Sabato 10 aprile 2021 l’Iran ha dichiarato di aver messo in servizio nuovi impianti nucleari capaci di arricchire l’uranio in modo piú rapido. Occorre stupirsi ? No ! Preoccuparsi ? Sí, ma soprattutto arrabbiarsi per il modo in cui gli Occidentali si sono lasciati consapevolmente raggirare dall’Iran in questo problema assolutamente cruciale e danno prova al mondo intero d’impotenza politica.

A inizio dicembre 2020 il parlamento iraniano aveva approvato una legge volta a intensificare l’arricchimento di uranio e con ciò sottrarsi maggiormente alle disposizioni dell’accordo di Vienna del 2015. Una settimana dopo è arrivata la risposta scontata di Francia, Germania e Inghilterra per disapprovare tale decisione ed esortare Teheran a non procedere oltre in queste attività. Giudicavano il modo di fare « profondamente preoccupante » e concludevano dicendo che non favorisse la salvaguardia di uno « spazio per la diplomazia ». Essendo queste blande parole piuttosto oggetto di scherno per le guide supreme iraniane e l’America dilaniata in quei giorni dalle elezioni presidenziali, l’Iran ha votato la legge di cui sopra, spostando avanti le sue pedine come fa da numerosi anni.

l’ayatollah Rouhani, presidente dell’Iran (Hamed Malekpour, Wiki commons)

Un rapporto dell’Istituto Affari Internazionali dell’aprile 2006 del Senato italiano affermava che l’Iran aveva ammesso « di aver sviluppato un programma nucleare in clandestinità per quasi vent’anni in violazione degli accordi con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ». I negoziati tra l’Occidente e l’Iran sul nucleare sono cominciati nel 2003, quando l’Iran già disponeva di 130 centrifughe, strumenti assolutamente indispensabili per arricchire l’uranio (o il plutonio). Dieci anni dopo le centrifughe erano circa 19’000 e la quantità di uranio a basso arricchimento riconosciuta dall’Iran era di 7 tonnellate. Stando a Henry Kissinger (« Ordine Mondiale », altra nostra fonte d’informazioni) il numero elevato di centrifughe era sufficiente per portare in pochi mesi l’uranio dal 20% al 90% di arricchimento e quindi adatto alla fabbricazione di armi atomiche (7 tonnellate sono sufficienti per 7-10 bombe del tipo « Hiroshima »).

Come si è giunti a questa situazione ? Sempre secondo Kissinger, nonostante dichiarazioni ferme e ingiunzioni inequivocabili da parte degli Occidentali, tra un negoziato e l’altro « si è assistito in realtà a un costante avanzamento delle capacità nucleari iraniane, verificatosi mentre la posizione occidentale veniva progressivamente ammorbidita ». Il fatto è che l’atteggiamento psicologico dei negoziatori era molto diverso tra di loro. Gli iraniani « davano alle loro controparti l’idea che non si sarebbero fatti dissuadere dal seguire la loro linea, anche a rischio di un attacco agli impianti nucleari del paese ». Gli Occidentali invece erano convinti di convincere la parte avversa del loro impegno per la pace e per la soluzione diplomatica. Posizione tuttora incomprensibile, visto che anche con le sanzioni l’Iran procede nel suo programma e alza il tono. Il ministro degli affari esteri iraniano se l’è presa ieri l’altro con l’Unione europea che sanziona funzionari e istituti iraniani in nome dei diritti umani quando invece non ha la « posizione morale elevata per predicare per il mondo. I paesi europei, in cui la xenofobia e l’anti-islamismo hanno creato una situazione terribile per i musulmani, non sono in grado di imporre sanzioni all’Iran » (riportato da un comunicato di Swissinfo/ATS del 13.4.21).

Presto o tardi l’America dovrà entrare anch’essa in campo perché è la sola ad avere, in principio, le carte migliori per una possibile soluzione. Le sanzioni di Trump, abbiamo visto, non hanno sortito finora nessun effetto, forse perché decise in modo unilaterale e conflittuale con gli alleati europei. Ma neanche la disponibilità degli europei ha servito a qualcosa. Chiaramente l’Iran mira a procurarsi l’arma atomica, anche se fa l’offeso negandolo. Eppure, sia gli europei che gli americani hanno vissuto tragici momenti simili a quello di oggi con Teheran. Negli anni ’30 l’Europa democratica è stata troppo accondiscendente con Hitler, e i suoi capi di Stato non osavano pensare al peggio e agire con coerenza. Negli anni ’60 e ’70 l’America di Johnson e Nixon sperava di sottrarre alla dittatura comunista il Vietnam del Sud. Sia nel primo che nel secondo caso la diplomazia è stata impotente di fronte al fanatismo razziale rispettivamente ideologico.

Oggi la diplomazia deve fare i conti con il fanatismo religioso, ma già dimostra di non avere i mezzi adatti… o di non voler prendere in conto possibili soluzioni. L’UE, ingessata nei suoi regolamenti e direttive, prosegue imperterrita con le sanzioni alla Russia e, piú in generale, con un atteggiamento ostile rispetto a Mosca. Biden, da quando è stato eletto, non ha trovato niente di meglio che adottare toni offensivi verso Putin. Sia negli anni ’30 che durante la crisi vietnamita un accordo tra Grandi sarebbe stato utile, come lo potrebbe essere oggi per una soluzione in Medio Oriente. Ma cosí come stanno le cose Teheran raggiungerà il suo obiettivo ; e allora sorgeranno nuovi problemi, piú gravi, e si dovrà attualizzare la vecchia politica del containment, con la differenza che nell’area medio-orientale è piú difficile sapere chi sarà amico e chi nemico e per quanto tempo, perché una politica della dissuasione suppone un’ampia congiuntura favorevole e duratura, e non soltanto dei missili.

Infine, quel ch’è molto triste in questa storia, è vedere l’Europa dei governanti che, come negli anni ’30 di fronte ai dittatori, non ha il coraggio di difendersi – l’UE limitando oltretutto agli Stati i mezzi finanziari per la difesa – e non dimostra solidarietà con Israele. Infatti, se l’Iran mira alla bomba è per assumere la leadership del mondo musulmano, per nuocere e ricattare in mille modi l’Europa e per eliminare Israele dalla faccia del pianeta!

Enrico Valsangiacomo