sciolli

“Spero di vederla un giorno alla testa del Festival” (di Locarno)

“Mario vieni a noi!”

“Rudy Chiappini rappresenta un mito intoccabile”

“Il LAC è piccolo e obsoleto in partenza”

“Giovanna sarà eletta”

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“Spettacolare la tua intervista a Mister X, Diego Cassina. Perché non l’hai fatta a me?” “Scusami, non volevo offenderti…” “Sarei pronto a rispondere a tutte le domande che gli hai fatto…”  “Interessante!”  “… Naturalmente con risposte UN PO’ DIVERSE”.  “Arminio, non vorrei inibirti, ti lascio fare. Ma, mi raccomando, ho già una quantità di nemici. Abbi pietà”

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Arminio Sciolli, si presenti ai lettori di Ticinolive. Qual è stata sin qui la sua carriera e qual è attualmente la sua professione?

Arminio Sciolli  Figlio di diplomatici ticinesi, nato a Berna, nel 1959, balzarellando quale bagaglio da una capitale all`altra con scarti di 4 anni, assistendo alla grande mutazione della lingua franca internazionale dal francese all`inglese, con il conseguente cataclisma culturale, conoscendo premi Nobel, artisti ed eruditi,  formando la mia fortuna.

La maturità conseguita al Lycee Chateaubriand di Roma, frequentata da figli di cineasti, attori, e notabili romani, pareva garantire la conservazione del mio status in una classe che non conosce la distinzione di culture, nazioni, religioni, razze. Le mie illusioni di proseguire con degli studi di cinema e letteratura a Roma o Parigi, vennero sostituite dall’incubo degli studi in diritto a Zurigo, ed il mio “rientro” in provincia obbedendo agli ordini di Memè, mia nonna, il cui maggiore ideale (ma non il mio) lo impersonava la figura dell’avvocato E notaio.

Risparmio al lettore la mia fuga dai Piombi, che mi portò a un piacevole esilio in Russia e stati satelliti.

Una decina di anni fa torno in Ticino col tentativo di recuperare il rivellino (allora con la minuscola) del castello di Locarno -assieme a mio fratello Paolo intanto cresciuto-  operando nella ricerca della paternità della fortezza, attribuita a Leonardo da Vinci da Johannes Rahn, il maggior storico svizzero, specializzato nei monumenti ticinesi. Grazie ai mirabili studi del prof. Marino Viganò, riuscii a coinvolgere i maggiori esperti di Leonardo, a recuperare la struttura, aggiungendovi un’ala espositiva moderna, e inaugurando la struttura “il Rivellino LDV” (da ora in poi con la majuscola) il Primo Agosto del 2009 con una mostra multimediale di Robert Wilson.

Lei organizza mostre?

AS  Ho sempre cercato di andare e partecipare a mostre, conferenze, spettacoli, ecc. sono la mia droga. Organizzarle e allestirle, non costituiscono nessun onere lavorativo, ma un piacere, una vacanza.

Ho imparato molto dagli architetti Italo Rota e Margherita Palli, da chi ho vissuto a Milano, e osservando Rudy Chiappini.

Dall’apertura del Rivellino organizzo mostre, performance, conferenze, minifestival, libri, ecc. in Ticino e all’estero, a un ritmo di una decina (nel 2015 quaranta solo per il padiglione del Corriere della Sera ad EXPO) all’anno. L’integrazione a febbraio di un bypass al mio metabolismo ha ridotto drasticamente la mia attività, comunque coronata dalla mostra “Beat Generation” al Centro Pompidou di Parigi  (500`000 visitatori), che andrà al ZKM di Karlsruhe a fine novembre.

sciolli-fratelliPaolo e Arminio Sciolli

Lei sarebbe disponibile a entrare per “cooptazione” nel Direttivo del LAC? 

AS  La ringrazio per la Sua considerazione, ma non ritengo di esserne all’altezza, né politicamente (non sono mai stato attivo), né culturalmente (l’Italia è un bacino di sommi critici d’arte). Mi spiace che nessuno abbia pensato a nominare mia sorella, Lidia Zaza-Sciolli, diventata direttrice di Christie’s Ticino rispondendo ad un annuncio sul giornale, quando il Museo Cantonale la teneva in precario, e oggi direttrice di AXA Art Ticino.

Il Consiglio comunale ha  votato (poi la procedura si è incagliata) su tre nomi: Grassi, Pesenti (proposti dal Municipio) e Giovanna Masoni. A chi vanno le Sue preferenze?

