2017

Parallelamente alla mostra dedicata a Paul Signac, il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) prosegue la sua riflessione sulle figure e su alcuni particolari scorci che hanno segnato la storia della pittura moderna e contemporanea. Per questa occasione viene presentata fino al 22 gennaio 2017 una grande mostra, curata da Elio Schenini, che ripercorre l’opera di Antonio Calderara.

calderara-1Antonio Calderara (1903-1978), è tutto da scoprire! Quella presentata è, infatti, la sua prima grande retrospettiva in Svizzera dopo quella curata da Jean Christophe Ammann al Kunstmuseum di Lucerna nel 1969.

Aymone 11 xMa chi è questo personaggio così particolare e schivo del panorama artistico italiano, per molti versi paragonabile a Giorgio Morandi ? Calderara si avvicina all’arte da autodidatta (un fatto che lo lascerà libero di esprimersi senza essere impregnato d’accademismi) negli anni Venti, dopo aver abbandonato gli studi in ingegneria al Politecnico di Milano. Da questa decisione radicale prende il via un percorso affascinante e complesso che disegna una traiettoria singolare e totalmente autonoma. L’istruzione in campo ingegneristico lascerà comunque tracce indelebili nel suo linguaggio espressivo, e, partendo da queste riflessioni sugli elementi costitutivi della sua futura grammatica pittorica, Calderara approderà gradualmente a un’astrazione che nella sua radicalità appare perfettamente in sintonia con le contemporanee esperienze del minimalismo internazionale.

calderara-2xIl percorso espositivo – al secondo piano del LAC – porta lo spettatore a vedere chiaramente tutta l’evoluzione espressiva di Calderara, inizialmente pervasa di figurativo, con paesaggi lacustri, e ritratti dai colori definitivi talora divisionistici. Scene familiari e domestiche, saldamente radicate nella tradizione lombarda. In seguito la cesura con le opere della metà degli anni ‘50 che riempiono lo sguardo di luce caratterizzata da semplificazioni plastiche e da una cromaticità particolare, in cui taluni avvertono perfino gli echi di Piero della Francesca e di Seurat. La sua pittura appare segnata nei decenni successivi da un intimismo sempre più stilizzato, vicino alle esperienze del Realismo magico. A segnare un’ulteriore svolta nella sua pittura è il passaggio, nel 1959, all’astrazione e al razionalismo puro, con una ripresa poderosa dell’uso del colore a partire dagli anni ’60.

Un’astrazione che non conosce molti altri esempi in area italiana per la sua radicalità, perfettamente in sintonia con le contemporanee esperienze europee che tendono al grado zero della pittura. La geometria nel suo caso non ha però mai la rigidità dell’arte concreta ma è dominata da delicate e sottili vibrazioni luministiche ottenute attraverso l’applicazione di velature sovrapposte. Nei dipinti degli anni Sessanta e Settanta, quasi sempre di piccolo formato, prende così corpo una luce-colore, che traduce la sua aspirazione a “dipingere il nulla, il vuoto, che è il tutto, il silenzio, la luce, l’ordine e l’armonia. Armonia che diventa anche suono e ritmo. E in questo ci viene in mente un parallelismo con altri artisti che si sono confrontati con contrappunti di ritmi verticali, fra i quali anche il locale Gianni Metalli. Nell’ultima sala è possibile udire la registrazione di un LP del 1973 che fa parte del progetto che Calderara ha realizzato dal titolo “nove serigrafie e un disco di Enore Zaffiri”. Un gioco di sovrapposizioni di frequenze trasformato in suono e in stampa. La vibrazione del suono diventa dunque segno cromatico: ammiriamo le potenzialità del colore sulla base di una forte tensione spirituale e di un’aspirazione alla trascendenza. Nelle opere che Calderara dipinge a partire dal 1960, quello che lo spettatore si trova di fronte, infatti, non è più uno spazio ottico-percettivo, ma piuttosto “uno spazio mentale”.

calderara-3Ed è grazie a questa rigorosa astrazione che Calderara ottiene importanti riconoscimenti internazionali, conquistando grande attenzione soprattutto in area tedesca, dove la sua opera presentata nell’ambito di numerose mostre personali e collettive, conquista rapidamente una larga schiera di ammiratori.

calderara-4Le molteplici collaborazioni di Calderara, tramite pubblicazioni, stampe ed edizioni d’arte evidenziano la dimensione internazionale della sua opera e l’attualità della sua poetica nel panorama contemporaneo. Vale veramente la pena chinarsi di su questo artista e le quasi 200 opere esposte, provenienti da musei e collezioni private europee, che permettono di documentare nella sua interezza la singolare traiettoria di Calderara.

La mostra include, inoltre, un’ampia selezione di opere provenienti dalla collezione che l’artista costituì attraverso una serie di scambi con artisti a lui legati da rapporti di amicizia o di stima, quali Josef Albers, Delaunay, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Yves Klein, Mack, Dadamaino, François Morellet, Max Bill e Gianni Colombo. Questa parte, realizzata grazie alla collaborazione con la Fondazione Antonio e Carmela Calderara, si può già ammirare prima di entrare a vedere la mostra vera e propria.

calderara-5Da notare che nella primavera del 2017 il Kunstmuseum Winterthur riprenderà parzialmente questa esposizione, concentrando la sua attenzione sulla ricezione dell’opera di Calderara al Nord delle Alpi.

La retrospettiva è accompagnata dalla pubblicazione “Antonio Calderara. Una luce senza ombre” (bilingue italiano-inglese) edita da Skira che presenta le immagini delle opere esposte accompagnate da testi critici di Elio Schenini, Hans Rudolf Reust, Paola Bacuzzi ed Eraldo Misserini, nonché dalla prefazione del direttore del Museo d’arte della Svizzera italiana Marco Franciolli.

Aymone Poletti