SoldatiUna bastonata sul fondo schiena, quella affibbiata all’iniziativa PPD dal popolo svizzero. Un aiuto alle famiglie che favoriva in misura preponderante quelle che di aiuti non hanno bisogno. Adesso i perdenti, con l’aiuto dei media buonisti e cortesi, propagano la favola di un’influenza dell’intervento dei ministri cantonali delle finanze a determinare l’esito negativo (negativo per gli iniziativisti, molto positivo per la Svizzera) uscito dalle urne, quando invece la disfatta altro non è che la conseguenza di un minimo di capacità di ragionamento nella mente di chi ha votato, tanto evidente era che l’accettazione dell’iniziativa avrebbe molto giovato alle famiglie abbienti e poco a quelle bisognose.

Christophe Darbellay, un presidente nazionale che la sua parte nella perdita di consensi del PPD non l’ha certo delegata ai suoi subalterni, sin dall’infausto intrigo del 2007 per l’ignobile cacciata di Blocher dal Consiglio federale, ha subito richiamato all’ordine il partito: “dobbiamo fare autocritica”. Una volta ancora non ha capito che l’autocritica la deve fare lui, non il partito, di preferenza rassegnando quelle dimissioni, senza le quali il PPD sul piano nazionale non ha o ha solo scarsissime possibilità di ritrovare quel secondo seggio non recuperato nel 2011 proprio in seguito all’intrigo di Darbellay (allora democristiani e liberalradicali erano praticamente caduti allo stesso livello).

Rallegrante la constatazione che gli elettori UDC si sono ben guardati dal seguire la stupefacente raccomandazione favorevole all’iniziativa PPD da parte dell’assemblea nazionale dei delegati. Una raccomandazione assolutamente illogica e quindi non spiegabile con ragionamenti. Forse un inconscio e maldestro tentativo di avvicinamento al PPD in vista delle elezioni del prossimo ottobre? Un’altra spiegazione non la trovo.

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Se il PPD ha dovuto incassare un’amara sconfitta (75 a 25), per i verdi liberali e soprattutto per il presidente Martin Bäumle si può parlare di una batosta come mai ne ho vista un’altra. Infatti, stando ai giornali, si deve risalire al 1929 per trovare un risultato peggiore. Ma allora in votazione stava anche un controprogetto, accettato dal popolo con un 67% di sì.

Tiana Angelina Moser, capogruppo dei Verdi liberali in CN, mandata allo sbaraglio televisivo al posto dell’incauto e poco sagace presidente, ha proclamato che si tratta di una bocciatura di un progetto, non di un partito. Il fatto stesso di accennare al partito dimostra che quello che teme sia proprio che possa trattarsi di un fallimento che non mancherà di avere conseguenze in ottobre.

A guisa di consolazione per gli amici verdi liberali (più verdi di delusione che di ecologia, e più liberali a parole che a fatti) farò notare che nel mio comune hanno ottenuto un brillante sostegno, nella misura del 13,75%. Un buon risultato, quasi il doppio della media nazionale e cantonale. Ottenuto con l’aiuto non so di chi, certamente non il mio. A meno che si sia trattato di un errore nella conta dei voti.

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Un’altra personalità è subito apparsa sugli schermi per assicurarci, nel suo rocambolesco dire, meritevole almeno perché fa lo sforzo di esprimersi in italiano, che il massacro subito dall’iniziativa verde-liberale nulla ha a che vedere con la svolta energetica imposta al CF e poi al Parlamento dalle 4 donzelle, con lei come capintesta (adesso sono solo 3, ma al momento dell’infausta decisione erano in 4, c’era anche la Michelina ginevrina): Doris Leuthard!

La Signora può raccontare quel che vuole, ma il popolo svizzero ha dimostrato a più riprese di essere più intelligente e sagace dei suoi governanti. Lo ha fatto il 6 dicembre 1992 e ripetuto a più riprese sino al giorno d’oggi. E lo farà anche a proposito della svolta energetica, non appena gli si permetterà di votare. Via dalla “svolta”, infausta e dannosissima per il semplice fatto che per il momento va contro leggi incontrovertibili della fisica e dell’economia. Il proseguimento sulla strada prescelta dalle 4 donzelle, ottenuto a suon di sovvenzioni miliardarie prive, allo stato attuale dei progressi tecnologici, di prospettive, può solo condurre al disastro. Come quello toccato all’Italia, stupidamente uscita dal nucleare anni fa.

Le possibilità dello sviluppo tecnologico di arrivare alla fusione nucleare sono almeno pari e probabilmente superiori a quelle dell’eolico e del solare di riuscire ad immagazzinare l’energia prodotta in eccesso, ma solo nelle ore favorevoli (in Svizzera 10% nel solare e 15% nell’eolico).

E allora appare chiaro a chi non è accecato dall’ideologia e dall’utopia che al momento attuale bisogna tenere aperte le due opzioni e impedire a CF e Camere di fare danni.

Gianfranco Soldati