2021

Il Municipio del comune di Capriasca ha deciso di onorare la memoria della famosa e tragica poetessa Alfonsina Storni che, provenendo da quella terra, morì in Sud America. A tale scopo ha commissionato alla scultrice Eva Antonini, rinomata artista residente in Capriasca, una statua che la ricordasse.

Una serie di opposizioni, di cui non conosciamo il motivo, impediscono a tutt’oggi la posa e l’inaugurazione dell’opera, che qui potete ammirare. Il Municipio, comprensibilmente amareggiato da questi sterili e pretestuosi attacchi (che includono addirittura un ricorso legale), ha diffuso un testo che pubblichiamo integralmente e che, beninteso, approviamo.

In data 5 ottobre 2020 Ticinolive ha pubblicato un’intervista a Eva Antonini. I lettori interessati la possono trovare sotto.

“Vestida de mar” – Bronzo di Eva Antonini – Fotografia di Giuseppe Pennisi

IL MUNICIPIO DI CAPRIASCA  Può un’opera d’arte commemorativa essere criticata prima ancora di essere stata vista? Domanda questa che nella Pieve di Capriasca sembra purtroppo aver trovato risposta affermativa, ma questo Municipio non ci sta.

Da alcuni mesi, dopo che il Municipio contestualmente ai lavori di riqualifica del nucleo di Sala Capriasca ha deciso di commemorare Alfonsina Storni, illustre poetessa argentina nata a Sala Capriasca nel 1892, con la posa di una statua a lei dedicata nell’omonima piazza, è stata inscenata da alcuni cittadini una campagna politica e mediatica che avversa questa iniziativa.

Se ne sono viste e sentite di tutti i colori: si è partiti con fantasticherie circa il costo dell’opera, per poi passare a denigrarla in quanto il soggetto, svelato dall’artista in un atto di perfetta buona fede in occasione di un’intervista televisiva, parrebbe urtare la sensibilità dei cittadini e potrebbe addirittura istigare al suicidio. Si è criticata la scelta dell’artista da parte del Municipio (aspetto su cui torneremo in seguito). Si è poi insinuato che la statua possa rappresentare un pericolo per i bambini che giocano in Piazza, pretesa nostalgica di un fenomeno purtroppo ormai scomparso. Va osservato che la Piazza in questione è pure una strada dove transitano da sempre veicoli a motore, tant’è che il progetto di riqualifica del nucleo di Sala è stato sottoposto e approvato secondo la procedura della Legge sulle strade.Si è quindi arrivati al punto di ostacolarne la posa con un ricorso al Consiglio di Stato, nel quale oltre a sollevare alcuni degli aspetti appena esposti, si è cavalcata la tesi secondo cui una statua sarebbe equiparabile ad una costruzione edile, o meglio ad un edificio, e quindi dovrebbe rispettare le normative ad esso correlate. Ultimo ma non meno importante, è stato contestato l’inserimento paesaggistico dell’opera, misconoscendo la natura intrinsecamente estetica di un’opera d’arte e tentando per l’appunto di relegarla al rango di mero oggetto inespressivo e privo di significato.

Tutto questo senza aver mai visto la statua in questione!

Purtroppo, questo ultimo atto inscenato – è il caso di dire ad arte – avrà la conseguenza di ritardare la posa di una scultura commissionata ed eseguita oltre un anno fa e che, al pari della poetessa che raffigura, rischia di sopraffatta da un oceano, in questo caso di infamie, prima d’esser ammirata per la sua pregevolezza.

Oltre a ciò va osservato che i tempi tecnici di evasione di tale ricorso non permetteranno di posare il busto in  concomitanza con la fine dell’importante opera di riqualifica urbana.

Il Municipio è rammaricato per questi atteggiamenti ostracizzanti, poco comprensibili, che non fanno che alimentare sterili polemiche.

Per quanto esposto e perché il Municipio uscente desiderava presentare la scultura entro la fine della legislatura, abbiamo deciso di svelare comunque alla cittadinanza, malauguratamente solo con fotografia, la scultura commissionata a Eva Antonini, affermata artista svizzera residente in Capriasca.

Come anticipato, anche la scelta dell’artista è stata contestata. In risposta possiamo asserire che è stata una decisione che definiremmo naturale, in quanto è una delle poche scultrici contemporanee attive in Capriasca e soprattutto è colei che aveva già dedicato spontaneamente la propria ispirazione artistica ad Alfonsina Storni, realizzando un suo busto in argilla esposto proprio nell’omonima piazza nell’ambito del Festival “La Carezza perduta”, dedicato alla Poetessa e tenutosi nel mese di giugno del 2018.

