Una recente indagine della Fondazione Bertelsmann, un organismo tedesco, mostra che il rifiuto della mondializzazione spinge sempre più le persone verso i partiti populisti.

Secondo il giornale austriaco Kurier, la cosiddetta mondializzazione sta perdendo terreno a favore del populismo :
“La paura della disfatta sociale, la paura di perdere il lavoro, il terrorismo o la rivoluzione numerica, tutto questo è condensato nella parola ‘mondializzazione’. Con implicazioni molto specifiche per la politica economica.

Prendete il ‘Brexit’, ad esempio. Alla base, la maggioranza dei cittadini britannici voleva semplicemente avere meno immigrati. Quello che hanno ottenuto, è un’uscita dall’UE con un caos politico, prezzi che aumentano e un futuro incerto. Non si può votare contro la mondializzazione, né rovesciarla con un referendum.
La mondializzazione è la nostra realtà quotidiana. […] Certo, vi sono degli eccessi, ma non è un motivo per introdurre barriere doganali, chiudere il paese o uscire dall’UE. Questo non farebbe che renderci più poveri.”

“Chi pretende parlare in nome del popolo, lo fa come se le persone fossero guidate solo dalla collera e dalla frustrazione. Invece, quello che desiderano sono politici e cittadini in cui avere fiducia – scrive il deputato belga Peter Van Rompuy nel sito Knack Nieuws :
“Queste persone sognano una politica senza litigi, al servizio del bene comune. […] Si trovano ancora persone di buona volontà nella maggioranza, ma hanno bisogno di un più grande sostegno.
[…] Contano sui politici che credono in ciò che dicono e soprattutto che fanno quello che dicono che faranno. Meritano dirigenti che affrontano i problemi mantenendo la testa sulle spalle nei momenti di crisi, invece di cavalcare sull’onda della paura. […]

Solo a queste condizioni, il canto delle sirene dei populisti e degli estremisti potrà essere inutile. E’ ora che i politici ascoltino maggiormente la voce dei cittadini onesti. […] La maggioranza silenziosa adesso deve parlare, prima che non sia più la maggioranza.”