*del 2015 (non ricordo più quali)

Non è bello citare se stessi, anzi è proprio da cafoni, ma talvolta si cede alla tentazione. Come ragionavamo allora, quanto sono cambiate le cose, quei propositi stanno ancora in piedi? Sono domande interessanti.

Questo mio breve testo è esattamente di 5 anni fa.

* * *

immagine Pixabay

La domanda del Mattino. Ritiene che gli scandali diventati di pubblico dominio negli scorsi giorni siano casi isolati, magari suscettibili di ‘sgonfiarsi’ nel corso delle inda­gini, o spie di un più preoccupante fenomeno di ‘scadimento’ generale?

Risposta. Di scandali ce ne sono sempre stati.

Finanziari, politici, medici, sociali, cri­minali. Il nostro mi­crocosmo ne ha avuto la sua bella dose, non saprei dire se superiore alla media generale pro capite. È la memoria che, misericordiosa, ci fa la grazia. Se proprio vogliamo rimanere nell’ambito delle Contribuzioni pos­siamo ricordare che nel 2006 esse fu­rono colpite da un grosso scandalo coinvolgente funzionari dirigenti (che furono cacciati ma non subirono con­danne penali).

Quanto allo “scadimento”, che è il tema della domanda, io vedo piuttosto uno “smarrimento” della nostra so­cietà. Dopo decenni forse troppo facili (ma è lecito recriminare sulla for­tuna?) la gente sembra incapace di reggere psicologicamente determinate avversità, è meno disposta a lottare, vuol essere sin da subito “assistita”. Non accetta l’idea che, almeno in parte, il vento possa essersi girato. La considera un’ingiustizia.

La nostra società sta mutando, rapidis­simamente. Non che io sia per princi­pio contrario al cambiamento (che è comunque inevitabile). Ma… dob­biamo noi sentirci minacciati, nella nostra identità, nei nostri valori, nella nostra qualità di vita? Senza dubbio sì. Da che cosa potrà venirci una (totale o parziale) salvezza? Dalla nostra ca­pacità di resistere, non vedo altro. Per resistere, unirci, anche al di là dei con­fini di un singolo partito.