I djihadisti dello Stato islamico che occupano il nord-est della Siria e il nord dell’Irak impongono con la forza un controllo su quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana.

Un giorno dello scorso luglio, un velo nero ha ricoperto in poche ore tutti i manichini esposti nelle vetrine di Mossul, in Irak. Nessun commerciante poteva disobbedire alla direttiva dello Stato islamico, pena la chiusura o la distruzione del negozio.

Oltre alle atrocità commesse sui civili nei territori conquistati, il nuovo califfato impone ogni giorno, dall’inizio di giugno, ordini e divieti tanto aberranti quanto assurdi, in nome dell’applicazione della Sharia.
La messa al bando di tutti i ginecologi maschi dalle cliniche e dagli ospedali, la chiusura dei saloni di parrucchiere, l’obbligo per gli allevatori di coprire con un panno le mammelle delle mucche, giudicate indecenti, figurano tra gli ordini dei nuovi padroni islamisti.

Militanti dello Stato islamico a Rakka, in Siria
Militanti dello Stato islamico a Rakka, in Siria

Questa strategia di imporre alle popolazioni passate sotto il loro controllo, con la forza e sotto la minaccia della loro legge, in ogni aspetto della vita quotidiana, fa parte dell’attuazione di un sistema totalitario rigorosamente organizzato.

All’indomani della proclamazione dello Stato islamico, alla fine di luglio da parte del “califfo” Abou Bakr al-Baghdadi, la formazione ha diviso le terre conquistate in sette dipartimenti, quattro in Siria e tre in Irak. Ognuna di queste province è guidata da un governatore e da un giudice religioso. Solleciti funzionari si adoperano affinchè i servizi e la vita quotidiana siano gestiti secondo un rigoroso organigramma.

Dopo aver ricevuto l’ordine di portare il velo nero che le copre da capo a piedi, le donne non vanno più al lavoro. Non possono più uscire di casa se non sono accompagnate da un maschio della famiglia.

Per dissuadere ogni tentativo di resistenza da parte della popolazione, lo Stato islamico ha instaurato un clima di terrore alimentato dalle esecuzioni pubbliche, dai rapimenti, dagli arresti e dalle torture. Dopo l’eliminazione di tutti i suoi rivali fra i movimenti della ribellione siriana, ha iniziato a recuperare i servizi creati dall’opposizione e ad approfittare dei funzionari ancora pagati dal regime di Damasco.

Lo stato islamico si mostra particolarmente efficace sul piano finanziario, approfittando di qualunque fonte di reddito nelle regioni sotto il suo controllo. Presso i salariati, i commercianti o gli agricoltori raccoglie una percentuale che va dal 5% al 50% del reddito.
Inoltre si deve pagare l’imposta sul reddito, che verrebbe ridistribuita ai poveri. Viene prelevato un diritto di passaggio per le merci che entrano nelle province, il 30% del loro valore.
Senza dimenticare il controllo e lo sfruttamento di importanti giacimenti di petrolio, sia in Irak che in Siria.

“Pochi mesi dopo la sua proclamazione, lo Stato islamico ha acquisito tutti gli attributi di uno Stato: governo, popolazione, continuità territoriale, sovranità e ben presto legittimità – sottolinea il geografo iracheno Muchtaq Khalil Ibrahim – Dispone di un esercito forte e fra i suoi ranghi conta anche esperti per il controllo delle risorse di acqua e petrolio. E’ capace di imporre l’autorità statale e di far rispettare la legge meglio di quanto fanno altri Stati nella regione. Ora deve solo guadagnarsi la fiducia della popolazione.”

(Fonte : liberation.fr)