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Saif-al-Islam_2038118bUn tribunale libico ha condannato a morte, martedì 28 luglio, Saif Al-Islam Gheddafi. La condanna è avvenuta in contumacia. Prima della caduta del regime libico, nell’ottobre 2011, era considerato l’erede politico e potenziale successore di suo padre, il colonnello Muammar Gheddafi.

Arrestato poche settimane dopo la morte del padre, nell’ottobre 2011, l’uomo è sempre tenuto prigioniero dagli ex ribelli di Zenten, nell’ovest della Libia. Le autorità hanno cercato invano di negoziare il suo trasferimento verso Tripoli, da cui la condanna in contumacia.

Il tribunale di Tripoli, dove regna una coalizione di milizie in parte islamiste, ha anche condannato a morte l’ultimo primo ministro di Muammar Gheddafi, Baghdadi Al-Mahmoudi e l’ex capo dei servizi segreti, Abdallah Senoussi. In totale, 37 persone sono state processate per il ruolo avuto nella repressione della rivolta che aveva portato alla caduta di Gheddafi. Le accuse sono assassinio, furto, sabotaggio, atti contro l’unità nazionale, complicità nell’incitamento alla violenza e reclutamento di mercenari africani.

GheddafiSin dall’inizio della rivolta contro suo padre, Saif Al-Islam aveva sostenuto la linea dura contro i manifestanti, mentre nei mesi precedenti appariva favorevole alle riforme e denunciava i complotti tra islamisti e Al Qaeda per destabilizzare la Libia.

Durante il processo che si era aperto a Tripoli nell’aprile 2014, Saif Al-Islam era apparso in videoconferenza da Zenten. La maggior parte degli altri accusati era in carcere a Tripoli, mentre otto ex dirigenti si trovano tuttora prigionieri a Misrata (200 km a est di Tripoli).

I processi erano stati criticati dai difensori dei diritti dell’uomo, a causa delle restrizioni di accesso alla difesa e segnati da contrasti, sempre in corso, con la Corte penale internazionale circa le competenze nel giudicare il figlio di Muammar Gheddafi. Saif Al-Islam, così come l’ex capo dei servizi segreti Senoussi, è oggetto di un mandato d’arresto internazionale della Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra durante la rivolta del 2011.

Nel maggio 2014, dopo aver richiesto più volte e inutilmente l’estradizione, la Corte penale internazionale aveva dichiarato che i prigionieri non potevano essere giudicati da un tribunale libico, per la mancanza di garanzie circa un processo corretto e imparziale.

Dopo la morte di Muammar Gheddafi la Libia è precipitata nel caos e la legge viene fatta dalle varie milizie regionali. Nel 2014 la milizia Fajr Libya ha preso il controllo della capitale Tripoli, spingendo il governo riconosciuto dalla comunità internazionale ad andare in esilio nell’est del paese.