Malgrado le difficoltà economiche e i mezzi limitati, il governo di Cuba si è messo in prima fila nella lotta contro il virus Ebola, mandando un importante contingente di personale medico nell’ovest dell’Africa, in un momento in cui le grandi nazioni lasciano che ad occuparsene siano le organizzazioni umanitarie.

Un contingente di 165 dottori e infermieri ha lasciato Cuba all’inizio di ottobre alla volta della Sierra Leone. Altre 296 persone sono attese nei prossimi giorni in Liberia e nella Guinea. Gli effettivi medici cubani costituiscono il più grande contingente mandato sul posto da un governo per combattere il virus.

L’iniziativa è stata lodata dalle Nazioni Unite, dall’Organizzazione mondiale della sanità e da diverse associazioni umanitarie, in un momento in cui le grandi nazioni si limitano a pubblicare statistiche allarmanti, a contribuire finanziariamente e a imporre misure di sicurezza alle proprie frontiere.
Sul terreno lasciano che siano gli operatori umanitari e le agenzie delle Nazioni Unite a cercare di arginare il propagarsi del virus.
Va fatta eccezione per gli Stati Uniti, che però non ha mandato sul posto personale medico, bensì un supporto militare : in Sierra Leone, Liberia e Guinea è prevista la presenza di 4’000 soldati americani.

Secondo l’ultimo bilancio dell’Organizzazione mondiale della sanità, il virus Ebola ha causato sinora la morte di 4’555 persone su 9’216 casi di contagio in sette paesi (Liberia, Sierra Leone, Guinea, Nigeria, Senegal, Spagna e Stati Uniti). Le Nazioni Unite temono un aumento esponenziale del numero dei contagi.

(Fonte : Le Monde.fr)