Benyamin Netanyahu, premier d’Israele, non ha assolto al mandato affidatogli del presidente Reuven Rivlin di formare il nuovo governo. Così, alle ore 24 (ora locale), di ieri cinque maggio 2021, il termine di 28 giorni previsti per comporre un nuovo esecutivo è scaduto.  

In questo lasso di tempo Netanyahu non ha messo insieme la maggioranza necessaria di 61 seggi su 120 alla Knesset. Ora toccherà a Rivlin o dare una estensione di altri 14 giorni – anche se alcuni analisti non ritengono ciò probabile – oppure di scegliere di affidare un nuovo mandato, anchese, in questo caso, già si vocifera del capo dell’opposizione Yair Lapid o si fa ilnome di Naftali Bennett leader di Yamina (Destra).

Al premier uscente, Benjamin Netanyahu, non sono bastati, dunque, i 30 seggi che il suo partito, il Likud, aveva conquistato, confermandosi prima formazione politica del Paese, alle quarte elezioni (in due anni).

Per ora, il presidente Reuven Rivlin ha così deciso di affidare l’incarico di formare un governo al capo dell’opposizione e del partito centrista Yesh Atid, Yair Lapid.

La sfida di Lapid consisterà nel cercare l’ok degli ultimi leader che ancora sono in forse, nel tentativo di creare una maggioranza eterogenea. Se Lapid riuscisse in ciò, la coalizione anti-Netanyahu potrebbe raggiungere la quota minima ma consistente di 61 seggi.

Forse, per Israele, l’era Netanyahu volge al termine, come è accaduta per quella del suo alleato statunitense Trump.