tempi, questo immane disastro, si sono arrabattati invano a trovare le coperture per sia pur modestissimi tagli fiscali o aumenti di stipendio. Quelle , però, non si trovano, e non perché, come sostengono demagoghi e imbonitori, gli italiani non paghino le tasse, cosa che invece fanno a livelli da esproprio, ma perché l’insieme delle allocazioni delle pur enormi risorse disponibili è totalmente assurdo e sbagliato.
Il modello sociale, di sviluppo e di crescita del nostro Paese è infatti la pesantissima eredità che ci ha lasciato la più devastante e sciagurata operazione politica di tutti i tempi, ossia quel compromesso storico fra sinistra democristiana e partito comunista , avviato fin dagli anni sessanta, che ha visto l’alleanza fra il marxismo-leninismo ortodosso e la peggiore demagogia di sedicenti, falsi cattolici infarciti di farisaico egualitarismo , odio verso ogni distinzione o merito, invidia per i più capaci e volenterosi. Gli effetti di quel patto scellerato , voluto dai poteri forti e dalla mafia finanziaria dell’epoca, sono l’affossamento della libera iniziativa, la pratica soppressione dei diritti di proprietà, oltretutto in totale dispregio di una Costituzione che viene proclamata la più bella del mondo soltanto quando fa comodo, la nascita di un apparato burocratico elefantiaco, irresponsabile, idiota e per sua natura nemico di ogni cambiamento. Risultato di tutto ciò, il dilagare di una corruzione mai vista a memoria d’uomo , che non lascia più immuni né il settore pubblico , né il settore privato che da quello dipende per la propria sopravvivenza.
Per modificare questo stato di cose, le giaculatorie dei politici e le mirabolanti promesse dei partiti ad altro non servono se non ad ingannare i cittadini, i quali peraltro non cadono più nel tranello e si astengono in massa dal voto. Questa è la fine della democrazia e la soppressione di fatto della sovranità popolare. Il solo modo di uscire dalla palude è cambiare alla radice l’attuale modello sociale , iniziando dalla stessa filosofia politica che lo sottende e riconsiderando l’intera allocazione delle risorse , a cominciare dall’apparato statale e dal Welfare. Per realizzare una rivoluzione di questa portata, ( parlare di riforma è pura ipocrisia), è indispensabile limitare il potere dei partiti, tutti d’accordo affinché nulla cambi, e restituire al popolo la sovranità diretta, creando istituzioni atte allo scopo. Le riforme di Renzi, iniziando dal fantomatico Senato delle autonomie su base interamente partitica regionale, e dall’abolizione del Cnel, il solo organismo che sia pure in modo del tutto insufficiente si richiama alla società civile, vanno in direzione diametralmente contraria. Ecco perché è inevitabile che anche il suo tentativo fallisca.
La mia proposta concreta, al termine di questa impietosa ma realistica analisi, è la formazione immediata di un team di esperti, composto da studiosi di scienze sociali e rappresentanti delle categorie dell’economia, del lavoro e della cultura, avente lo scopo di tracciare le linee guida di quel nuovo modello sociale, di sviluppo e di crescita, senza il quale è perfettamente inutile cambiare governi o maggioranze. Soltanto allora, quando una nuova classe dirigente se ne farà paladina e interprete, si potrà iniziare quel processo di mutamento, inevitabilmente lungo , ma in assenza del quale non esiste futuro per il nostro Paese e per le giovani generazioni.
Carlo Vivaldi-Forti