incontri-ravvicinati-del-terzo-tipo_21447Una bella domanda: quanti sono nell’universo i pianeti simili al nostro e che potrebbero quindi ospitare esseri viventi come li intendiamo noi? Nella nostra galassia sinora si sono reperiti oltre 2000 pianeti dopo la scoperta, da parte di astronomi svizzeri, del primo, chiamato 51 Pegasi b, nel 1995. Nessuno però che abbia caratteristiche simili a quelle terrestri. Ma si presume con pratica certezza che nella nostra galassia, quella che compone la Via Lattea, vi siano centinaia di miliardi di pianeti. Quante siano le galassie non si sa, sono certamente migliaia di miliardi e forse ancora più. Roba da farti venire il mal di testa al solo pensarci, e mi domando se gli studiosi di astronomia prendano per prevenirlo l’aspirina come i cardiopatici, fin dall’inizio dei loro studi universitari.

Ad occuparsi dello studio di tutto quello che è extraterrestre vi sono anche le religioni o, meglio detto, la teologia, da un punto di vista che è però immateriale e probabilmente inconciliabile con quello dell’astronomia. Il Vaticano se ne è preoccupato, perché la pura logica obbliga a pensare che, se è vero, come è assodato, che le galassie sono centinaia di miliardi e se è anche vero che ogni galassia contiene centinaia di miliardi di pianeti, di pianeti simili alla terra, quindi disponibili per il formarsi della vita come la intendiamo noi, ne devono esistere a centinaia di migliaia se non a miliardi. Pensare che il Creatore abbia riservato la sua attenzione alla sola Terra, una goccia, anzi una molecola di acqua nell’oceano sterminato dell’Universo, non è possibile. Per la religione cattolica è un nuovo dilemma, del tutto simile a quello posto da Galileo Galilei nel Seicento sostenendo la teoria copernicana dell’eliocentrismo (del primo Cinquecento) e a quello della teoria dell’evoluzionismo di Charles Darwin dell’Ottocento.

A complicare il tutto sta il fatto che nessuno è mai riuscito a definire in modo ineccepibile e irrefutabile cosa sia la vita. Teoricamente potrebbero esistere forme di vita, non basate sulla biochimica del carbonio, ma di un qualsiasi altro elemento o addirittura su meccanismi elettronici (come potrebbe essere quella dell’intelligenza artificiale oggetto della moderna ricerca). Un rompicapo quindi anche per la nostra modesta e limitatissima curiosità.

Adamo

Il regolamento della polizia di Zurigo   Il nuovo ombudsman (mediatore, difensore civico) radiotelevisivo e successore di Achille Casanova, Roger Blum, professore emerito di scienze dei media a Berna, sembra voler adottare la stessa linea del suo predecessore, che per giudicare i ricorsi a lui inoltrati si basava sul regolamento della polizia di Zurigo, composto di due soli articoli. Art.1: la polizia di Zurigo ha sempre ragione. Art. 2: in caso di contestazione fa stato l’Art. 1. Statuendo su un ricorso di una singola persona contro l’abuso manifesto della locuzione “populismo di destra” alla TV svizzero-tedesca, l’emerito professore ha deciso che l’espressione è ineccepibile perché definisce semplicemente un determinato genere di partito e priva di qualsiasi connotazione tendenziosa o stigmatizzante. Potrebbe essere, o sarà anche vero. Ma da parte di un ente televisivo dove la destra è sempre, per sua natura, “estrema” e la sinistra quasi mai, per non dire mai, dando quindi per sottinteso che la sinistra è moderata e ragionevole per divino decreto, l’assenza di intento denigratorio è e rimane più che dubbia.

Abbiamo quindi a che fare, con il nuovo ombudsman radiotelevisivo,  con uno specialista di botanica arborea al quale un albero impedisce di vedere la foresta. Quello che i tedeschi, con felice espressione priva di qualsiasi connotazione tendenziosa o stigmatizzante, definiscono come “Fachidiot”. Noi poveri italofoni ci accontentiamo modestamente dell’appellativo vagamente dialettale di “professorone”.

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Gianfranco versus Barack   Che la Nato non sia altro che il braccio armato degli USA, con una partecipazione a livello di vassallaggio (cui la Svizzera fatica terribilmente a sottrarsi, restando per il momento con il suo esercito solo “Nato compatibile”) di numerosi stati che servono a darle una parvenza di democraticità e condiviso consenso, potrebbero o dovrebbero oramai averlo capito tutti. Così come aumentano di giorno in giorno gli ex ammiratori dei nostri salvatori dal nazismo e dal comunismo sovietico che hanno capito che gli USA vogliono restare potenza egemone anche a costo di scontrarsi e devastare il resto del mondo. Dopo la caduta del muro di Berlino (1989) e la conseguente implosione dell’impero sovietico gli USA avrebbero potuto convertire  a scopo pacifico i loro giganteschi investimenti nell’armamento. Invece la loro scelta fu quella di rafforzare ulteriormente la loro supremazia assorbendo nella Nato a partire dal 1999, rinnegando così tutte le promesse più volte espresse, praticamente tutti gli stati del “defunto” Patto di Varsavia. Hanno così  portato il proprio esercito, lupo mascherato sotto le vesti dell’agnello chiamato Nato, direttamente ai confini di uno dei due soli stati in grado di contestare la loro egemonia, la Russia, l’altro essendo la Cina. Nel quadro di una “colorita”, chiamiamola così, politica hanno inventato e fomentato la rivoluzione “arancione” in Ucraina (ai tempi della guerra in Vietnam l’”Orange” era solo il diserbante versato a centinaia di migliaia di tonnellate sulla foresta vietnamita per snidare i guerriglieri di Ho Ci Min) e quella “rosa” in Georgia, per destabilizzarne i legittimi governi e instaurarvi al loro posto loschi personaggi di loro fiducia. La politica inutilmente ostile alla Russia, con una inaccettabile e durevole denigrazione di Putin, che purtroppo fa ancora presa su una quantità di miei amici e conoscenti che già hanno capito che i dirigenti americani, un tempo tanto ammirati, non erano poi quei gentiluomini che si credeva, è continuata con l’imposizione di sanzioni che più che la Russia danneggiano quegli stati dell’UE che intrattenevano vantaggiosi rapporti commerciali con l’ex impero sovietico.

L’esperienza insegna, da oltre 200 anni, che gli USA non demordono, costi quel che deve costare, a loro in dollari, che stampano a volontà, agli altri in morti e devastazioni, dal loro intento egemonico. Per fortuna nostra, l’esperienza insegna anche, da oltre 6’000 anni, che anche le potenze egemoni prima o poi decadono.  Purtroppo, e mi scuso per il pessimismo nero, venendo sostituite da un’altra potenza divenuta a sua vota egemone.

E`il fatal destin che non si cangia, il pesce grosso il piccol mangia, soleva dire mio nonno Enrico.

Gianfranco Soldati