Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è un dirigente ambizioso. Convinto della naturale superiorità della Turchia nei confronti dei paesi della regione, Erdogan sogna di essere riconosciuto come un sultano al pari dei suoi predecessori, i grandi Mehmed II, Suleyman o Selim, il primo tra tutti a portare il titolo di califfo.

Erdogan è un uomo dai tempi lunghi, meditativo e vendicativo, che ben conosce i motivi del declino della Turchia a partire dal 19.secolo. Distanziata tecnologicamente dall’Occidente, la Turchia era giudicata “l’uomo malato dell’Europa” e il suo impero si riduceva progressivamente. Simbolica l’emancipazione della Grecia dalla pesante tutela islamica degli Ottomani nel 1830, con il sostegno degli occidentali. Nello stesso anno, la Francia portava via ai sultani turchi grandi territori come la Tunisia e l’Algeria.

Adesso la Turchia crede che il momento della gloria sia tornato. Aggressiva all’interno e all’esterno delle frontiere, la nazione ottomana non nasconde più le sue intenzioni belligeranti e la voglia di conquista. Il doppio gioco del governo di Ankara in Siria e in Irak mostra la voglia di avere un controllo sulla regione e la simpatia di una parte dei suoi dirigenti per le ideologie islamiste estreme.

Dopo il tentativo di “colpo di Stato” di qualche mese fa, il presidente Erdogan si ritrova ancora più forte e da perfetto autocrate si permette di giocare con i partner occidentali. Non esita a imporre ricatti con la questione dei migranti e con la minaccia del terrorismo islamico, guadagnando aiuti finanziari da parte dei timorosi governi europei.
Il nuovo sultano ripulisce la nazione dagli elementi che ancora potrebbero resistergli. Dallo scorso luglio, almeno 35’000 persone sono state arrestate senza processo. Molti giornali sono stati soppressi, molte società sono state poste sotto il controllo dello Stato e un numero elevato di militari sono stati incarcerati o fatti sparire.

Il presidente Erdogan può fare tutto quello che vuole perchè nessuno osa opporsi alla sua autorità. Ha fatto discutere la sua intenzione di reintrodurre la pena capitale, con chi lo ha difeso dicendo che la Turchia è uno Stato sovrano e fa cosa vuole. E del resto, la pena capitale è applicata anche negli Stati Uniti e nessuno ci trova niente di sconveniente. […]

(Fonte :bvoltaire.fr)