Nico, 1988 R. Susanna Nicchiarelli Biennale Cinema Venezia, ORIZZONTI

Sinossi: A quasi 50 anni, la cantante e musicista Nico conduce una vita solitaria e appartata a Manchester, molto diversa da quella sfavillante che viveva negli anni sessanta, quando era una modella dalla bellezza leggendaria, musa di Warhol e vocalist dei Velvet Underground. Non le importa più molto del suo aspetto e della sua carriera, ma grazie al suo nuovo manager, Richard, ritrova la motivazione per partire in tour e tornare a esibirsi in giro per l’Europa. Tormentata dai suoi demoni e dalle conseguenze di una vita scombinata, Nico prova a ricostruire un rapporto con il figlio, la cui custodia le era stata tolta molti anni prima. Musicista coraggiosa e intransigente, la sua è la storia di una rinascita: di un’artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona.

Siamo nel 1987 e le interviste a Nico sono tutte basate sul suo glorioso passato. Lei, insofferente su ciò che è stato, puntualizza sul suo presente, sul dopo Velvet Underground. Ma questo non interessa. Eppure è da lì in avanti che lei sente di avere veramente creato. Musiche e testi che parlano di lei, del suo rapporto con il figlio, con il mondo. La vediamo partire, per la sua tournée, dapprima in Italia dove l’esibizione viene interrotta a causa dei musicisti « stonati » sia per le droghe che per gli strumenti. Poi nei paesi dell’est. Praga, ancora sotto il comunismo. Controlli severissimi, censure, niente droga. E lì un’esibizione dove ritrova la carica dei tempi migliori. Con la polizia che, come la Gestapo ai tempi dei nazisti, controlla carte, testi, spettatori. Colpevoli di amare la musica underground. Ogni epoca ha i suoi divieti, i suoi controllori, le sue modalità di applicazione di leggi non spartite dai giovani che desiderano la vita « altra ». Il figlio, finalmente, può raggiungere la mamma ma tenterà presto di togliersi la vita. Sensibile, bravissimo fotografo, ha un mal di vivere trascinato da sempre. Da quando fu allontanato dalla madre, troppo coinvolta nella sua carriera. Eppure amatissimo. Ma era solo un bambino. E i bambini bevono i liquori avanzati sui tavoli, vedono scene di vita non famigliare, assistono ad avvenimenti di lotte legali per ottenerne la tutela. E così non è la felicità.

Nico sogna una vecchiaia di signora elegante, curata, attraente. Ma la sua vita, legata indissolubilmente all’eroina, la porterà altrove, a Ibiza, nel 1988 e….

 

First reformed, R. Paul Schrader, Biennale Cinema Venezia, VENEZIA 74

Sinossi: First reformed è un film incentrato sulla spiritualità, con Etha Hawcke nella parte del pastore di una piccola chiesa perennemente vuota. Ex cappellano militare, Toller è devastato dalla perdita del figlio, che lui stesso aveva incoraggiato ad arruolarsi nelle forze armate. Travagliato da un forte dissidio spirituale, la sua fede viene ulteriormente messa alla prova quado la giovane Mary e il marito Michael, ambientalista radicale, si rivolgono a lui per aiuto. Consumato dal pensiero che il mondo stia per essere distrutto da grandi e spietate corporation, complici della chiesa in loschi traffici, Toller decide di intraprendere un’azione molto rischiosa, con la speranza di riuscire a ritrovare la fede provando a rimediare ai torti subiti da tante persone.

Paul Schrader (scrittore di classici intramontabili come Taxi Driver, Toro scatenato, American gigolò, Mishima…) nel momento nel quale il presidente americano Trump dileggia i difensori dell’ambiente non sottoscrivendo il trattato di Parigi, approvando gasdotti e oleodotti, negando il problema climatico, scrive una sceneggiatura tra fede e coscienza. La voglia di « salvare » un mondo che sta sporcandosi di inquinamento. La rovina del creato, della religione e della società. Un prete che mette in discussione la chiesa: perchè non interviene sul tema ambiente? Desidera che la gente pecchi perchè un dio li perdoni? Desidera che inquini per poter dire che dio riesce a salvare il suo creato? Dio ci perdonerà per quello che facciamo? Un film che percorre la progressione della distruzione del pianeta, l’autodistruzione consapevole, e l’amore, la voglia di redenzione con baci caldi ed erotizzanti. In un ambiente cattolico come quello italiano, i presenti alla prima sono rimasti ammutoliti. Almeno 3/4 non hanno applaudito dopo la scena finale. Scena ferocissima che investe una fede distruttiva, una fede di sofferenze autoinflitte, una fede però anche creatrice di amore. E Trump sta a guardare, senza empatia, questo mondo meraviglioso che soffoca di energie fossili bruciate e della gente che guadagna sulla distruzione delle risorse, sullo sporcare e distruggere l’ambiente, sul giustificarsi con parte dei guadagni versati alla parrocchia.

Desio Rivera