L’Associazione Società Civile della Svizzera Italiana, il think tank Avenir Suisse e l’Istituto Bruno Leoni organizzano

giovedì 25 settembre 2014, ore 17.30, nell’aula A11 dell’USI

una conferenza della professoressa americana Deirdre McCloskey, eminente storica dell’economia di livello mondiale, dal titolo

 «Virtue Ethics in a Bourgeois World» (in inglese)

Segue aperitivo

Deirdre McCloskey è Distinguished Professor of Economics, History, English and Communication alla University of Illinois e Professore di Storia Economica all’Università di Göteborg. Autrice, negli anni Ottanta, di un testo classico come «La retorica dell’economia» (Einaudi, 1988), McCloskey sta ora lavorando su una trilogia sui cambiamenti culturali che hanno determinato la nascita del mondo moderno, di cui sono già usciti due volumi: «The Bourgeois Virtues» (University of Chicago, 2006) e «Bourgeois Dignity» (University of Chicago, 2010).

Il capitalismo, secondo McCloskey, non è soltanto il sistema basato sull’accumulazione del capitale: è, al contrario, un complesso ordito di regole formali e informali, convenzioni sociali, atteggiamenti culturali che hanno consentito un miglioramento senza precedenti nelle condizioni di vita di tutti.

McCloskey 2Proponiamo ai nostri lettori questa notevole e profonda intervista di Maria Teresa Cometto:

DEIRDRE MCCLOSKEY, GURU DELLA CORRENTE HUMANOMICS

L’ideologia borghese ha rivoluzionato il mondo nell’Ottocento e Novecento, scatenando l’innovazione e la crescita economica. Ora tocca alla Cina, all’India e agli altri Paesi emergenti adottarla per diventare ricchi. Una tappa obbligata sarà la libertà politica. Ma per capire questi fenomeni l’economia tradizionale non basta: bisogna studiare anche la testa della gente, ci vuole una humanomics oltre all’economics.

Lo dice al Mondo uno dei pionieri di questo campo, Deirdre McCloskey, docente di Economia, storia, inglese e comunicazione alla University of Illinois di Chicago e autrice del libro Bourgeois Dignity: Why Economics Can’t Explain the Modern World (“La dignità borghese: perché l’economia non può spiegare il mondo moderno”, University of Chicago press), appena uscito in America.

Maria Teresa Cometto    La “grande storia” economica dei nostri tempi non è quella dell’ultima grave crisi finanziaria ma, come lei ha scritto, l’adozione delle virtù borghesi da parte dei cinesi e degli indiani. In che senso?

Deirdre McCloskey   Gli alti e bassi del ciclo economico sono di routine. Ce ne sono stati una quarantina dal 1800 a oggi. Ogni volta il benessere reale dei poveri è aumentato abbastanza rapidamente al di sopra di quello che era al culmine del boom precedente. Quindi l’incremento del reddito e di tutte le buone cose legate al reddito (istruzione, crescita spirituale) è la grande storia degli ultimi 200 anni. E l’aumento dai 3 dollari al giorno con cui vivevano tutti i nostri antenati nel 1800 agli oltre 100 dollari al giorno di cui godiamo nei Paesi capitalisti, e anche ai 30 dollari al giorno che è la media mondiale. Dopo il 1978 il governo cinese ha permesso sempre più spesso alla sua gente di sperimentare il capitalismo: il risultato è stata la più veloce crescita economica della storia. L’India ha fatto lo stesso, un po’ meno freneticamente, dopo il 1991 e ora le sue prospettive sono ancora migliori di quelle cinesi. Le società aperte fanno meglio nel lungo periodo. E se Paesi come il Brasile, il Sudafrica o l’Egitto adotteranno la dignità e la libertà per il “borghese. come la Cina e l’India (e prima di loro l’Inghilterra e il Giappone) anche loro possono diventare ricchi. 

Il mondo moderno di oggi: per capirlo non basta descrivere fenomeni di routine come fa l’economia tradizionale. Bisogna considerare i cambiamenti sociali, politici e soprattutto ideologici. Negli anni Trenta lo sapevano sia il grande comunista italiano Antonio Gramsci, sia i grandi liberali come Luigi Einaudi. Il materialismo non spiega tutto e in particolare non il balzo in avanti dopo il 1800. Dobbiamo indagare la mente delle persone, analizzarle in tutta la loro umanità usando anche la letteratura, l’arte, la filosofia, la storia, non solo le curve e le equazioni. C’è bisogno, insomma, di una humanomics oltre 1’economics.