Tale scelta ha voluto tra l’altro fungere da riconoscimento all’artista, la quale da anniattiva nel promuovere le sue opere attraverso numerose mostre anche fuori dai confini nazionali, e più in particolare nel riconoscerle il tangibile sostegno dell’intero movimento artistico pievasco, essendo lei una delle animatrici dell’apprezzata manifestazione artistica biennale Open Studio Capriasca.

Nella speranza che il valore artistico metta a tacere questa infruttuosa polemica, auspichiamo che presto la cittadinanza possa ammirare l’opera originale, posta in quella che è l’ubicazione per cui è stata creata e a cui appartiene, il luogo cui si ritiene spetti una più piena significazione e una preferibile valorizzazione estetica.

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Il mio attrezzo preferito è la mano” – Intervista in Capriasca alla scultrice Eva Antonini

Intervista di Francesco De Maria

“Al distributore svoltare a sinistra”. Questa l’indicazione telefonica. Dalla cantonale a Lugaggia sono poche centinaia di metri di strada un po’ stretta. Chiedo a un passante, trovo la casa: una villa moderna, luogo di abitazione e di creazione. L’atelier è grande e luminoso. Ci sono attrezzi da lavoro e varie opere, alcune finite, altre abbozzate.

Francesco De Maria  Questo è dunque il suo regno!

Eva Antonini  Oggi è il mio regno, prima era il mio sogno. (Si illumina). Tre anni fa sono riuscita a realizzarlo.

Che cos’è questa specie di frigorifero gigante?

È un forno per cuocere l’argilla. Pesa più di due tonnellate ed è per me uno strumento essenziale.

Lei, dunque, è autonoma da questo punto di vista.

Sì. All’occorrenza lo metto anche a disposizione di colleghi artisti.

Con quali materiali realizza le sue opere?

Argilla, gesso, bronzo e qualche volta anche cemento e marmo.

Eva, lei ascolta la radio mentre lavora?

Sì, ma solo mentre eseguo dei lavori di routine. Per i lavori di concetto e le creazioni nuove invece mi aggrada il silenzio assoluto, soprattutto delle ore notturne. Diventa così un dialogo con me stessa, un tuffarsi in un’altra dimensione.

Noi siamo entrati in contatto a causa di un evento ormai imminente. Che cos’è Open Studio Capriasca?

17 artisti e artigiani Capriaschesi apriranno le loro porte ai visitatori nel weekend del 17 e 18 ottobre. Scultori, pittori, ceramisti, fotografi, ecc. Le distanze tra gli studi sono minime e la maggior parte delle visite può essere inclusa in una bella passeggiata a piedi.

Chi sono gli organizzatori dell’evento?

Io stessa, affiancata da Fosca Rovelli, ceramista e pittrice. L’evento è biennale e siamo già alla quarta edizione, patrocinata dal Comune di Capriasca.

 I costi di organizzazione sono alti?

No, per fortuna. Dobbiamo provvedere alla stampa di flyer, manifesti, banner e indicatori stradali, poi ogni artista si organizza da sé al fine di ricevere i visitatori.

Quanti ne ha avuti l’Open Studio in occasione dell’ultima edizione?

In diversi atelier addirittura oltre 200.

In Capriasca risiedono molti artisti? Si conoscono tutti tra loro?

Purtroppo no; oserei dire che la maggioranza è piuttosto abbottonata.

Adocchio un’opera interessante, ma l’artista mi prega di non fotografarla.

Che cos’è? Perché non posso? Non lo farò…

È la scultura creata in memoria di Alfonsina Storni, la poetessa originaria della Capriasca. Non deve fotografarla perché per ora è ancora inedita.

È in gesso?

Ma no, la scultura destinata alla piazza è in bronzo, realizzata dalla fonderia Perseo di Mendrisio. Questo è il modello in grès.

Chi è il committente dell’opera?

Il Municipio.

Conosce la vita di Alfonsina Storni? Ha letto le sue poesie?

Sì, una vita travagliata, resa più difficile dai tabù sociali e morali dell’epoca. Le sue poesie, straordinarie, le ho lette, anche per prepararmi a concepire ed eseguire l’opera.

Come ha rappresentato Alfonsina?

