“McDonald’s, numero uno mondiale della ristorazione fast-food, ha annunciato che trasferirà la sua sede sociale a Londra. E’ la prova che il Brexit non fa paura a tutti, come si vuol fare credere. Dal gennaio 2017, McDonald’s avrà la sede di tutte le sue attività non americane a Londra. Sin qui, la sede era nel Lussemburgo, per motivi fiscali.

La notizia fa seguito all’annuncio, qualche settimana fa, di un gigantesco investimento di Google a Londra, con la creazione di migliaia di posti di lavoro. A partire dal 2018, il campus di Google potrà accogliere ben 7’000 impiegati. Il Regno Unito post Brexit sta diventando la base per diverse multinazionali americane.
Cosa motiva il loro trasferimento a Londra ? La questione fiscale è determinante. McDonald’s e Google erano preoccupate dall’intenzione della Commissione europea di limitare le pratiche di ottimizzazione fiscale. Sin qui, le grandi aziende piazzavano tutti i profitti nel Lussemburgo o in Irlanda, per approfittare di una tassazione più debole. In seguito i soldi erano trasferiti verso qualche paradiso fiscale. Una tecnica in cui Apple è maestra : l’azienda dispone di oltre 100 miliardi di dollari di profitti che sono sfuggiti, in questo modo, alle imposte.

Dopo il voto a favore del Brexit, il Regno Unito è una terra con interessanti condizioni fiscali. L’imposta sulle società è al 20 %, tra le più basse in Europa. Theresa May, primo ministro britannico, la vuole ridurre al 10 %. Il dumping fiscale è la strategia di Theresa May per smorzare gli effetti negativi del Brexit.
Il che sembra funzionare. Chi aveva affossato il Regno Unito, credendo che sarebbe diventato un deserto economico, ha sottovalutato gli effetti dell’arma delle imposte. Ci si deve magari anche preparare a una guerra fiscale, di fronte a un Regno Unito che vuole diventare la Singapore dell’Atlantico.

Invece, le grandi banche annunciano che lasceranno la City di Londra. E’ vero che il Brexit è più fastidioso per gli istituti finanziari, perchè non potranno più esercitare l’attività nel Regno Unito, se a Londra verrà ritirato il passaporto finanziario. Ma è anche vero che sin qui le banche hanno detto che partiranno e ancora non hanno compiuto nulla in tal senso. Forse stanno riflettendo se mantenere nel Regno Unito almeno una parte delle attività. La situazione sarebbe dunque meno catastrofica del previsto.

Il costruttore automobilistico Nissan – uno dei maggiori gruppi industriali attivi nel Regno Unito, con 500’000 vetture prodotte ogni anno – ha deciso di mantenere sul posto la produzione del modello Qashqai, una delle auto più vendute in Europa.
La decisione è giunta dopo un incontro tra Carlos Gohn, presidente di Nissan, e Theresa May. Probabilmente vi sono stati degli accordi con il governo, per compensare gli eventuali costi aggiunti causati dal Brexit.