Per presentare la situazione dei bambini espulsi da Gobbi

(fdm) Anche se troviamo questo comunicato abbastanza stupefacente, non manchiamo di pubblicarlo, perché altrimenti che ci sta a fare un giornalista? Quanto ai Compagni, in fondo, si stanno movendo accortamente. Non si consiglia forse di “battere il ferro fin che è caldo?”

Quanto all’onorevole Gobbi, che abbiamo salutato questa sera al grande aperitivo benefico organizzato dai Lions luganesi, noi pensiamo che non abbia espulso nessuno. E pensiamo pure che tutta questa agitazione (la quale, volendo, sempre che nessuno si offenda, si potrebbe anche chiamare cagnara), destinata a continuare in piazza sabato a Bellinzona, dipenda moltissimo dalle elezioni dell’aprile 2015.

Un rimedio in verità ci sarebbe. Se la gente si convincesse che agitandosi in un certo modo si perdono dei voti, se ne starebbero forse tutti tranquilli.

 

Questa mattina una delegazione del Partito Comunista della Svizzera Italiana (PC) è stata ricevuta presso il Consolato Generale dell’Ecuador a Milano. La Repubblica dell’Ecuador è governata da una coalizione fra socialisti e comunisti presieduta da Rafael Correa, molto sensibile ai diritti dei migranti, tanto da aver allestito un programma per consentire un ritorno in patria dei cittadini ecuadoriani in Europa. Da tempo uno dei settori su cui il PC si sta specializzando è proprio, e non a caso, quello della cooperazione internazionale, che oggi mettiamo al servizio di un caso concreto che sta facendo discutere il nostro Cantone.

Durante il colloquio, oltre a ribadire gli ottimi rapporti che intercorrono fra il nostro Partito e il governo rivoluzionario di Quito, è stato presentata la vicenda dei bambini ecuadoriani di Contone costretti a lasciare il Ticino dopo l’intervento del Consigliere di Stato Norman Gobbi. E’ ora infatti di risolvere il problema, anche per casi analoghi che potrebbero avvenire in futuro, e ciò grazie ai legami di cooperazione che solo il Partito Comunista sta di fatto sviluppando, così da porre fine alla strumentalizzazione politica di questi casi umani. Riteniamo infatti che il “pietismo” nei confronti dei migranti e la becera xenofobia siano due facce delle stessa medaglia: la medaglia di chi non si sa relazionare con l’estero in modo proficuo. Questo modo di fare non porta a niente: né ai migranti in sé, né al nostro popolo.

Il Partito Comunista agisce invece in modo diverso: non si tratta, insomma, di fare una sorta di “pietismo caritatevole” (che non ha niente a che fare con la vera cultura della Sinistra), ma di agire concretamente in questo caso con il governo rivoluzionario del Paese d’origine dei bambini per una maggiore cooperazione con il Paese d’accoglienza (il Ticino in questo caso), sia per gettare le basi affinché il programma previsto dai compagni ecuadoriani per consentire un rientro in patria dignitoso dei migranti possa avere successo.

Il Partito Comunista della Svizzera Italiana ha gettato oggi le prime basi per collaborare proficuamente anche in questo ambito con il Ministero della Mobilità Umana di Quito perché riteniamo che la sinistra debba superare la fase dei piagnistei e anzi mettere in atto delle soluzioni concrete a vantaggio di tutti, nel nostro caso valorizzando le nostre ottime relazioni di cooperazione internazionale.

Partito Comunista della Svizzera Italiana

Massimiliano Ay, segretario politico