Nell’istante supremo in cui decide di abbandonarsi alle onde del mare.

Perché questa scelta di morte? Non è criticabile?

No, la vedo in sintonia con la sua indole e con la sua meditata decisione di raggiungere un’altra dimensione. A mio avviso è una morte romantica, proprio com’era lei e come era gran parte delle sue poesie. Invito a leggere la sua ultima poesia in cui non vi è nulla di tragico, nessun rimpianto, nessun rimprovero a sé stessa.

Parliamo adesso di lei, Eva, e del suo percorso artistico.

È cominciato molto presto; già da bambina modellavo l’argilla. Solo più tardi, circa vent’anni fa, ho intrapreso un’attività vera e propria di scultrice.

Lei per le sue opere utilizza vari materiali: argilla, marmo, gesso, alabastro… ma il più nobile è il bronzo. Parliamo del bronzo.

Il bronzo è stupendo, ma costoso, perché la realizzazione tecnica di un’opera è lunga e complessa. Affido i miei lavori alla fonderia Perseo di Mendrisio, che ho citato prima, della quale sono molto soddisfatta. Vorrei però aggiungere che il marmo è altrettanto nobile e pregiato. Tuttavia, non dobbiamo sottovalutare la “terra”; uno straordinario materiale primordiale e arcaico. Pensiamo per esempio all’esercito in terracotta in Cina…

Ai miei occhi la scultura, realizzata nei vari materiali, è una sintesi di spiritualità (concetto, psicologia, empatia) e manualità. Mi parli della sua manualità di scultrice, dei suoi strumenti…

La manualità è in primis una predisposizione. Va però coltivata e si consolida solo dopo anni di pratica, di fallimenti, di successi, ti tormenti e di euforie. Il mio attrezzo preferito è la mano; i vari strumenti sono solo la sua estensione.

Dominante nella sua produzione è la figura umana, le teste, i volti. Ha mai creato delle sculture astratte?

No, ma ci sono andata vicino in diversi casi, riducendo la figurazione alla sua essenza.

Eva decide di creare una nuova opera. Qual è il percorso a tappe – psicologico e tecnico – che conduce dal concetto all’opera finale?

L’idea nasce e si concretizza quasi sempre nel momento di dormiveglia che è paragonabile ad uno stato meditativo. Per trattenere l’idea, creo subito uno schizzo o un bozzetto in creta per le opere di grandi dimensioni. Poi scelgo il tipo di argilla e i sostegni esterni, se necessari per la statica. Se si tratta di un’opera grande, va creata a tappe, in modo da non rischiare il crollo. Se la versione finale sarà in bronzo, creo un calco in gesso e lo consegno alla fonderia, altrimenti procedo alla vuotatura della scultura in argilla e la sottopongo a due cotture nel mio forno.

Quali sono i suoi maestri di riferimento contemporanei?

Mi piacciono moltissimi. Ecco solo alcuni nomi: Verginer, Mitoraj, Alnassar, Pugliese, Greco, Bourgeois, Barin, Cragg, Marín, …

Ha mai visto dal vero la celebre “pietà Rondanini”? Come potrebbe descrivere quell’opera, e la sua reazione di fronte ad essa?

È un’opera che si discosta completamente dalle precedenti creazioni possenti e colme di pathos di Michelangelo. Ciò nondimeno, è di forte impatto emotivo. Percepisco l’enorme fatica e la disperazione dello scultore nell’affrontare, a più tappe, questa sua ultima creazione purtroppo mai terminata. Mi infonde un senso di malinconia, ma anche di tenerezza e vedo in essa l’autoritratto di un artista oramai stanco, trasparente e quasi privo di forza.

Terminiamo l’intervista con l’ultima poesia di Alfonsina Storni, che sta per entrare nel mare.

Denti di fiori, cuffia di rugiada,

mani di erba, tu, dolce balia,

tienimi pronte le lenzuola terrose

e la coperta di muschio cardato.

 

Vado a dormire, mia nutrice, mettimi giù.

Mettimi una luce al capo del letto

una costellazione; quella che ti piace;

tutte van bene; abbassala un pochino.

 

Lasciami sola: ascolta erompere i germogli…

un piede celeste ti culla dall’alto

e un passero ti traccia un percorso

 

perché dimentichi… Grazie. Ah, un incarico:

se lui chiama di nuovo per telefono

digli che non insista, che sono uscita…

Fotografie di Giuseppe Pennisi