AS  Come guadagnarsi tre nemici con una risposta? O almeno uno.

Vado al sodo: Patrizia Pesenti è una amica che stimo estremamente colta, ha chiamato sua figlia Nora in onore alla consorte di James Joyce. Patrizia impone la lettura dell’Ulisse ai suoi pretendenti. Mi ha fatto brillare quando era in Governo, incantando a tavola Bob Wilson, Peter Greenaway, Mario Dondero, e tanti altre star mie ospiti, dando bella mostra della sua agilità mentale, nonché del suo ricco bagaglio culturale.

La famiglia Masoni è un’amicizia storica di famiglia. Giovanna Masoni è senz’altro l’unica persona ad aver seguito, nel bene e nel male, l’intero e complesso iter del LAC.

Parliamo di grandi mostre “con le file fuori”, anche Lugano ne ha avute. Ricordo ad esempio una spettacolare mostra di Bacon che riscosse enorme successo…

AS  Preceduta da quella di Benton, in uno spazio espositivo impossibile, e Nolde, e Basquiat, e Barcelò, e Chagall, e Modigliani, e Christo… La Città di Lugano e il condottiero Rudy Chiappini seppero tenere accesa la fiamma di Villa Favorita, fiamma anche del peccato originale, perché il Barone è stato il maggior collezionista e mecenate della storia, proprio qui a Lugano.

Parliamo dell’ala espositiva del LAC. È funzionale, ben concepita?

AS  Non voglio mancare di rispetto all’architetto Gianola, ma come per la direzione artistica del LAC, bisognava sfruttare l’effetto Bilbao, mettendo da parte il solito politically correct dei concorsi insulsi già in partenza. Mi sembra che il progetto di Gehry per la Fondazione Louis Vuitton a Parigi sia costato 100 mio di euro, un po’ di più il Guggenheim di Bilbao. Abbiamo una delle cinque sommità mondiali dell’architettura: perché non abbiamo coinvolto Mario Botta?

Il LAC è piccolo e obsoleto in partenza : non dispone di aree multimediali, di ristorazione e svago, gli spazi espositivi sono insufficienti, per non citare la piazza. Grande occasione sprecata. Peccato.

A proposito di temporanee, come giudica la mostra “Signac”, inaugurata da poco?

AS  Non male : bisogna capire che si tratta di un operazione low-cost che coinvolge una singola collezione, quindi mai completa per definizione (mancano vistosamente i “nocturnes”). La differenza tra collezione e esposizione museale, a chi spetta in genere completare con dei prestiti.

Parliamo dello Spazio – 1. Non fa parte del LAC, tuttavia…

AS  Credevo fosse parte integrante della struttura del LAC/MASI, e se mi permette, è l’impressione che emana verso il pubblico. Ottime mostre, comunque sia.

Danna e Giancarlo Olgiati hanno una collezione importante?

AS  Importante senz’altro, ma pur sempre  una collezione, considerando il Barone Thyssen (lo so era Barone von Bornemisza) come un’eccezione che conferma la regola, seguendo un percorso e un gusto (ottimo) personali. A leggere le risposte di Mr X, Danna e Giancarlo Olgiati intendono giocare un ruolo nella scelta di un direttivo in seno al LAC (why not?).

Quali ne sono i pezzi più pregiati?

AS  Vista dall’esterno, e considerando quello che ho potuto vedere nello Spazio -1, mancano delle cosiddette “icone”. A mo’ d’esempio, rammento, sempre nella Collezione Thyssen-Bornemisza a Castagnola, il ritratto di Enrico VIII di Hans Holbein, o la Santa Caterina del Caravaggio, o l’Arlecchino di Picasso col quale si fece immortalare sul tetto di Villa Favorita con il panorama della Baia di Lugano in sfondo.

Potrebbero lasciare le loro opere alla città di Lugano?

AS  Ho sempre creduto avessero donato la loro collezione, e credo sia opinione comune. Probabilmente sono male informato.

Si può dire che ci sia rivalità tra lo Spazio -1 e il MASI ?

AS  È anche opinione comune che lo Spazio -1 funga da eminenza grigia nelle scelte del LAC/MASI, e cosi prima dell’On. Giovanna Masoni, a partire dall’allontanamento di Rudy Chiappini. La scelta di Diego Cassina, che stimo, sembra l’ultimo frutto.

meng-sciolliIl Municipio ha oggi, quale successore di Giovanna Masoni, un nuovo capodicastero per la Cultura, Roberto Badaracco. Una svolta?

