L’Udc pretende i dati reali sulla disoccupazione in Ticino e chiede che si metta al voto “Prima i nostri”

(fdm) La “pretesa” dell’UDC sembra senz’altro ragionevole (ma sicuramente il “metodo di conteggio” della SECO corrisponde a una prassi consolidata). Si può capire il governo, che non ha alcun interesse a buttare sul tavolo un crudo e sconsolato 8%.


I senza lavoro in Ticino non sono il 3,9% della popolazione attiva, come comunicato oggi dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Pertanto, le persone senza occupazione, in questo cantone, non sono affatto 6210. Ma molte di più.

Incomprensibilmente e, ci spiace doverlo sottolineare, con scarsa propensione verso la correttezza, la SECO si ostina a non tener conto di chi non solo non ha un lavoro, ma non ce l’ha da oltre un anno e mezzo e si trova pertanto costretto a ricorrere all’assistenza sociale. La SECO deve spiegarci, una volta per tutte, per quale incomprensibile motivo chi si trova in condizioni più precarie di chi è iscritto agli Uffici regionali di collocamento (Urc), non debba mai essere conteggiato.

I senza lavoro in Ticino sono oltre l’8%. E questo è un dato molto serio, che è disonesto edulcorare, appigliandosi a interpretazioni che compromettono la serietà di qualsiasi analisi obiettiva e, pertanto, di soluzioni concrete. Sostenere, come fa la Segreteria di Stato dell’economia, che su base annua la disoccupazione in Ticino sarebbe addirittura diminuita di 0,3 punti, è semplicemente ridicolo.

Come se non bastasse, in queste ore i dati sui disoccupati sono stati arricchiti da note che, non si trattasse di problemi gravi, sarebbero da definire di colore, come la presenza di oltre 50 farmacisti italiani assunti al posto delle assistenti ticinesi, tra le quali 17 sono iscritte agli URC (e quante sono in assistenza?).

Per arginare fenomeni scandalosi, di cui la Seco e i suoi addentellati politici sono corresponsabili, l’UDC chiede pertanto al governo di mettere in votazione quanto prima l’iniziativa “Prima i nostri”, applicazione ticinese del risultato scaturito dalle urne il 9 febbraio.

Chi vive in questo cantone, come dimostra il caso dei farmacisti italiani, non può continuare a subire veri e propri soprusi, mentre chi è chiamato a intervenire si culla tra le braccia di Morfeo.

UDC Ticino, Gabriele Pinoja, presidente