Quali sono le virtù borghesi?

DMC   Prudenza, coraggio, temperanza, giustizia, speranza, fede e amore. Sono le virtù che hanno scatenato l’innovazione, che è la chiave della Rivoluzione industriale e del mondo moderno.

A proposito di borghesia e classe media, essa è davvero in declino in America e in Europa?

DMC   È vero che molti Paesi ricchi come l’Italia e gli Stati Uniti sono diventati meno uguali. L’1% più ricco, i Berlusconi e i Gates del mondo, sono ancora più ricchi. Ma questo cambierà presto, perché: 1) innovatori come Silvio e Bill vengono copiati; 2) l’istruzione migliorerà dando a più persone una possibilità di successo economico e 3) comunque la gente comune ha continuato a migliorare. La crescita e la ricchezza delle classi medie hanno determinato il boom degli ultimi 200 anni. Ora tocca a Cina, India e Paesi emergenti. Ma a queste condizioni classe media stia soffocando. Basta chiedersi: stiamo meglio dei nostri nonni? Probabilmente. Ma la classe media non sta migliorando così velocemente come aveva fatto durante il miracolo economico del dopoguerra. E naturale e non è un motivo di disperazione.

È diverso il modo in cui l’America ha guidato l’innovazione in passato da come la stanno sviluppando la Cina e gli altri Paesi emergenti?

DMC    Sì, perché la Cina, l’India e gli altri vengono dopo. I progressi cinesi verranno soprattutto dall’imitazione per un lungo tempo. Dopo tutto, il reddito pro capite in Cina è di soli 15 dollari al giorno, anche meno in India. Entrambi i Paesi devono fare molte cose di routine prima di diventare ricchi come l’Italia o gli Usa. Ma a loro vantaggio c’è che, dovendo costruire nuove centrali elettriche a carbone, fare tante strade, creare così tanti tipi diversi di imprese, hanno l’opportunità di introdurre nuove tecnologie e spingere in là il sapere. Per esempio, i cinesi si preoccupano dell’inquinamento e poiché stanno costruendo due nuove centrali a carbone ogni settimana possono sperimentare nuovi modi di catturare l’anidride carbonica e gli altri gas nocivi. Dobbiamo aiutarli in quello.

Se l’innovazione coincide con la dignità e la libertà per la classe media, questa è possibile in Paesi dove non esiste libertà politica come in Cina?

DMC   Nella fase di imitazione, sì. Basta pensare al successo della Corea del Sud e di Taiwan negli Anni Cinquanta e Sessanta: non avevano la libertà politica, eppure sono cresciute in fretta. Ma dopo che un Paese ha raggiunto la frontiera del benessere, quando usa le migliori pratiche nel fare automobili o fornire assistenza sanitaria, per ottenere ulteriori innovazioni ha bisogno di libertà. Lo dice la storia. Sono stati i Paesi politicamente più liberi, come l’Olanda, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, che hanno guidato il cammino. Questo è il messaggio del mio libro e della storia nel lungo periodo: la libertà crea ricchezza. è positivo che l’India dal 1991 sia cresciuta così in fretta: la più grande democrazia del mondo ha dimostrato che può quasi eguagliare la più grande tirannia del mondo, anche nella fase di imitazione.

Possono l’America e l’Europa essere ancora leader mondiali nell’innovazione e nella crescita economica?

DMC   Guidare non significa dominare. Paesi non hanno bisogno di conquistarsi a vicenda economicamente. La crescita economica non è un gioco a somma zero. L’arricchimento di Cina, India e del resto del mondo è positivo per noi, allo stesso modo dello sviluppo artistico fuori dall’Europa e dagli Usa. Noi vecchie economie siamo ancora molto innovative in attività come quelle legate a computer, finanza, assicurazioni, servizi commerciali e tempo libero, ma anche in settori tradizionali come quelli delle macchine per la produzione. Che il resto del mondo ci raggiungerà e produrrà innovazioni proprie è bene per noi. I Paesi prosperano non perché gli altri sono poveri, ma perché tutti, ovunque, fanno innovazione.