Sono 59 seggi ottenuti dalla coalizione dei partiti conservatori, che tuttavia mancano di due seggi, come vuole la legge, per raggiungere la maggioranza assoluta e costituire il governo. Il premier uscente Netanyahu festeggia la vittoria, pur senza raggiungere la formazione di una maggioranza alla Knesset, – il parlamento israeliano – stabile, di 61 seggi.
Lo scarto è certamente minimo, ma i centristi del partito Blu e Bianco salgono, guidati dall’ex segretario di stato maggiore, Benny Gantz, seguiti dal Likud, il partito di Netanyahu.
La Lista Araba chiamata anche Lista unita, ottiene 15 seggi, un risultato limitato ma da non sottovalutare, che porta Aljajeera a festeggiare, mentre la coalizione di centrosinistra ottiene 55 seggi.
Quella del 2 marzo è stata per Israele la terza consultazione elettorale nel giro di un anno e chissà se Netanyahu, questa volta riuscirà a formare il governo.
Per Netanyahu è stata “la più bella vittoria della [sua] vita”, anche se forse non sarà lui il presidente del nuovo governo: i partiti conservatori che pur l’hanno appoggiato, infatti, avrebbero posto il “veto” di non fare parte di un governo che abbia come presidente l’uscente capo di governo. Egli può tuttavia cantar vittoria, soprattutto in un momento difficile per lui: uscito da un anno che lo ha visto coinvolto in diversi processi per truffa e corruzione (il primo dei quali inizierà il 17 marzo), si è visto riconfermare la fiducia da un popolo che, nonostante tutto, crede in lui.