Nella Germania nord-occidentale, tra Brema e il confine con l’Olanda, la città di Delmenhorst ospita la clinica Josef-Hospital, finita da pochi giorni sulle pagine della cronaca nera a causa di un ex infermiere che ha lavorato nell’istituto tra il 2003 e il 2005.

Niels Högel aveva precedentemente lavorato in una clinica della vicina città di Oldenburg e nell’arco di 5 anni, dal 2000 al 2005 ha ucciso circa 90 pazienti. È questa la macabra conclusione a cui sono giunte le lunghe e laboriose indagini condotte dalla procura regionale della Bassa Sassonia.

Högel agiva discretamente iniettando dosi letali di farmaci in grado di provocare arresto cardiaco e collasso circolatorio, poi cercava di rianimarli con destrezza di fronte ai colleghi nel vano tentativo di farsi una reputazione da eroe. Molti dei suoi tentativi non sono andati a buon fine e ora si è guadagnato il poco lusinghiero titolo di “angelo della morte”.

Due anni fa era già stato condannato per i 6 omicidi che gli inquirenti erano stati in grado di provare ed era stato definito come uno “psicopatico oberato dal lavoro e frustrato dal suo status di semplice infermiere di corsia” ma ancora non si era a conoscenza della portata e dell’efferatezza dei delitti di Högel. La procura si era insospettita esaminando le cartelle dei pazienti morti negli ultimi cinque anni nei due ospedali, notando che il numero di decessi aumentava in modo innaturale durante i turni dell’infermiere, i sospetti sono stati confermati dal serial killer stesso che si era vantato con i suoi compagni di cella delle sue macabre imprese. In seguito ad un lungo interrogatorio, l’ormai 40enne ha confessato l’omicidio di circa 90 persone, tutti  provati dagli inquirenti grazie a innumerevoli esumazioni in più di 67 cimiteri della regione.

Alcune persone tuttavia si sbilanciano e accusano anche le cliniche. Come riporta il portale Il Secolo XIX, il capo della polizia di Oldenburg ha dichiarato “Molti di questi omicidi sarebbero potuti essere evitati se i responsabili del Josef-Hospital ci avessero avvertiti prima”. Anche una giovane infermiera punta il dito contro lo staff: “Il vero scandalo di questa orribile vicenda è quello del comportamento dei responsabili del nostro ospedale. Dirigenti e primari che dovevano essere al corrente che qualcosa non andava per il verso giusto nel reparto di terapia intensiva, che dovevano aver nutrito qualche sospetto attorno all’improvvisa impennata di decessi e di morti sospette, ma che hanno ugualmente taciuto per non mettere a repentaglio la reputazione della clinica”.