AS  La svolta la dovevano portare una architettura provocatoria e un direttore artistico di grido (Vicente Todoli, il dinamico e giovane ex direttore della Tate Modern ha orbitato inosservato davanti ai nostri schermi, finendo all’Hangar Bicocca con uno stipendio di tre volte inferiore a quello luganese). Roberto Badaracco avvocato liberale come Giovanna Masoni, rappresenta una continuità di linea politica.

Una domanda di grande attualità. Nel Direttivo del LAC Roberto Badaracco e Giovanna Masoni potrebbero convivere senza problemi?

AS  Non vedo perché no.

Lunedì e martedì sera ho assistito dalla tribuna stampa allo psicodramma in Consiglio comunale. Lei ha certamente letto i giornali. Un Suo commento mi interessa molto.

AS  …e martedi sera tutto il cantone su Facebook in periscope. L’antidemocratica e penosa assenza della frazione socialista : spero che Giovanna Masoni si accorga di quali fragili alleanze aveva stretto.  Riconosciamolo: noi ticinesi siamo italiani.

Piuttosto mi permetta gli elogi alle donne : prima all’On. Zanini votando Masoni e Pesenti in Municipio, per chi non se ne fosse accorto due donne. Il PLRT ha poi salvato la faccia grazie alle Consigliere. Mi complimento con tutte loro, e spero che la classe politica ed imprenditoriale ticinese riservi maggior attenzione nei loro riguardi : il tasso di disoccupazione femminile in Ticino sale al 10%!

Tutti (o quasi) hanno biasimato la procedura di nomina del Direttivo  (abortita) e il relativo “teatrino”. Dove si è sbagliato? Chi ha sbagliato?

AS  Si è voluto adattare la Legge ai propri fini? Roba da Montecitorio!

I partiti politici – come si poteva facilmente prevedere – sono sul piede di guerra. Come si potrà giungere a un accordo, dopo la rottura?

AS  Non faccio politica : sparerei solo una gaffe.

Lugano Arte e Cultura ha compiuto 1 anno. È poco per fare un bilancio ma tentiamolo ugualmente.

AS  Gli spettacoli teatrali funzionano. Ho spesso incrociato ticinesi ai teatri milanesi, bella questa passione collettiva per una forma di spettacolo che non tramonta mai. Geniale l’alleanza col Piccolo di Milano e l’inserimento di Carmelo Rifici. Superlativo l’aggancio al Museo Multimedia di Mosca e ad Olga Sviblova, Zarina della Cultura Russa, tramite la Mostra di Rodchenko.

Come giudica il LAC da un punto di vista architettonico?

AS  Mario vieni a noi !!!

La fusione tra i due musei d’arte, il Cantonale e il Luganese, è cosa fatta. Come valuta questa operazione? Era opportuna? Era indispensabile?

AS  Forse andavano tenuti  separati: Lugano è una città estremamente dinamica e, pur se piccola, con una forte vocazione internazionale. Il Cantone e il DECS invece trascinano beghe e litigi di paesino.

La carriera di municipale di Giovanna Masoni incomincia nel 2004 e in quel momento il direttore è Rudy Chiappini. Vogliamo ripercorrerla nei punti salienti sino al 2016, anno in cui Giovanna rinuncia a candidarsi per un quarto mandato?

AS  Terreno minato! Nel 2006 l’allontanamento di Rudy Chiappini su consiglio di terzi; alleanze a sinistra (con luminari radicali e socialisti) fusesi al sole due settimana fa; susseguirsi di direttori (prometteva Corà, persosi buttando la spugna).

Giovanna doveva ripresentarsi alle elezioni. Adesso, quando verrà confermata in direttivo (perché verrà confermata), deve imparare dagli errori commessi e scegliere consiglieri più fedeli e affidabili.

Visto che abbiamo nominato Rudy Chiappini, che cosa ricorda della sua direzione artistica a Lugano? Furono anni positivi per le mostre e il teatro?

AS  Rudy Chiappini, come Simon De Pury (iniziò la carriera quale curatore della Collezione Thyssen a Castagnola), rappresenta un mito intoccabile. Non necessita presentazioni : vinceva sempre e il suo siderale successo giustificava un centro culturale di punta… e invece ci troviamo con una nave senza nocchier in gran tempesta. Rudy è un incrocio di maestria gestionale e artistica, animale culturale più unico che raro.

