Il blu delle nuove poesie di Gio Evan

Questo 2021 ha segna una data importante, dopo anni il Festival di Sanremo nella vicina Italia ha deciso, in qualche modo, di far seguire “da remoto” il suo festival ai telespettatori. Non solo la possibilità di votare le canzoni o poterle vedere nel linguaggio dei segni, ma anche comprenderle meglio attraverso la scelta di cantanti (16 su 26) non completamente noti al grande pubblico della televisione che avevano, sicuramente qualcosa da cantare e raccontare. Un pò forse complice un teatro tanto grande (nella città ligure il teatro Ariston di Sanremo) senza pubblico, quasi una sorta di “arca” su cui i vari conduttori hanno traghettato molto del folklore e della cultura italia e della moda (gli abiti di scena non sono mancati neppure per questa 71a edizione). Un po’ perchè la curiosità ha fatto il resto con tutta una serie di personaggi accomunati dal forte senso di appartenenza ad una manifestazione di genere così inclusiva (non si dimentichi che quest’anno il festival della canzone italiana è stato vinto dal gruppo giovanile Maleskin) e desiderosa di un momento di leggerezza in questo periodo di nuovi e terribili lockdown.

Non stupisce quindi che vi sia stato anche il giovane poeta dei millennials Gio Evan all’anagrafe Giovanni Giancaspro di Molfetta, classe 1988, in uscita in questi giorni non solo con il nuovo cd, il terzo all’attivo, ma con un libro , nuovamente di poesie, l’ottavo se si contano anche i romanzi e stavolta per le edizioni Rizzoli. Una carriera nata e cresciuta tra gli strumenti social dei giovanissimi tramite Instagram e pagine facebook dove dei semplici aforismi o frasi, sono diventati tratti inscindibili delle sue opere.

Tra un “tutto infinito” e un “ti penso sempre” incuriosisce questo ritorno alla poesia e, paradossalmente alla cultura dei giovanissimi che lasciano le frasi fatte, per scoprirsi nei versi di un poeta e cantastorie. Basterebbe forse leggere il testo di “Arnica”, la canzone che ha portato a Sanremo, per rendersi conto che il mondo “a colori” post pandemico è finito e che ora, bisogna ancora vivere di sottrazioni a cui, però, non bisogna rassegnarsi perché, non si sa quando, i colori torneranno.

Portici a Torino – dejablu.it

Un mondo che prima era abbagliante, dove i ragazzi erano liberi di poter essere e fare come credevano, ma che ora è diventato monocolore (e lo sarà ancora per un po’). Anche se di uno splendido colore blu oltremare. Ecco cosa si evince da  “Ci siamo fatti mare” il nuovo libro di poesie di Gio Evan, edito da Rizzoli. Ci sono tutta una serie di incontri, di persone, di chiaroscuri che portano l’io narrante dell’autore a descrivere in percorsi lenti ma solidi, tra citazioni provenienti dal mondo della musica, del teatro e dei libri ma con la delicatezza di questo anno vissuto convivendo con la pandemia mondiale. Una sorta di “stratificazione” del linguaggio in lingua italiana, che appare semplice e pieno di radici esistenziali.

Mai patinato. l’italiano usato da Evan e che si rispecchia nelle foto in cui sono state sviluppate trenta cianotipi a partire da fotografie scattate in giro per il mondo. Blu del mare, blu della vita. Se, come dice il nuovo libro di poesie di Evan “ci siamo fatti mare”, niente come queste fotografie possono esprimerlo nel mondo circostante che, a causa della pandemia, non riconosciamo più.

Come un processo di cianotipia, antico metodo risalente al 1842 inventato dallo scienziato inglese John Herschel, le poesie di Evan cercano di rendersi “fotosensibili” ai giovani che parlano in una lingua italiana sempre più schietta e diretta. Quasi che queste reazioni delle parole, alla luce della poesia, si potessero amplificare, sovrapponendole alla poesia colta stessa. Un supporto ed una sovrapposizione, la poesia di Evan che, come negativi fotografici di una immagine da sviluppare, portano i giovani lettori alla “luce”della poesia, come le fotografie blu cianotipiche prodotte, accompagnano il lettore alla scoperta di un mondo che non si riconosce più, perchè con colori diversi.

La vita come opera d’arte, insomma, caratterizzata dall’essere e dal sentirsi vivi. In un ascolto fatto di luce e di poesia sicuramente fatti di versi liberi, dove la metrica è dettata dai pensieri e dove il singolo verso non è a servizio dell’intera poesia, ma da essa è possibile estrapolarlo, una sorta di “pensiero lungo” che lo rende però annoverabile quale bella e contemporanea sintesi di una poesia novecentesca che si rinnova e si rende sensibile alla vita.

Esattamente come quell’acqua che serve e permette di fissare definitivamente l’immagine sulle fotografie che fanno da corredo al libro, opere d’arte uniche anche se monocolori, le frasi delle poesie di Evan stampate accanto. Le rendono nell’economia del libro una sorta di “vademecum” di ascolto delle singole poesie, un po’ come questo mondo d’oggi, bisognoso di essere interpretato, in particolare dai più giovani.

Poesie libere in un mondo in gabbia, ma vestite di uno splendido tono di blu di Prussia che fa ben sperare. 

Cristina T. Chiochia