(fdm) Questa è una mossa ben concepita. Non basta (benché sia sacrosanto) condannare le ingiurie a Bertoli. È importante ottenere una dissociazione del Governo dai concetti che egli esprime, che giudichiamo profondamente errati.

Premesse

1. A scanso di equivoci, sottolineiamo che il nostro gruppo stigmatizza con forza la degenerazione che ha caratterizzato certi interventi su blogs e social networks, disapprovandone assolutamente i contenuti. Tuttavia, ciò non può essere preso come giustificazione a posteriori per relegare nel torto tutti coloro che non hanno per nulla apprezzato i contenuti dell’allocuzione del presidente del CdS in occasione dei festeggiamenti di Locarno.

2. Il discorso del 1° agosto da parte del presidente del Consiglio di Stato dovrebbe rappresentare l’opinione e gli auspici di tutto il governo.

3. Nel discorso tenuto quest’anno a Locarno, il presidente Bertoli ha espresso, a nostro avviso, gravi critiche e giudizi nei confronti della nostra democrazia diretta che andrebbe, a suo dire, corretta. Previe “vigorose riforme” – che, guarda caso, sono di stampo eminentemente socialista e alcune (per es. il salario minimo) già respinte dal popolo in votazione – il voto contro l’immigrazione di massa del 9 febbraio, espresso in Ticino da poco meno del 70% dei cittadini votanti, andrebbe rifatto.

Alla luce di quanto sopra, ci permettiamo di chiedere:

a. Condivide il Consiglio di Stato il contenuto del discorso del presidente Manuele Bertoli?

b. Se no, ritiene il Consiglio di Stato di distanziarsi ufficialmente da quanto espresso dal suo presidente?

c. Non ritiene il CdS di dover esprimere perlomeno qualche parola di scusa nei confronti del popolo – ticinese, ma anche svizzero – per il disdegno che emerge dal testo del discorso nei confronti del regime di democrazia diretta vigente in Svizzera e dell’opinione espressa da poco meno del 70% dei cittadini ticinesi votanti lo scorso 9 febbraio?

Per il gruppo UDC:
Eros N. Mellini – Marco Chiesa – Orlando Del Don – Lara Filippini – Gabriele Pinoja