C’è ancora il vero volto della Brexit, dietro alla bionditudine mediatica di Johnson. Si chiama Nigel Farage, e, come dimenticarlo, con il suo piglio da “ammiraglio” britannico, che sulle barche nel Tamigi aveva lanciato la sua (vittoriosa) propaganda pro Brexit, e che ora, dopo che si era dimesso (complici anche i precedenti incidenti, probabile frutto d’un sabotaggio della sua auto) dal Parlamento, ritorna a tuonare con piglio guerresco.

Il leader dell’opposizione che portò l’Inghilterra alla Brexit, Nigel Farage, annuncia nel frattempo che non si candiderà a Westminster, il 12 dicembre prossimo.  Il fondatore della Brexit Party ha dichiarato di “sostenere i 600 candidati” senza candidarsi egli stesso. “Non voglio rimanere in politica per il resto della mia vita” ha detto, dopotutto è stato candidato al parlamento britannico per ben 7 volte.

Inoltre (e soprattutto) lancia un vero e proprio ultimatum a Boris Johnson “Questa Brexit s’ha da fare” pare dire, con braviano piglio di manzoniana memoria poiché Johnson, nell’opinione di Farage, altrimenti, perderebbe le elezioni.

Stracciare il patto con l’UE, per Farage, è non solo la più rapida soluzione ma anche l’unica: in caso contrario Johnson perderà.

Le elezioni anticipate, alle quali Farage non si candiderà, sono previste per il 12 dicembre: ad esse, nell’opinione di Farage, bisognerebbe quindi giungere con una Brexit già bell’e fatta. Come dargli torto?

Ci pensano i partigiani di Boris Johnson, che accusano Farage di voler far vincere il leader dei labour Corbyn. I Conservatori chiudono a Farage, dicendo che un voto per lui porterà il “nemico” Corbyn a salire. Nel frattempo, Corbyn non combatterebbe tanto per i remainers quanto piuttosto contro “al sistema corrotto”, ma ora che Farage “è riemerso”, sarà dura sia per laburisti che per conservatori.