A handout image released by Alpine rescue press office shows the cable car accident which has killed at least 4 near lake, Verbania, Italy, 23 May 2021 ANSA/SOCCORSO ALPINO ++HANDOUT - NO SALES - EDITORIAL USE ONLY++
A handout image released by Alpine rescue press office shows the cable car accident which has killed at least 4 near lake, Verbania, Italy, 23 May 2021 ANSA/SOCCORSO ALPINO ++HANDOUT – NO SALES – EDITORIAL USE ONLY++

Secondo le autorità giudiziarie italiane, i dirigenti di Ferrovie del Mottarone, società che gestisce la funivia Stresa-Mottarone, sapevano che la cabina viaggiava senza il freno di emergenza. Quattordici persone sono morte per questo motivo e la tragedia poteva essere evitata.

Per non causare l’interruzione del collegamento, si è scelto di lasciare intenzionalmente i due dispositivi inseriti che impediscono l’entrata in funzione del freno di emergenza della cabina. Dopo una notte di drammatici interrogatori al Comando provinciale dei Carabinieri di Verbania, il proprietario della società gerente Luigi Nerini, il direttore e ingegnere Enrico Perocchio e il responsabile operativo Gabriele Tadini, hanno ammesso le proprie responsabilità e sono stati arrestati su disposizione della Procuratrice Olimpia Bossi, che insieme al magistrato Laura Carrera sta coordinando le indagini dell’incidente di domenica scorsa.

Una morsa che bloccava il funzionamento dei freni, era ancora ancorata alla cabina precipitata, la seconda è stata ritrovata nei boschi vicino all’incidente. Il ritrovamento dei due blocchi ha reso possibile scoprire la dinamica della sciagura. La seconda cabina, quella di ritorno, si è regolarmente fermata con l’attivazione del freno di emergenza a pochi metri dall’arrivo della stazione a valle.

Due giorni fa il gestore Luigi Nerini si diceva devastato, ma in realtà sapeva tutto e non voleva perdere gli incassi. In caserma, durante gli interrogatori, è emerso che i tre dirigenti sapevano che la cabina era senza freni di emergenza dal 26 aprile, giorno in cui l’impianto è stato riaperto dopo lo stop a causa della pandemia.

Non solo. Era da più giorni che la funivia viaggiava, con partenza ogni 20 minuti, accompagnata da alcuni malfunzionamenti. Erano stati richiesti ed eseguiti alcuni interventi tecnici di manutenzione, di cui uno il 3 maggio effettuato dalla Leitner di Vipiteno, che hanno risolto però solo in parte i problemi. I tre hanno preso la decisione di manomettere il freno di emergenza per evitare ulteriori interruzioni del servizio, convinti che il cavo non si sarebbe mai spezzato. Un rischio che è stato fatale.

Le indagini cercheranno di capire come mai si sia spezzato il cavo trainante. I cavi, compresi quelli portanti che sono fissi ancorati nelle due stazioni a monte e a valle che servono a sostenere e rendere stabile la cabina quando viene mossa dal cavo traente, sono stati controllati il 5 novembre 2020 attraverso un controllo magnetico induttivo per calcolare la loro estensione. Non avendo trovato difetti al loro interno, avrebbero dovuto durare altri otto anni. La Procura, che ha sequestrato i documenti presso la società che ha in gestione l’impianto di risalita, esaminerà tutti i report di revisione che per legge vanno trasmessi al Ministero dei Trasporti, e i filmati delle telecamere di sorveglianza che riprendono arrivo e partenza delle due cabine.

Un testimone di 47 anni di Paesana, un comune della provincia di Cuneo, era salito sulla funivia con la moglie il pomeriggio del giorno prima della tragedia, mentre alcuni operai avevano appena concluso alcuni lavori sull’impianto. Nella corsa di ritorno, che aveva subito un ritardo, erano presenti due meccanici operai che avevano con loro una specie di cerchione zincato delle macchine. Prima di salire a bordo della cabina, al manovratore avrebbero detto: “Oggi l’abbiamo aggiustata, domani si vedrà”.

A quanto pare, secondo le testimonianze, non sono riusciti ad estrarre un cuscinetto della ruota della fune traente della stazione a monte. È probabile dunque che la causa della rottura anomala del cavo sia stata dovuta ad una sollecitazione oppure ad un eccesso di sforzo, come quando ad esempio la ruota a valle si blocca mentre quella a monte continua a tirare. Questo spiegherebbe in parte il forte sibilo sentito da diversi testimoni prima della rottura del cavo.

Argomenti comunque oggetto delle indagini che la Procura porterà avanti con la nomina di alcuni esperti del settore.

Questo incidente è avvenuto mentre l’Italia stava appena iniziando ad accogliere nuovamente i turisti in un momento di ripresa con la revoca delle restrizioni, e che getta purtroppo ombre sulla sua immagine.