Potrebbe egli legittimamente aspirare a un posto, quale “cooptato”, nel Direttivo del LAC ?

AS  Gli spettava la direzione del LAC, aspettativa che gli è valsa l’ostracismo. Vede professore, l’attività artistica, fosse anche quella di animatore o gestore culturale, si può esplicare unicamente in uno spazio che dia sfogo agli impulsi (Triebe: Freud) narcisistici, quelli innescano il processo creativo, oltre all’indipendenza artistica. La classe dirigente ticinese preferisce servili apparatchik a servizio della Cosa Pubblica. E ritorno alla domanda sulla cooptazione: non sopporto gli ambienti kafkiani (fermo restando che Kafka è il miglior scrittore del XX Secolo).

Lugano vive oggi un boom delle gallerie, che spuntano come i funghi nel bosco (e magari anche chiudono!…) Non sono troppe? C’è spazio e c’è mercato per tutte? Quante sono le gallerie veramente di alto livello?

AS  Se non erro ha chiuso soltanto la Galleria Sperone, forse la più prestigiosa delle neoinsediate. Il fenomeno è un altro: il mercato dell’arte, con i suoi alti e bassi, sposta somme ingenti di capitali, miliardi per l’esattezza. La Svizzera e il Ticino, costituiscono la piazza più sicura al mondo -ancor di più dopo il Brexit- per il movimento e la conservazione delle opere d’arte. Manco a farlo apposta l’Italia, culla della Cultura Occidentale, è l’ultima della classe con una legislazione e delle procedure caotiche e cabalistiche. Le regole della fiscalità, dei flussi finanziari e di beni cultura sono invece certe e chiare in Svizzera. Per chi non se ne fosse accorto questo inesauribile tesoro dista pochi chilometri da Lugano. Cosi come da esattamente 500 anni, col viaggio di Leonardo in Francia, Parigi regna quale capitale culturale mondiale, Milano irradia la nostra Cultura lombarda (“Le tessinois est un lombard bavard”. cf. Jean Billet. Un versant meridional des Alpes, le Tessin).

Ha visitato la recentissima fiera WopArt (opere su carta)? Che giudizio ne dà?

AS  Una graditissima sorpresa. Mi pento di non aver aderito all’iniziativa che ha dato alla luce un nuovo sodalizio tra le gallerie in Ticino. Molti galleristi non si conoscevano, ma si incontravano per la prima volta. I vantaggi territoriali e legislativi di Lugano son fioriti. Permetteranno alla nostra Città e al LAC di decollare quale hub internazionale per gli scambi culturali e artistici.

Vuole segnalarci qualche opera di particolare rilievo?

AS  Eticamente e deontologicamente non mi permetto alcun commentario negativo o positivo sui singoli espositori. Tutti trovavano la loro dignità. La limitazione della fiera al mezzo cartaceo non ha permesso alle gallerie di esprimersi al meglio. Eppure è stato folgorante.

Esprimo critiche severe alle infrastrutture: caldo tropicale e penetrazione della luce solare non solo rovinavano le opere, ma rendevano la presenza spiacevole. Serviranno quale speranza per l’edificazione da parte di Botta, Gehry o Nouvel di un nuovo “LAC” privato? Me lo auguro.

Per finire, c’è una domanda (bella, importante) che non le ho fatto?

AS  Locarno? : il Rivellino forma la mia palestra artistica e culturale, insostituibile, mai troverò un altro insediamento all’interno di una architettura cosi unica e suggestiva. Locarno è una fucina di artisti, una piccola Montmartre dove vissero e operarono Jean Arp. Klee, Ernst, Werefkin, Yavlensky, Joyce, René Burri, Hesse, Marino Marini, Polyakof, Merz, El Lisitzky, Kandinsky, Ben Nicholson, Tschichold, Castellani, Dorazio, Chillida, Mario Dondero… e i grandi mediatori artistici: Remo Rossi, Nesto Jacometti e Harald Szeemann. Per non menzionare il centinaio di opere di Zao Wou Ki o gli artisti che operano oggi nella zona, i più interessanti in Ticino.

Vi è poi il Festival del Film che la trasforma per 11 giorni all`anno nella capitale culturale svizzera. Spero di vedere un giorno Patrizia Pesenti alla testa del Festival.

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