Con questo comunicato l’UDC Ticino continua e accentua il suo pressing. È un’azione politica che può risultare efficace, poiché i partiti “borghesi”, invischiati nel Politicamente Corretto, sono pieni di timore e non osano manifestarsi, mentre la sinistra è per sua stessa natura Chiusurista a oltranza. “È la vita che conta, non il denaro” predicano. Una frase meno intelligente di quel che sembra, ma pazienza.

PS. “Impatti psicosociali massicciamente sottovalutati” ci è piaciuto molto. Avremmo voluto scriverlo noi! Sarà per la prossima volta.

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Oggi per la prima volta in Ticino ci sono stati zero morti e le nuove persone positive sono solo 23. Gli ospedali sono finalmente mezzi vuoti e i ricoverati sono 156, quelli in terapia intensiva sono scesi a 21. Seppur sia imperativo rimanere prudenti – adottando le misure di protezione individuali quali la disinfezione, il mantenimento delle distanze e il porto della mascherina – non vi sono più oggettivamente motivi per tenere chiuse le attività quali i ristoranti e i commerci,  che sono stati economicamente penalizzate dalle misure imposte da Berna.

L’UDC Ticino chiede al Consiglio di Stato di farsi promotore verso il Consiglio federale per chiedere la riapertura di questi segmenti economici prima del termine deciso dal Governo federale, che risulta essere a fine febbraio.

La gestione federalista della pandemia ha dato a più riprese dimostrazione di efficacia. Questo principio è stato fondamentale la primavera scorsa, quando in Ticino la situazione era molto grave e nel resto della Svizzera invece la pandemia era cosa sconosciuta, permettendoci una chiusura anticipata delle attività economiche non indispensabili. Lo stesso principio deve valere ora che alle nostre latitudini la situazione è sotto controllo, così da riaprire prima di altre regioni della Svizzera che figurano invece essere più in difficoltà.

Una riapertura deve comunque essere sostenuta da criteri di sicurezza molto severi, quali le distanze tra i tavoli, il contact tracing e il numero massimo degli avventori per i ristoranti, aspetti tra l’altro già in essere prima della chiusura. Anche per i commerci il controllo degli ingressi e il porto della mascherina dovranno essere garantiti. Le polizie cantonali e comunali dovranno essere impiegate per controllare il rispetto delle norme.

Il confinamento, seppur non completo, sta comunque creando impatti psicosociali massicciamente sottovalutati. Infatti, sono in aumento le violenze tra i giovani e il disagio generale indotto dall’impossibilità di socializzare e di avere contatti con i propri cari. Temiamo purtroppo che questi fenomeni si protrarranno per anni. Per questo motivo una riapertura in sicurezza di ristoranti e negozi potrebbe giovare a calmierare questi effetti negativi della pandemia.

L’UDC Ticino chiede dunque al Consiglio di Stato di attivarsi celermente affinché il danno economico creato a ristoranti e piccoli commerci possa presto avere fine, a maggior ragione perché la vicina Lombardia è recentemente passata a un grado di regolamentazione meno rigido, che potrebbe invogliare molti ticinesi a recarsi oltre confine per beneficiare di acquisti e ristorazione.

Si ribadisce inoltre la necessità di far pressione verso Berna affinché ai valichi vengano ripristinati dei controlli per limitare allo stretto necessario gli spostamenti tra Stati.

Piero Marchesi, Presidente UDC Ticino